Open innovation, come la fa Siram spiegato da Carlotta Dainese

Carlotta Dainese, innovation manager di Siram ( parte del gruppo francese Veolia, colosso della circular economy) spiega come la società fa open innovation

Pubblicato il 07 Apr 2017

Siram è una società storica nel panorama italiano che si occupa di progettazione, gestione e manutenzione di grandi impianti per la produzione e la distribuzione di energia. Società che dal 2014 è parte del gruppo francese Veolia che ha attività anche nella gestione di reti idriche e dei rifiuti, un colosso della circular economy.  Siram è la filiale nazionale di Veolia maggiormente orientata all’energia e fattura oltre 710 milioni di euro, mentre il gruppo che opera in 50 Paesi ha un fatturato complessivo di 25 miliardi di euro.

Insomma un colosso e un’azienda che si potrebbe definire tradizionali e che proprio in questi giorni festeggia i 90 anni dal suo primo contratto, che lavora principalmente con enti pubblici come ospedali e aeroporti, ma anche con industrie, alberghi, grande distribuzione organizzata. Un gruppo che ha 179mila dipendenti in tutto il mondo di cui 800 sono ricercatori e in ogni Paese ha un innovation manager. Un’azienda che quindi ha compreso l’importanza dell’innovazione e che sta implementandola.

In Italia l’innovation manager si chiama Carlotta Dainese, responsabile innovazione di Siram appunto.

Carlotta Dainese, innovation manager di Siram

“Il Dipartimento innovazione nasce 1 marzo 2016 con il mio ingresso nel gruppo, – racconta la giovane manager a Startupbusiness – inizialmente il dipartimento era parte della direzione tecnica, oggi rappresenta un collegamento tra la direzione tecnica e quella commerciale e uno dei miei primi compiti è fare scouting di tecnologie”. Questo significa cercare innovazione che può essere integrata nelle attività del gruppo sia rivolgendosi all’interno, quindi al lavoro dei ricercatori che operano nel contesto del gruppo, sia, e questa è la novità all’esterno, quindi guardando anche a ciò che fanno le startup.

“Naturalmente abbiamo la nostra rete di responsabili di innovazione in tutti i Paesi che ci permette di avere una visione ampia – aggiunge Dainese – in Italia in particolare collaboriamo con il programma Startup Intelligence (uno degli Osservatori digital innovation in collaborazione con Polihub) del Politecnico di Milano e con le facoltà di Ingegneria delle Università di Parma e di Ferrara. Abbiamo modificato il modo di operare: in precedenza quando trovavamo una nuova tecnologia eseguivamo progetti pilota internamente, oggi cerchiamo anche tecnologie già pronte, o quasi, per essere portate sul mercato alle quali associamo un modello di business, per questo oggi il mio lavoro è molto vicino alla direzione commerciale e allo sviluppo”.

La strategia di Veolia verso le startup non è quindi quella di agire come corporate venture capital, ma si focalizza sullo sviluppo di progetti industriali, per esempio il gruppo francese offre alle startup che lo desiderano la possibilità di utilizzare i suoi impianti e i suoi siti per effettuare test, mette a disposizione la sua rete di vendita per accelerare il posizionamento delle startup sul mercato e realizza progetti di co-sviluppo come spiega Carlotta Dainese: “Abbiamo iniziato con una startup che è spin-off dell’Università di Ferrara per sviluppare un progetto nel contesto di un bando della Regione Emilia Romagna al fine di sviluppare un software per il controllo e l’ottimizzazione degli impianti complessi multi-sito e con più sistemi di generazione, tale software ci consente di selezionare in modo automatico il sistema di generazione migliore a seconda di una serie di variabili come il fabbisogno degli unenti e le previsioni meteorologiche, ciò ci permette di ottimizzare produzione e consumo, stiamo facendo il progetto pilota in provincia di Piacenza, il progetto si chiama Smart e la startup coinvolta è Fluid-A, vi è poi la collaborazione delle Università di Ferrara e di Parma, siamo partiti a maggio 2016 e andremo a avanti fino a ottobre di quest’anno e poi prevediamo di integrare questa soluzione nel nostro portafoglio e in particolare nei nostri centri Hubgrade a cui fa capo la gestione intelligente e in tempo reale di tutti gli impianti dei nostri clienti”.

Siram sta anche già valutando altre startup, alcune delle quali frutto del lavoro di Startup Intelligence del Polihub. “ il Dipartimento innovazione è molto giovane e abbiamo anche un comitato su innovazione dove oltre a me ci sono i direttori prime linee e che si occupa di identificare progetti da portare a livello superiore nel piano strategico di Siram. Abbiamo anche realizzato un progetto che si chiama Innovation Map grazie al quale i tremila dipendenti di Siram spari in sei sedi e 130 presidi in tutta Italia possono contribuire ad elevare la temperatura dell’innovazione della società. Si tratta di un sistema di formazione che consente di raccogliere proposte, idee, miglioramenti e la risposta è stata così elevata tanto da spingerci a progettare e realizzare un incubatore interno, Siramlab che lanceremo a breve”. L’incubatore sarà dedicato a persone di Siram i cui progetti saranno selezionati e sviluppati, parteciperanno a questo progetto circa 60 dipendenti della società e i processi sono gestiti da una piattaforma che Veolia ha già impiegato in altre zone del mondo.

“In futuro vogliamo puntare di più sul mercato privato e quindi non solo partecipare a gare, e questo processo ci serve per meglio trovare il nostro nuovo abito – conclude Carlotta Dainese – per questo stiamo ragionando su come espandere la nostra attenzione verso le startup, dobbiamo capire come fare a gestire approccio con le aziende di nuova generazione, vogliamo farlo e sappiamo che ciò richiede un cambiamento culturale da parte nostra, un cambiamento che sta già avvenendo”.

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