Quando una città è smart? Ce lo dice ICity Rate 2017, ecco un’anticipazione

Quali fattori rendono smart la smart city? ICity Rate ne ha individuati un centinaio, molti dei quali ruotano attorno alla sostenibilità. Se ne parla a Milano

Pubblicato il 23 Ott 2017

Quali sono le smart city italiane più ‘smart’? E cosa rende una città smart? La risposta è nell’ ICity Rate, il rapporto annuale realizzato da FPA che stila la classifica delle Smart City italiane, giunto alla sesta edizione.

Il 24 ottobre a Milano, nell’ambito di ICity Lab (Spazio “BASE Milano”, 24-25 ottobre 2017), verrà presentato ICity Rate 2017, che ha considerato oltre 100 indicatori per tracciare il rating delle città più intelligenti d’Italia.

Certamente una città smart è una città più connessa, ma questo è in un certo senso solo un aspetto ‘tecnico’ abilitante. Il concetto di smart city ruota oggi attorno al tema ‘sostenibilità’ (che è anche il topic di riferimento dell’evento ICity Lab di quest’anno). Cosa si intenda per sostenibilità è presto detto, con i numeri: in Italia 4,6 milioni di persone vivono in situazioni di povertà assoluta, 15 ragazzi su 100 smettono di studiare dopo la licenza media e 9 persone su 100 vivono in situazioni di sovraffollamento abitativo. E ancora: la qualità dell’aria è stata responsabile lo scorso anno di circa 60 mila morti premature e basta pensare all’allarme smog di questi ultimi giorni in diverse città del nord – Torino in particolare – per rendersi conto che si tratta di un problema – emergenza che richiede soluzioni più efficaci del blocco auto per un giorno; 50mila persone, in Italia,  vivono in comuni capoluogo con elevato rischio di inondazione e anche qui i fatti di cronaca ci riportano situazioni drammatiche. Ma tali situazioni non riguardano solo il nostro Paese,  infatti l’Onu ha dato degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati al 2030 che nei prossimi anni serviranno da bussola, o così si spera, in tutti i Paesi del mondo.

“Oggi non possiamo parlare di smart city senza parlare di sostenibilità – dichiara Gianni Dominici, Direttore generale di FPA – gli obiettivi posti dall’ONU sono tanto ambiziosi quanto ineludibili e su molti di questi target le città giocano un ruolo centrale, essendo il livello territoriale nel quale più si addensano i problemi di natura sociale ed economica, ma anche il luogo in cui trovare le competenze e le risorse per risolverli”.

In attesa del rapporto completo con la classifica delle città più intelligenti d’Italia,  che sarà affiancato quest’anno da un focus sul posizionamento dei Comuni capoluogo rispetto ai grandi obiettivi della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, è già stata fornita un’anteprima relativa all’uso dei canali social da parte della pubblica amministrazione.

Su 106 Comuni capoluogo analizzati da FPA, 94 hanno attivato almeno uno strumento “social”, mentre sono 12 le grandi assenti sparse un po’ in tutto il Paese. Il social media più amato dalle città è senz’altro Facebook, scelto come canale di comunicazione da 85 comuni capoluogo, seguito da Twitter e YouTube.

Le città si stanno affacciando anche su Istagram (21), Flickr (15) e Google+ (13). Per alcune città come Torino, Bologna e Ferrara la strategia social è articolata su più social network, ma per la maggior parte delle città italiane social media si traduce in: Facebook per segnalare eventi e iniziative; Twitter per dare informazioni e molto spesso per rimbalzare i contenuti postati su Facebook; You Tube per archiviare in play list le sedute del Consiglio andate in streaming.

Le tre città più presenti sui social sono Torino, Bologna e Ferrara. Quelle con il maggior numero di cittadini virtuali sui profili Facebook e Twittersono Roma e Milano, ma se guardiamo al numero di Fan e Follower rispetto alla popolazione residente la demografia dei social urbani cambia un po’. In proporzione alla propria cittadinanza le città più popolate di Facebook e Twitter sono Venezia (con una community pari al 39,3% della sua popolazione), Rimini (17,8%) e Firenze (17,6%).

“Essere presenti non basta – commenta ancora Gianni Dominici – dare informazioni in maniera più rapida è ancora poco ambizioso, alle città serve acquisire le competenze e il coraggio di aprire i propri enti alle funzionalità realmente ‘social’ dei nuovi media: ascoltare e rispondere, accorciare la distanza tra la macchina amministrativa e chi vive la città. Per fare questo ci sono alcune regole da seguire, senza il rispetto delle quali l’apertura dei canali social non è che un omaggio tutto formale al ‘popolo dei selfie’, non certo un cambio di passo della governance”.

Oltre alla presentazione di tutte le evidenze della ricerca ICity Rate 2017, l’evento ICity Lab sarà un’occasione per approfondire i temi della digital innovation, delle utilities, della manifattura 4.0, della partecipazione e della rigenerazione urbana obiettivo del PON Metro. Convegni e spazi laboratoriali programmati secondo questi percorsi tematici:

Digital social innovation. Con il “Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica amministrazione 2017 – 2019”, le amministrazioni hanno l’obbligo di incorporare nel proprio programma politico la trasformazione digitale. È una rivoluzione che riguarda anche le modalità secondo cui i territori gestiscono spazi pubblici e beni comuni, attenendosi alle regole della trasparenza della PA e della condivisione.

Utilities e Servizi Pubblici Locali. È in corso un rinnovamento nel modo di governare le città, secondo un modello di co-gestione multilivello tra amministrazioni e aziende erogatrici di servizi pubblici. Entriamo nel vivo del co-design dei servizi locali, quali rifiuti urbani, servizio idrico integrato, distribuzione di energia elettrica e trasporto pubblico locale.

Manifattura 4.0. Il Piano Industria 4.0 prevede una serie di misure a sostegno degli investimenti per l’innovazione e la competitività delle imprese a livello nazionale e locale, senza vincoli settoriali. La città di Milano, che come già annunciato accoglierà la sesta edizione di ICity Lab, si è fatta capofila del processo di trasformazione digitale del settore manifatturiero, in linea con quanto previsto dal Piano per l’iperammortamento al 250% e il superammortamento per l’acquisto di tecnologie 4.0.

Partecipazione. Partecipazione. Con le disposizioni dell’art. 22 del Nuovo Codice Appalti, la partecipazione civica è non solo un dovere dei cittadini, ma anche un diritto. L’obiettivo è affrontare la sfida della co-progettazione di grandi opere pubbliche con impatto sul vivere quotidiano, sulla base della partecipazione attiva dei cittadini e della soddisfazione dei bisogni sociali emergenti.

Rigenerazione urbana. Il tema della riqualificazione dei territori urbani è un tema tornato in auge, sul quale Il Governo ha posto interesse con il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia” e sul quale intendiamo lavorare, convinti che i “filamenti urbani” (per usare l’espressione del demografo Hervé Le Bras), le cosiddette aree funzionali, impongano un ridisegno dei servizi pubblici.

Sul sito dedicato alla Manifestazione è già possibile iscriversi ai convegni, il programma è in continuo aggiornamento.

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