L’ecosistema digitale francese: possibile modello di politica di sviluppo economico per l’Italia

Pubblicato il 16 Giu 2014

La settimana appena trascorsa ha visto concentrarsi a Parigi numerosi investitori europei e americani ai quali è stato presentato tramite vari eventi come France Digitale Day, Startup Assembly, Futur en Seine, ecc, lo stato dell’arte dell’ecosistema francese dell’innovazione digitale; evento clou della settimana: un cocktail all’Eliseo con all’incirca 200 invitati nel quale il presidente Francois Hollande ha ribadito la forte volontà del governo a creare le condizioni ideali perché la Francia diventi un ‘paradiso’ per le startup, il primo hub tecnologico in Europa e ha invitato gli investitori internazionali presenti a scommettere sulle startup transalpine e sui suoi ingegneri.

(photo credits @ Giuseppe Moscato)

Vediamo quali sono le principali evidenze che emergono da questa settimana di incontri e presentazioni:

a) l’ecosistema francese ha ormai raggiunto una vera fase di maturità e di leadership tra gli hub europei. In particolare il volume crescente di investimenti venture realizzati ha raggiunto nel 2013 (fonte EVCA) gli 800 milioni di euro tra seed, early e late stage primo in Europa davanti a Germania e Regno Unito e più di 15 volte superiore a quello che si investe annualmente in Italia (!!). In aggiunta, una evidente solidità dell’ecosistema con più di 80 incubatori/accelleratori attivi e interi quartieri come il Sentier di Parigi che sono stati invasi dalle startup. A completamento, una capacità provata di costruire veri campioni globali del digitale come, solo per citarne i più significativi, Criteo quotato al Nasdaq a più di 1,5 miliardi di euro di capitalizzazione e Neolane venduto ad Adobe per 500 milioni di euro.

b) le aziende finanziate attraverso il venture capital mostrano in maniera sempre più evidente (dati barometre France Digitale / EY) una vera capacità a crescere (fatturato +43% nel 2013) ed essere proiettate verso i mercati globali (40% del business è fuori dalla Francia), a creare impiego di buona qualità (91% dei contratti a tempo indeterminato) e di giovane età, a utilizzare largamente gli strumenti di supporto all’innovazione (come statuto della giovane impresa innovatrice e il CIR) e ad allineare gli interessi economici tra azionisti e dipendenti(30% dei dipendenti detengono stock option) nonché contenere il salary gap (2x tra salario base e salario dirigenti/fondatori)

c) il governo francese ha chiaramente dimostrato di voler mettere al centro della sua politica per lo sviluppo economico le startup. Sono stati attivati o rinnovati una pluralità di meccanismi fiscali a supporto (JEI, CIR, CII, ecc), si è dato un ruolo attivo alla BPI (Banca Pubblica di Investimento) nell’investimento in fondi e nel co-investimento diretto e, in ultimo, sono stati invitati gli investitori internazionali primi fra tutti gli americani a investire di più in Francia tramite eventi specifici come la French Touch Conference che si terrà a New York alla fine di giugno.

Questi primi risultati, certamente molto incoraggianti almeno a livello europeo e frutto di un lavoro iniziato da diversi anni, dimostrano come con il giusto approccio sistemico (pubblico e privato) si possono creare le condizioni per favorire lo sviluppo di un nuovo tessuto economico capace di intercettare le opportunità derivanti dalla digitalizzazione della nostra economia, un fenomeno pervasivo e che interessa tutti i settori indistintamente.

Mi auguro che anche in Italia un governo riformatore e pieno di ambizione come quello di Matteo Renzi sappia guardare oltralpe e trarre la giusta ispirazione per ridurre l’enorme divario che oggi esiste tra Italia e Francia in materia di innovazione e che è del tutto ingiustificato considerate la dimensioni delle rispettive economie e la forte vocazione imprenditoriale che esiste in Italia.

Emanuele é attivo nel venture capital da circa 14 anni prima in Pino Venture (fondo Kiwi) a Milano dove ha seguito i principali investimenti ecommerce come Yoox e Venere.com e poi in 360 Capital Partners a Parigi dove dal 2007 si occupa di alcuni degli investimenti francesi come AramisAuto, Leetchi/Mangopay, Withings e Yellow Korner. Emanuele é laureato in economia e commercio e prima di entrare nel mondo del venture ha lavorato per 7 anni nell'investment banking e nella consulenza strategica presso Lazard, Unicredito Italiano e Bain & Co. Emanuele è su tiwtter come @emanuele_paris.

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