Mattel presenta la Barbie col velo

Business is business: Mattel le cui classiche Barbie sono troppo osè per i Paesi islamici lancia ora sul mercato la Barbie col velo

Pubblicato il 17 Nov 2017

Quante bambine hanno sognato di diventare Barbie? E quante ragazzine hanno divorato fiumi d’immagini per avere l’opportunità di assumere quelle sembianze perfette d’icona mozzafiato?

Davvero tante, come sono, del resto, tanti gli spot in tv, dove Barbie appare bionda, capelli extra lunghi, con la vita strettissima, il seno prosperoso e gli occhi azzurri grandi: una bellissima figliola senza alcun dubbio!

Anno dopo anno ha incarnato fedelmente lo stereotipo di bellezza accettato all’unanimità da tutto il mondo occidentale ed è stato il primo giocattolo ad avere una strategia di mercato basata massicciamente sulla pubblicità televisiva.

Tuttavia, solo di recente Mattel, la casa produttrice statunitense, ha rivelato le generose intenzioni di volere adeguare le sue bambole alle caratteristiche più “normali”, tipiche dei comuni mortali, dando spazio al diverso, all’imperfezione di un corpo curvy (pur sempre attraente!) e alla pelle nera. Sulla scia di questa rivoluzione di stereotipi, Mattel ha deciso di fare indossare per la prima volta il velo a Barbie: la new entry rende omaggio a culture differenti da quella occidentale, tanto da sostenere modelli alternativi, incoraggiando, così, le bambine a essere loro stesse e a realizzarsi in piena libertà.

La Barbie con il velo è Ibtihaj Muhammad

La bambola è stata presentata il 13 novembre scorso, durante il Glamour Celebrates Women of the Year Summit al Brooklyn Museum di New York, sarà disponibile a partire dal 2018 e farà parte della linea “Shero“: una collezione ideata dall’azienda quale tributo alle donne che riescono a superare i loro limiti. La Barbie con l’hijab (il velo) riproduce le sembianze di Ibtihaj Muhammad, la schermitrice americana che l’anno scorso ha partecipato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro indossando il velo, intimando tutte le donne a essere determinate abbattendo i confini. L’atleta nata a Maplewood nel 1985 e laureata in Relazioni Internazionali presso la Duke University, nel 2014 ha lanciato una linea di abiti per donne musulmane, diventando un’imprenditrice di successo della modest fashion (moda islamica). Ha vinto 5 medaglie d’oro ai campionati mondiali, una d’oro e le altre di bronzo e ha preso parte a diverse altre competizioni internazionali. Una vera Lady di Ferro!

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“Ringrazio l’azienda per avermi scelta come nuovo membro della famiglia Mattel. Sono orgogliosa che le ragazze di tutto il mondo potranno giocare con una Barbie che sceglie di indossare il velo. È il sogno di una bambina che diventa realtà” – ha annunciato Ibtihaj Muhammad sulla sua pagina di Facebook. La bambola si presenta con un sorriso aperto, pelle colore bronzo, capo avvolto dal velo nero e una tunica bianca con una gonna nera che s’intravede dallo spacco, il tutto abbellito dai ricami floreali sul petto. Della stessa serie fanno parte altre Barbie con le sembianze di personaggi famosi tra cui la ballerina Misty Coopeland e la giunonica top model curvy Ashley Graham.

Quale sarà la reazione degli Stati islamici? Ne permetteranno la distribuzione?

Nel settembre 2003 l’Arabia Saudita ha messo fuori legge la vendita delle bambole Barbie, trovandole non conformi ai principi del Corano, perché con i loro abiti succinti e le loro pose sexy, rappresentavano il simbolo della decadenza di un Occidente perverso. Tuttavia in Medio Oriente la NewBoy FZCO di Dubai ha creato una Barbie alternativa, chiamata Fulla: la doll islamica è venduta oltre che negli Emirati Arabi, anche in Cina, Brasile, Nordafrica, Egitto, Indonesia e in qualche negozio statunitense, veste la tunica con il velo, è Sharia compatibile. E pensare che la prima Barbie nacque nel 1959 con i capelli neri lunghi legati a coda, indossava un costume zebrato e pelle chiara; costruita in Giappone nel primo anno di vita furono venduti 350.000 suoi esemplari, le versioni successive si tinsero, però, di biondo platino, mentre nel 1974 venne prodotta per la prima volta a San Francisco una Barbie snodabile. Una linea di bambole dall’aspetto adulto, è stata l’idea vincente di Handler, cofondatore della casa di giocattoli Mattel, cui è stato dato il nome della figlia Barbara (Barbie appunto!); da allora si stima che oltre un miliardo di esemplari siano state vendute in almeno 150 nazioni; ora, più che mai, tutte le bambine potranno giocare a Barbie perché come si sa, il gioco è prima di tutto un prezioso strumento d’inclusione e uguaglianza.

Contributor: Linda Alongi

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