Trovare investitori in Cina con Tech Silu

Trovare investitori in Cina: è quello che puoi fare nel 2017 se la tua startup è alla ricerca di capitali. Ecco come ti può supportare Tech Silu

Pubblicato il 02 Gen 2017

Tech Silu nasce a fine marzo del 2015 sotto forma di associazione e si costituisce come Srl nell’aprile del 2016. La missione è quella di avvicinare l’Italia e la Cina delle imprese innovative e degli ecosistemi che le sostengono. Insieme si mettono Francesco Rossi, Francesco Lorenzini, Jacopo Bettinelli, Tommaso Ferruccio Camponeschi, chi è appassionato di Cina, chi è appassionato di business, chi è appassionato di innovazione, chi vive in Cina, chi in Italia, insomma la compagine perfetta.

“La prima cosa che abbiamo fatto – spiega Rossi a Startupbusiness – è stato mappare i due ecosistemi, quello italiano e quello cinese e individuare i punti di contatto possibili. Per esempio abbiamo scoperto che gli sviluppatori software in Cina costano di più che in Italia per via del fatto che i grandi conglomerati, quelli noti con la sigla di Bat, Baidu Alibaba e Tencent, fanno da catalizzatori e poi il tema degli investitori cinesi interessati a fare investimenti in Europa”.

Nel marzo del 2016 Tech Silu organizza con l’Ambasciata Italiana a Pechino un evento in cui vengono presentate 10 startup a una platea di circa 200 investitori cinesi: “fu un successo – ricorda Rossi – avevamo raccolto questi investitori sia tramite contatti diretti sia con il supporto dell’Ambasciata e come risultato, sette su dieci startup italiane che abbiamo portato hanno ricevuto un investimento”. Era la prima volta che startup italiane si presentavano a investitori cinesi e l’interesse è stato così alto che un family office cinese che si chiama Gdos ha anche deciso di venire in Italia a conoscere l’ecosistema più da vicino. Insomma la relazione italo-cinese attorno alle startup pare funzionare bene e, per dare a Cesare ciò che è di Cesare, c’è anche lo zampino di una misura governativa, in particolare l’Italian startup visa (Isv) che consente agli investitori non europei che decidono di investire in startup italiane di ottenere un visto per poter operare in Italia e quindi nell’Unione Europea. “Di certo il visto – precisa Rossi – è un elemento che aggiunge valore ma va sottolineato che gli investimenti che sono stati fatti vanno nella direzione della creazione del valore anche perché va ricordato che ogni operazione deve essere approvata da un apposito comitato che ha tra i suoi membri anche venture capital italiani che misurano il loro giudizio sulla effettiva validità delle operazioni”.

Fino a oggi Tech Silu ha avvicinato dieci investitori a sette startup con operazioni per un valore totale di 550mila euro e ha accordi preliminari con circa 20 startup e oltre 40 investitori e punta a chiudere il 2017 con almeno 2,5 milioni di euro investimenti avviati. Tra le startup che hanno partecipato al programma ci sono Warda e Portrait Eyewear che così raccontano la loro esperienza : “Comprendere il mercato finanziario cinese è complesso e per navigare tra le diverse opportunità serve una guida competente e affidabile – dice Marco Serpilli di Warda – Tech Silu per noi è stato un consulente chiave quando abbiamo deciso di esplorare le opportunità di cooperazione finanziaria con il mercato cinese. Tech Silu ha compreso le nostre necessità, gli obiettivi strategici e le peculiarità del nostro business e ha saputo metterci in contatto con investitori cinesi in modo mirato e veloce. La proposta di investimento che abbiamo ricevuto è stata analizzata in profondità e in dettaglio da Tech Silu che ci ha quindi fornito supporto preciso ed efficiente che ci ha permesso di non perdere tempo e di raggiungere in modo veloce il nostro obiettivo”.  A Serpilli fa eco Valentina Hernandez di Portrait: “Portrait Eyewear è un marchio di occhiali di design interamente fatti a mano in Italia che intende recuperare il autentico made-in-Italy, oramai anche saturo di concorrenza sleale. Il progetto è nato dall’idea condivisa tra me e mio fratello di portare sul mercato un prodotto di forte identità che potesse differenziarsi dal punto di vista della ricerca del design sposando nella sua manifattura, una estrema cura del dettaglio degna della vera artigianalità italiana. Il brand, ispirato al mondo della fotografia e dell’arte contemporaneo, si propone come canale per la promozione di artisti emergenti nella sua strategia di comunicazione, in una sorta di co-branding virtuoso e coerente. Ho conosciuto il team di Tech Silu circa un anno fa quando mi trovavo alla ricerca di risorse e fondi da investire all’interno delle due startup di cui faccio parte Portrait Eyewear e Sunscious. Come è noto, nell’ecosistema di startup italiano spesso le possibilità di ricevere fondi sono soggette ad ‘aggressive’ negoziazioni di equity tramite degli incubator che, sebbene molto utili nello sviluppo di idee che altrimenti non prenderebbero forma, possono minare alle volte la genuinità di tali idee oltre che il potere decisionale del team fondatore. Convinta che ci fossero canali più sostenibili per avere del capitale a disposizione, sono entrata a contatto con Francesco Rossi. Non appena operativa Tech Silu, sono entrata a fare parte del loro portafoglio di startup, fortunatamente diventando con Portrait Eyewear una delle prime aziende a ricevere attenzioni dal loro pool di investor, con una valutazione aziendale di 750 mila euro che ha permesso un primo seed-investment di 50 mila euro in tempi brevi ed efficienti e in cambio di una equa percentuale di equity. Questi fondi sono stati immediatamente utilizzati per la messa in produzione di più occhiali e hanno permesso il lancio di una nuova collezione per il MIDO 2016, risultando selezionati da Cosmopolitan tra i 20 marchi più interessanti della fiera internazionale. I mesi successivi al primo round investimento hanno generato le condizioni per una nuova e migliore valutazione aziendale che ha, conseguentemente, aumentato le nostre possibilità di negoziazione con altri investor interessati, sia tramite Tech Silu sia tramite angel-investor privati”.

Gli investimenti effettuati vedono una partecipazione al capitale per una quota che non supera mai l’8% del totale e Tech Silu prende una fee dagli investitori che grazie al suo lavoro entrano in contatto con startup italiane interessanti. “Il nostro lavoro – aggiunge Rossi – continua anche con la generazione di opportunità di business sul mercato cinese e stiamo lavorando alla definizione di un programma specifico che si svilupperà tra Italia e Cina nel corso dei primi dei mesi del 2017”, programma che sarà annunciato il giorno 16 gennaio in un workshop organizzato presso Assolombarda a Milano .

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