L’impero di Musk. Come il genio dell’imprenditoria si prepara a cambiare il mondo

Pubblicato il 13 Mar 2014

Di questi tempi si sente parlare sempre più spesso di Elon Musk. Imprenditore di origini sudafricane, classe 1971, si trasferisce negli States a ventun anni e si laurea in Economia e Fisica all'Università della Pennsylvania. Viene ammesso al corso specialistico in ingegneria dei materiali a Stanford, frequentandolo per soli due giorni prima di decidere di mollare tutto e avventurarsi nel mondo del business.

Da quel momento inanellerà una serie di traguardi considerevoli, a partire dalla co-fondazione dell’onnipresente società di servizi finanziari PayPal, fino a progetti più ambiziosi, come SpaceX: compagnia spaziale commerciale che ha inaugurato insieme a Virgin Galactic la seconda fase dell’Età dello Spazio, dove il pubblico – e in particolare la NASA – sta progressivamente lasciando spazio a missioni private dai costi decisamente più ridotti e accessibili. E ancora vere e proprie realtà visionarie come Hyperloop, un sistema di trasporto ad alta velocità in grado, teoricamente, di percorrere oltre 570 km (più o meno la distanza tra Milano e Roma) in meno di 35 minuti; e Halcyon Molecular, il cui compito è quello di studiare terapie innovative per la longevità e la cura malattie genetiche (e che ricorda vagamente lo spinoff dei Google X Labs, Calico).

Il maggior impegno del coraggioso imprenditore è nel campo delle energie rinnovabili, e in particolare del solare. Musk ha dato vita a SolarCity, che opera nel settore del fotovoltaico con un modello di business innovativo, basato sul pagamento da parte dell’utenza dell’energia, e non dei pannelli; e a Tesla Motors, la casa automobilistica partita da zero meno di 10 anni fa e che a oggi impensierisce più di un competitor nei segmenti alti del mercato, con la minaccia neanche troppo velata di invadere anche i mass market con modelli di auto disegnate da zero per essere totalmente elettriche. Tanto che le pressioni lobbistiche di diverse realtà abbiano portato al bando della vendita delle Tesla in diversa stati americani, colpevole di aver sviluppato un modello di vendita retail che taglia gli intermediari.

Elon Musk mischia la visione di Henry Ford con il miglior fiuto per il business di Steve Jobs – e non è un caso che Jon Favreau si sia ispirato a lui per costruire il personaggio di Tony Stark in Iron Man (qui c’è anche un simpatico cameo dalla seconda pellicola). In ogni mercato in cui è entrato, Musk fino ad oggi è risultato disruptivo – cioè ha portato un’innovazione tale da sconvolgerlo. Inoltre, ha la caratteristica di occuparsi dei grandi problemi scientifici del giorno d’oggi, e rendere quelle soluzioni tecnologiche popolari: le cure su misura basate sulla mappa genetica del singolo individuo, i veicoli totalmente elettrici, l’esplorazione spaziale. Un insolito mix di idealismo e capacità di monetizzare le proprie intuizioni, uno spirito diverso e alternativo rispetto a quello dipinto dalla cultura degli anni recenti negli ambiti di finanza e consulenza manageriale.

Non è un caso che recentemente abbiano fatto molto discutere gli incontri tra il patron di Tesla e Apple. Se Musk è uno dei personaggi più brillanti dell’imprenditoria mondiale, e la stessa casa automobilistica viene definita senza esitazione «la Apple delle automobili», non si può che fantasticare su una ipotetica fusione tra le due compagnie con Elon al comando al posto del successore di Jobs, Tim Cook, attuale CEO della casa di Cupertino. L’acquisto non sarebbe impossibile, data la quotazione relativamente modesta di Tesla (che comunque recentemente ha raggiunto una capitalizzazione di 30 miliardi, traguardo non indifferente), ma che rappresenta meno di un quarto della pila di liquidità che Apple ha a disposizione (120 miliardi). Tuttavia è più realistico immaginare che la collaborazione tra le due realtà tra le più innovative del mondo possa verificarsi sul fronte energetico: Musk ha in programma la costruzione di una gigantesca fabbrica di batterie ad alta tecnologia, che facendo leva sulle economie di scala dovrebbe portare il costo delle pile basate su polimeri di litio a scendere del 50% entro il 2020.

Insomma: l’imprenditore sudafricano si candida a inaugurare un vero e proprio impero basato sull’autosufficienza dei singoli utenti. Un consumatore potrebbe installare i suoi pannelli solari, alimentando così le vetture prodotte in Tesla e mosse da batterie della stessa casa. Uno scenario da favola per i consumatori. Le compagnie energetiche – e il resto del mondo – è avvisato: Elon non si fa scrupoli, soprattutto quando si tratta di cambiare il mondo.

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