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InnovUp e PwC Italia fanno il punto sull’ecosistema italiano dell’innovazione e il trasferimento tecnologico (TT), coinvolgendo ricercatori, manager, direttori di poli innovativi e rappresentanti istituzionali. L’incontro ma messo in luce cinque nodi strutturali.
1. Fallimento, un tabù ancora vivo
Il tema del fallimento è emerso più volte: sia nel panel sia nei dialoghi istituzionali. Si è evidenziato come in Italia l’errore venga ancora percepito come una sconfitta personale, non come parte naturale del percorso di innovazione. Qui la conseguenza maggiormente evidente è che finché sbagliare resta un disonore, in molto rinunceranno a rischiare abbastanza da generare vera innovazione.
2. Ricerca e impresa, un passaggio che non è automatico
È stato ricordato come il trasferimento tecnologico non rappresenti una scorciatoia dalla ricerca al mercato. Molte scoperte restano confinate nei laboratori non per mancanza di valore, ma perché non trovano un modello economico sostenibile o non presentano un potenziale industriale concreto. Quindi trasferire non significa solo brevettare. Significa capire cosa può diventare impresa e cosa no.
3. Spazi e poli di innovazione, utili solo se generano connessioni
Sono stati portati esempi di poli di innovazione e parchi scientifici e tecnologici che accolgono quotidianamente centinaia di studenti, ricercatori, imprese e startup, mostrando quanto il fattore fisico contribuisca alla nascita di nuove iniziative. È emerso anche che le infrastrutture funzionano davvero solo quando guidate da competenze specifiche, non da logiche formali o territoriali. La sintesi è che i poli servono se creano rete. Se restano contenitori vuoti, diventano costi invece che moltiplicatori.
4. Norme e burocrazia, quando le regole ignorano il contesto
Il panel e la parte istituzionale hanno riportato l’impatto della complessità normativa: controlli, anticorruzione e procedure spesso applicati in modo uniforme a situazioni profondamente diverse. Il risultato è un rallentamento dei percorsi di trasferimento tecnologico, soprattutto nella fase di avvio di spin-off e startup. L’innovazione non richiede meno regole, ma regole proporzionate al rischio, alla fase e all’obiettivo.
5. Scalare, il vero collo di bottiglia
La fase più difficile non è avviare un progetto, ma farlo crescere. Dal panel è emerso come in Italia manchino infrastrutture intermedie tra laboratorio e produzione, e come la ricerca applicata fatichi a trovare spazi, strumenti e tempi adeguati. Senza luoghi e risorse per scalare, le migliori idee restano prototipi o migrano altrove.
Cosa serve ora
Nei dialoghi finali è stato ribadito come semplificazione, aggregazione e coordinamento europeo siano leve essenziali per far funzionare davvero il trasferimento tecnologico. La richiesta comune è stata chiara: politiche industriali stabili, infrastrutture condivise e cornici normative che premino la sperimentazione e non la penalizzino. Il trasferimento tecnologico non è un passaggio tra due mondi. È un ecosistema. E un ecosistema funziona solo quando tutti gli attori operano dentro la stessa visione.
“Il venture bulding sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel portare la ricerca accademica sul mercato e trasformarla in vera e propria ricerca applicata. È importante anche nel formare nuovi imprenditori con l’utilizzo di una nuova filosofia di risk sharing che era fino a poco tempo fa sconosciuta in Italia. Come anche i parchi scientifico tecnologici va dato un inquadramento istituzionale a tale modello”, dice a Startupbusiness Giulio Centemero deputato attento ai temi dell’innovazione.
I dati
Il report presentato nel corso dell’incontro analizza in profondità l’ecosistema italiano dell’innovazione. Il documento, basato su due survey rivolte a 40 stakeholder tra acceleratori, incubatori, operatori finanziari, parchi scientifici e tecnologici (PST) e altri attori del settore, mette in luce punti di forza, criticità e priorità per il futuro.
Dallo studio emerge che il 75% degli intervistati riconosce nel talento imprenditoriale e nella creatività il motore principale dell’innovazione italiana, mentre il 69% valuta di alta qualità la ricerca scientifica e accademica. Inoltre, il 50% segnala la presenza sul territorio di ecosistemi locali dinamici formati da hub, incubatori e acceleratori.
Tra le criticità, il 91% degli intervistati denuncia difficoltà nell’accesso al capitale privato, mentre l’81% sottolinea ostacoli derivanti da complessità burocratiche e normative. Un 72% dei partecipanti evidenzia inoltre una scarsa cultura dell’innovazione nelle PMI, e un 56% sottolinea la scarsa valorizzazione dei risultati della ricerca.
Il trasferimento tecnologico appare come un elemento chiave e si sviluppa non più solo nella protezione della proprietà intellettuale, ma trova oggi la sua massima espressione nella collaborazione tra ricerca e impresa e nella valorizzazione dei risultati scientifici attraverso nuove iniziative imprenditoriali. Tra le modalità di TT, infatti, i rispondenti evidenziano: partenariati pubblico-privati (44%), attivazione di spin-off (41%), brevetti (38%) e licenze (22%). Nonostante ciò, il 22% segnala l’assenza di forme attive di trasferimento tecnologico.
Sul fronte dei service provider, il 94% indica come fondamentale un network professionale solido, mentre il 75% evidenzia l’importanza di partnership strategiche con università, centri di ricerca e imprese. Tra le competenze da potenziare spiccano fundraising e finanza per l’innovazione (66%) e tecnologie emergenti come intelligenza artificiale e blockchain (53%).
Per quanto riguarda i parchi scientifici e tecnologici, la ricerca conferma la loro evoluzione a infrastrutture strategiche con un aumento dell’incidenza delle attività di trasferimento tecnologico sui ricavi. Nonostante questo, tra le principali difficoltà denunciate dai PST, si evidenziano: il coinvolgimento delle imprese (63%) e il coordinamento con enti pubblici (50%), aggravate dall’assenza di un riconoscimento giuridico nazionale formale che ne limita la loro visibilità e l’accesso ai finanziamenti.
Tra le priorità per i prossimi cinque anni, l’88% dei parchi identifica nel potenziamento dei servizi alle imprese la priorità numero uno, seguito dal rafforzamento delle relazioni con università e centri di ricerca (50%), lo sviluppo di nuove infrastrutture e laboratori (50%) e l’apertura a nuovi canali di finanziamento (50%).
Il report PwC Italia e InnovUp evidenzia così la necessità di un modello integrato e sinergico fra service provider e parchi scientifici e tecnologici per superare la frammentazione, accelerare il trasferimento tecnologico e trasformare la conoscenza scientifica in reale valore economico e sociale per il Paese.
“Il report dimostra come l’innovazione italiana poggi su fondamenta solide: competenze scientifiche di alto livello, una rete diffusa di operatori e una crescente cultura imprenditoriale. Tuttavia, emerge con chiarezza la necessità di rafforzare la collaborazione fra tutti gli attori dell’ecosistema e di evolvere verso una governance maggiormente coordinata e integrata. Solo così sarà possibile superare la frammentazione attuale e generare un impatto sistemico e continuativo sul territorio” – commenta in una nota Stefano Soliano, vice presidente InnovUp e CEO C.NEXT – Parchi scientifici e tecnologici, che dovrebbero trovare, finalmente, un loro riconoscimento formale, università, service provider e imprese devono diventare parti di un’unica catena del valore, capace di trasformare la ricerca in iniziative imprenditoriali, attrarre capitali e diffondere innovazione anche nelle PMI. Come InnovUp, crediamo che la chiave sia costruire una filiera che parli con una voce unica e che agisca in rete, valorizzando le esperienze locali per generare competitività nazionale e internazionale”.
Vincenzo Tanania, partner PwC Italia, digital innovation aggiunge: “la associazione InnovUp mira ad ascoltare e comprendere a fondo le priorità dell’ecosistema dell’innovazione. L’obiettivo condiviso è valorizzare le diverse prospettive e collaborare per costruire risposte concrete e attuabili per tutti gli attori della filiera dell’innovazione. È un passo importante che fa sì che gli spazi di incontro, fisici o virtuali, diventino sempre più punti di connessione tra competenze, esperienze e visioni differenti, capaci di generare un impatto positivo e duraturo sull’innovazione del Paese”.
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