L’imprenditorialità sui banchi dell’università

Le quattro Università delle Marche hanno portato a termine la prima edizione del progetto Impresa in Aula per diffondere la cultura della imprenditorialità

Pubblicato il 03 Lug 2019

Negli anni più recenti l’università anche in Italia si è avvicinata all’imprenditorialità in modo sempre più convinto. Le resistenze non sono mancate e continueranno a esserci da parte delle frange più tradizionaliste ma è un fatto ormai che è nell’università che vengono piantati i primi semi della cultura dell’imprenditorialità che poi, per alcuni diventa impresa vera e propria.

Ci sono atenei maggiormente orientati alla imprenditorialità come per esempio i Politecnici di Torino e Milano, altri forse meno, ma è solo una questione di tempo perché la cosiddetta terza missione dell’università che affianca i due obiettivi fondamentali che sono la formazione e la ricerca, e che si traduce proprio nel favorire l’applicazione diretta, la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società sta continuando a crescere, e per fare questo lo strumento principe è appunto l’imprenditorialità.

È quindi assai opportuno che l’approccio all’imprenditorialità venga diffuso nel contesto degli studi universitari ed è quindi interessante andare a vedere come questa cosa si declina nel concreto e un esempio interessante arriva dalle Marche dove le quattro università della Regione hanno partecipato a un programma europeo che si chiama Impresa in Aula e che ho avuto il piacere di moderare nel suo evento finale e quindi di constatare direttamente la bontà dei frutti di questo percorso. Frutti ancora acerbi ma certamente bene impostati, frutti che si sono manifestati sotto forma di pitch, benché lontani da essere imprese vere e proprie, ma che hanno permesso agli studenti di esprimere non solo la loro creatività ma anche di mostrare come i principi cardine della creazione d’impresa siano stati assimilati e tradotti in azioni potenziali, alcune per altro già molto vicine a diventare concrete.

Le quattro università che hanno partecipato al programma sono: l’Università Politecnica delle Marche di Ancona, l’Università di Macerata, l’Università di Camerino e l’Università di Urbino, tutte impegnate a dare corpo al progetto che nella giornata finale ha visto la presenza dei rettori a testimoniare il valore del progetto stesso.

Un progetto che ha saputo anche coinvolgere le realtà che si occupano di sostegno alla imprenditorialità sul territorio e che hanno preso sotto la loro ala i progetti che hanno raccolto le maggiori preferenze da parte di una giuria di esperti chiamata a valutarle, e si tratta di Warehouse Coworking Factory, BP Cube, Giovani Imprenditori Confindustria Marche, ISTAO, Intesa San Paolo, The Hive, Ecapital.

I progetti che hanno vinto sono stati: Re-fiber di Unicam con l’obiettivo di ricavare fibra alimentare, fibra alimentare prebiotica, polifenoli, sali minerali e vitamine  dagli scarti organici delle aziende biologiche locali attraverso un processo di lavorazione. Il prodotto ottenuto va utilizzato come integratore alimentare e addizionato ad alimenti come yogurt, farine, succhi di frutta e anche birre artigianali. Waste-FREEdge di Univpm: un software per gestire gli alimenti freschi nel frigo ed evitare che si guastino. L’utilizzatore riceve regolari notifiche sulla scadenza dei prodotti conservati. UGO sempre di Univpm: Underwater guided object, sistema di controllo applicabile a un pesce robot che permette un approccio intuitivo e divertente al settore dell’ingegneria anche ai più giovani. Blend up! di Uniurb, app che raccoglie le caratteristiche, i valori e le tradizioni di ogni cultura, ossia le informazioni essenziali per gli imprenditori per stabilire duratore e solide relazioni economiche a livello internazionale e Art View di UniMc app che permette di scoprire gli artisti contemporanei delle Marche e il territorio che ha influenzato la loro produzione artistica.

Progetti di diversa natura e tipologia e diversi stadi di evoluzione anche se tutti ancora da considerare molto early stage ma tutti presentati con competenza e consapevolezza che dietro a ogni progetto ci deve essere un team con le giuste competenze e un modello di business realistico.

È quindi certamente da apprezzare il lavoro fatto dai docenti dei quattro atenei, docenti che per primi hanno indossato, almeno in parte, i panni degli imprenditori, o meglio i panni di color che hanno saputo trasmettere ai loro studenti che l’imprenditorialità è una opportunità, certo non tutti devono fare gli imprenditori ma è importante per tutti conoscere che la possibilità concreta e soprattutto che il valore delle imprese che nascono oggi non è solo quello economico e finanziario, che restano naturalmente fondamentali, ma che non si può fare innovazione se il progetto non ha anche ricadute positive di tipo sociale, ambientale e culturale.

Emil Abirascid

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