Reputazione aziendale, 11 cose che la startup deve evitare

La reputazione aziendale è importante per la startup quanto, e forse più, che per l’azienda matura, perché ha bisogno di essere presa ‘sul serio’. Ecco gli errori da evitare.

Pubblicato il 20 Nov 2018

La reputazione aziendale è importante in qualunque settore e dimensione societaria. Anche per la startup, a cui manca quell’autorevolezza derivante dall’essere già da qualche anno sul mercato, e che spesso anche per inesperienza o leggerezza, può cedere a tentazioni che non portano lontano. Dopo tanti anni di esperienza a contatto (e al lavoro) con l’ecosistema startup italiano e internazionale, posso dire di aver visto tante situazioni in cui è stata proprio una certa reputazione a diventare un ostacolo per la startup, a renderle difficile essere presa sul serio da potenziali clienti e partner, a volte anche dagli investitori.

Startup, ecco quindi, le 11 cose da non fare (o fare meglio, o quantomeno a cui dare attenzione) quando si tratta di presentare e fare conoscere la propria startup (non parliamo qui di aspetti legati al business, ai contratti, alla protezione della proprietà intellettuale, alla definizione di term sheet per gli investimenti, e diamo per scontato che diciate sempre la verità).

1 – Non fate ‘le scimmiette’: ovvero, è meglio scegliere con molta attenzione (e parsimonia) eventi e show a cui partecipare, evitare quelli che portano zero valore al proprio business, ciò rischia di abbassare la reputazione della startup, vi fa perdere molto tempo e altri sfruttano il vostro lavoro a loro beneficio.

2 – Non scegliete qualcuno di diverso dal Ceo per presentare l’azienda (salvo gravi impedimenti): mostra un interesse parziale verso chi vi ha invitato a presentare. Si può anche decidere che il ‘front-man’ della startup sia diverso dal Ceo, magari un co-fondatore, ma in quel caso deve comunque avere tutte le informazioni e il potere di interagire con potenziali partner industriali e finanziari. E che sia sempre la medesima persona.

3 – Non mostratevi arroganti: gli imprenditori o aspiranti tali che credono di sapere già tutto e sono convinti di avere ragione assoluta oltre che di avere inventato la cosa più bella del mondo, di solito vanno da nessuna parte e vengono smontati in modo sistematico dagli investitori alla prima sessione di pitch che fanno.

4 – Non confondete la partecipazione a contest e la vincita di premi con il successo dell’impresa: l’impresa ha successo solo quando il suo prodotto, servizio, tecnologia è acquistata dal più alto numero possibile di clienti, il resto sono solo chiacchiere ed è meglio eliminare le chiacchiere dal pitch-deck, quindi quella slide in cui si elencano i premi vinti, considerate seriamente la possibilità di eliminarla.

5 – Non fate festa quando si chiude un round di investimento: beh un po’ si può gioire perché arrivano risorse finanziarie, e non solo, e perché l’ingresso di un investitore è anche una validazione del proprio lavoro; ma subito dopo ci si rimette a testa bassa a lavorare che ora c’è anche l’investitore a cui rispondere e quindi i risultati diventano ancora più importanti. La vera festa si fa quando il mercato si mette in fila per comprare il vostro prodotto, tecnologia, servizio.

6 – Non continuate a fare pitch in eterno: datevi un tempo, sei mesi, 12 mesi al massimo, poi basta, le startup che continuano a iscriversi a contest a ripetizione e che si presentano con il pitch a distanza di oltre un anno dal loro debutto rischiano di entrare nella classifica delle startup che parlano molto e fanno poco. Naturalmente si può partecipare a contest e pitch opportunity in più riprese, in fasi diverse di evoluzione della startup, quando magari si sta crescendo e si cercano nuovi fondi per esempio.

7 – Non dimenticate che startup è aggettivo, non sostantivo: è vero che siamo abituati a usarlo come sostantivo ma non va dimenticato che startup è la fase di avvio dell’azienda che non può durare in eterno, fate la startup quando siete all’inizio ma poi evolvete altrimenti si innesca una sorta di ‘sindrome di Peter Pan’ dell’imprenditore e non va bene.

8 – Date il giusto peso alla stampa/media: è errato fare parlare della propria startup dalla stampa se non si è già pronti per il mercato o quasi, ciò perché se poi qualcuno legge di voi e vuole comprare il vostro prodotto, servizio o tecnologia e voi non l’avete la cosa si traduce in un boomerang reputazionale (anche se l’avete fatto per fare vedere alla mamma quanto siete bravi). Fate attenzione ai giornali che vi chiedono soldi per pubblicare articoli su di voi, intendiamoci si può fare, si chiamano publiredazionali (o native advertising se volete) ma è importante che la cosa sia dichiarata e trasparente per il lettore e che quando poi usate quell’articolo per promuovervi sui social lo diciate, non c’è nulla di peggio che fare post esaltati per un articolo che avete pagato per avere e non lo dite.

9 – Non dimenticate che la lingua del business è per voi l’inglese: senza conoscere l’inglese andate da nessuna parte, siete destinati a giocare nel campionato di serie B. Usate l’inglese come lingua di riferimento e preparate i pitch deck in inglese, abbiatene anche una versione in italiano, ma tenete presente che si può usare il pitch deck in inglese anche se il pitch è in italiano (il 99% degli investitori e dei potenziali partner che incontrate e che assistono ai pitch parlano inglese perfettamente). Quando presentate in italiano però fate attenzione a non usare termini inglesi a caso o peggio a sproposito solo per darvi un po’ di arie, se esiste la parola in italiano quando parlate in italiano usate quella.

10 – Non barate nelle Domande e Risposte dopo i pitch: se non sapete qualcosa non fate finta di saperla, semplicemente dite che non avete quella informazione e che vi informerete. Fare i pitch serve anche per migliorare i propri skill di presentazione, i primi saranno sempre i più incerti, poi si migliora, importante è apprendere anche dalle domande e dalle osservazioni di chi vi ascolta. Fare i pitch aiuta a mettere a fuoco ciò che state facendo: ricordate che se non sapete spiegare in 30 secondi la vostra startup significa che non l’avete capito nemmeno voi.

11 – Non pensate solo ai soldi: trasmettete i valori della vostra impresa, se lo state facendo solo per fare soldi sappiate che verrete visti in modo riduttivo; non esagerate nemmeno con l’approccio del ‘vogliamo cambiare il mondo’, ma spiegate perché siete animati dallo spirito imprenditoriale, cosa vi ha portato a sviluppare l’idea che diventa un progetto e un’azienda.

Suggerimento bonus: ricordatevi sempre di ringraziare chi vi ha aiutato e chi vi aiuta nel vostro percorso imprenditoriale, non sottovalutate il potere di un grazie detto in più rispetto a uno detto in meno, anche le piccole cose fanno la differenza.

@emilabirascid

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