Come ogni anno ottobre è l’occasione per Growth Capital di pubblicare il suo “Osservatorio Trimestrale sul venture capital in Italia” con la partecipazione di Italian Tech Alliance così presso la sede dell’hub di Zest, a Roma, si sono riuniti diversi player dell’ecosistema, sia del mercato sia istituzionali, per visionare questa forma di pre-bilancio e parlare anche di policy.
Il 2025 è stato infatti l’anno delle policy per l’ecosistema innovativo e del venture capital, dal 28° regime di Eu Inc al DL Concorrenza. Diversi sono stati i tentativi di sburocratizzare, semplificare e unificare la normativa. Eppure, come ha ricordato Francesco Cerruti, direttore di Italian Tech Alliance, “un conto sono le parole e un conto sono i fatti: a partire dalla legge sulla concorrenza e il suo art. 33 che ancora non è entrato in piena operatività, mentre a livello europeo proprio oggi è stata prospettata una proposta per mettere a punto una direttiva, e non un regolamento, sul 28° regime. Pare invece non ancora certa la richiesta di proroga da parte del Governo relativa all’agevolazione del 30% per chi investe in startup. Insomma un anno caratterizzato da molte ‘coccole’ e annunci che invece di essere ricordato come l’anno delle policy potrebbe essere ricordato come piuttosto deludente”.
L’intervento audace è servito per fare anche da termometro e apripista alla presentazione del report di Growth Capital, nel quale sono emersi i numeri positivi del mercato, ma ancora non abbastanza competitivi.
Nel terzo trimestre 2025 in Italia sono stati chiusi 75 round e investiti in startup 261 milioni di euro. Rispetto al secondo trimestre, si segnala un aumento negli investimenti (261 rispetto a 211 milioni di euro) e un calo nel numero di round (75 rispetto a 104). Nel trimestre sono stati registrati 7 round serie A, 2 serie C+ e 9 exit. Secondo Fabio Mondini, CEO di Growth Capital, anche se “l’ammontare investito nel trimestre è il più alto avuto in Italia, è maggiore di pochissimo rispetto al quarter precedente e il numero di round è comunque minore”. Fortuna che “rispetto al semestre 2024 abbiamo un semestre 2025 in linea”: ottima notizia se si pensa che il 2024 è stato l’anno con il numero maggiore di round in Italia e lo stesso vale per l’ammontare investito senza mega round. Per Mondini “la previsione è che supereremo il numero di round rispetto al 2024 e forse anche per i mega round”.
Sullo scenario Europeo, il terzo trimestre 2025 registra una flessione nel numero di operazioni rispetto al trimestre precedente, mentre l’ammontare investito resta stabile da 11 trimestri, attestandosi intorno ai 15 miliardi di euro in 2.344 round.
Ritornando allo scenario italiano, il terzo trimestre 2025 (75 round chiusi) registra quindi un calo rispetto ai tre trimestri precedenti e, come accade ormai dal 2023, l’impatto dei round confidenziali resta significativo. Nello specifico, nel terzo trimestre i round pre-seed e seed hanno rappresentato il 68% del totale, mentre non è stato registrato alcun round serie B. In termini di ammontare, i due round serie C hanno inciso per il 34% del totale investito nel trimestre (261 milioni di euro). Il numero di round e l’ammontare investito nella fase di serie A sono stati inferiori alla media degli ultimi due anni. E per la prima volta negli ultimi due anni, nel terzo trimestre 2025, non è stato annunciato alcun nuovo fondo.
Dunque uno scarso numero di round di serie B e C e in discesa, che è sempre consistito nel 20% del totale in Italia. Insomma, un vero collo di bottiglia.
Tra le notizie positive c’è il settore smart city sempre in testa e per l’ammontare investito quello software. Cresce poi la presenza di investitori internazionali e l’Italia continua ad avere un ruolo sempre maggiore in Europa nel settore spacetech. Un settore molto complesso dal mercato che si regge fortemente su investimenti pubblici e nel sotto-settore verticale della raccolta e trasferimento di dati. Con il concetto dual use dal 2022 c’è stata una crescita enorme in queste tecnologie: a livello europeo una corporate su tre imprese e una PMI su due è italiana, con 15 hub e 5 incubatori sempre italiani, 15% di tutto l’ecosistema space tech europeo. Un settore che conta a oggi 50 startup italiane e che avrà bisogno, secondo Matteo Botticelli (CDP Venture Capital) di almeno “350 milioni di investimenti nel prossimo anno per farlo crescere”. Botticelli ha poi annunciato la volontà di CDP Venture Capital di istituire un fondo verticale solo per lo spazio, anzi, proprio per l’eurospazio.
Infine il punto di vista del presidente di CDP VC, Emanuele Levi, sullo stato del venture capital italiano: «il mestiere del venture capitalist è un mestiere di ottimisti. Questi dati ci dicono una cosa: che l’Italia è un ecosistema in una fase di sviluppo ritardato e il fatto che i mega round non ci siano è un problema strutturale: o saltano fuori o siamo destinati a non completare lo sviluppo dell’ecosistema. Mi chiedo se in Italia a partire dai gestori non sia venuto il momento di essere selettivi e fare scommesse su pochi che possono decollare in fretta, cosa che è avvenuta in Francia con alcuni campioni».
La partita da giocare è quindi tutta nel futuro, sia a breve, quindi in chiusura dell’anno, che a lungo. A sottolinearlo sono stati anche il presidente di Italia Tech Alliance, Davide Turco: “la sfida del futuro sono advancing computing, IA, biotech, e se non riesci ad arrivare lì riduci occasioni”. E anche Roberta Angelilli (Regione Lazio): “è il momento dell’azione. A livello europeo si sta giocando una grande partita. Non dobbiamo più sentirci solo del Lazio o italiani ma europei, perché le sfide sono sempre più globali. Per le regioni siamo in fase di riprogrammazione degli investimenti europei e noi Lazio vogliamo dedicarci a una delle cinque priorità europee che è la competitività come spazio, difesa, ma anche startup, scale-up e VC. In più ora è anche il momento della programmazione che vede 400 miliardi di euro in investimenti nei prossimi anni a livello europeo”.
Insomma, i dati del report testimoniano una Europa stabile nella crescita ma con una forte disparità geografica, una polarizzazione di dimensione dei round e di settore. Anche se è il primo anno per maggior ammontare, aumento degli investitori internazionali, il dato negativo è il passaggio tra serie A e serie B, e infine il tema della exit e IPO: meno exit, vuol dire aumento dei secondari perché i fondi sono chiusi e devono poi ridare i soldi agli LP.
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