Personal crowdfunding, i 4 coraggi necessari

Pubblicato il 31 Ago 2016

Per trasformare in realtà un’impresa, un sogno o un progetto, spesso servono dei capitali. La raccolta di fondi online, nota ormai con il termine di crowdfunding (dove crowd significa folla, e funding, appunto, finanziamento) offre un’opportunità in più a tutti di avvicinarsi in maniera concreta al proprio obiettivo, attraverso il micro finanziamento dal basso. Le piattaforme di crowdfunding sono ormai diffuse, varie ed articolate (qui una recensione di alcune piattaforme italiane).

Vorrei condividere con voi alcuni apprendimenti tratti dalla mia esperienza personale di crowdfunding svolta su Indiegogo: obiettivo, raccogliere i fondi per coprire le spese di viaggio e alloggio per un periodo di studio al MIT (dopo essere stata ammessa al prestigioso Global Entrepreneurship Teacher Bootcamp). Una esperienza vissuta in prima persona e non senza qualche profonda tribolazione, che spero che possa essere utile a chi avesse in mente di avviare una propria campagna di crowdfunding. Ero terrorizzata, e totalmente impreparata. Ma imprenditorialità tante volte significa lanciarsi in una sfida, ed imparare le cose strada facendo. Posso dire che per me si è trattato soprattutto di un viaggio nel mondo del coraggio emotivo.

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1. Il coraggio di lanciarsi ed esporsi

Ci sono sempre momenti in cui da una posizione di bilico, bisogna decidere: sì o no. Avviare un crowdfunding non è roba da poco. Danae Ringelmann, fondatrice di Indiegogo, condivide apertamente una breve serie di consigli preziosi e best practices (a cui confesso che mi sono fortemente ispirata) ma che mi hanno anche in un primo istante assai spaventata: rispetto alle 3 chiavi principali individuate da Ringelmann per una campagna di successo (ovvero: creare un contenuto eccellente, gestirlo in maniera pro-attiva, ed interpellare un pubblico interessato) non ero in possesso di molti dei minimi requisiti. Avevo pochissimo tempo a disposizione (meno di 10 giorni per creare ed organizzare i contenuti), pochi strumenti adatti per allestire qualcosa di credibile (difficile soprattutto progettare un video coinvolgente per contenuto, e decente in termini di qualità), e soprattutto nessunissima idea su come diffondere efficacemente la campagna (dato che sarei stata in viaggio subito dopo il lancio). Creare una campagna di crowdfunding personale è emotivamente difficile, significa mettersi in gioco completamente: che cosa racconto di me? Come trovare il giusto equilibrio tra “troppo” e “troppo poco”? Che cosa è pertinente alla mia causa? Occorre mettere da parte la paura di fallire. Quindi la prima barriera da scavalcare è quella dell’inerzia causata dall’apprensione.

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2. Il coraggio di chiedere: soldi e aiuto

Poi arriva il prossimo scoglio, durissimo: sto andando a chiedere soldi alla gente. La botta di umiltà è quasi cocente. Sto praticamente elemosinando? Questo è un momento tosto, dove devo fermarmi, respirare a fondo, e riflettere: quanto ci credo in quello che sto intraprendendo? Perché se non ci credo io, di certo non potranno crederci gli altri. E’ necessario quindi uno spostamento mentale: fare un passo indietro, e procedere ad una auto-valutazione dall’esterno, di chi sono e che cosa sto facendo. In questa fase può essere utile qualche dialogo a cuore aperto con persone di fiducia e con esperienza in materia. Ho cercato persone che hanno fatto campagne di crowdfunding, ho parlato sia con chi ha avuto successo che con chi non ha sortito buoni risultati: ogni riscontro è stato prezioso e mi ha dato indicazioni. Qui conta tanto anche il lavoro di squadra. Ho lavorato per dieci giorni a stretto contatto giornaliero (virtuale) con la mia partner imprenditoriale, generando idee insieme dalle diverse estremità del globo terrestre (lei in Australia, io in Italia), sfruttando la differenza oraria, dialogando e criticandoci a vicenda per arrivare alla giusta messa a punto dei contenuti, nonché coordinandoci per l’esecuzione e l’implementazione.

3. Il coraggio di ascoltare e apprendere

A campagna lanciata, l’avventura non era finita, ben al contrario. Dopo aver trascorso quasi 48 ore molto intense a diffondere la campagna a tappeto via email, telefonate e post sui social media, e giusto quando pensavamo di poter fiatare un attimo, hanno cominciato ad arrivare le prime lezioni dall’esterno. E’ qui che diventa importantissimo non chiudersi in un’attitudine difensiva (come verrebbe da fare) bensì reagire positivamente, rimanendo in ascolto per formulare nuove proposte e soluzioni. Due esempi: alcune persone hanno commentato che la campagna illustrava benissimo chi eravamo noi, ma non abbastanza bene cosa stavamo proponendo ai donatori, il cosidetto WIIFM (what’s in it for me? Che vantaggio ne ricavo io?). Abbiamo quindi modificato la parte descrittiva aggiungendo delle spiegazioni che illustravano l’utilità di quello che stavamo offrendo ai nostri sostenitori. Si trattava di indossare momentaneamente panni altrui per trovare i pensieri ed il linguaggio adatto per raccontarci da una nuova angolazione. Qualcun’altra ha commentato che la nostra immagine principale suggeriva che stavamo raccogliendo soldi per partire in vacanza, anziché per un progetto molto serio di approfondimento accademico. Abbiamo di conseguenza sostituito l’immagine originaria con un’immagine più adeguata al nostro messaggio.

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4. Il coraggio della spinta, della perseveranza e della gratitudine

La strada del crowdfunding è lunga, intensa, estenuante, a volte scoraggiante. Piena di alti e bassi. Non c’è nulla di più bello che ricevere una misura tangibile della fiducia altrui nella tua persona e nella tua missione: e vedere avvicinarsi il tuo traguardo, 10%, 40, 70%, ci siamo quasi! Poi ci sono i momenti morti, quando l’ondata di positività scema, e tutto tace. Allora bisogna armarsi di coraggio e spingere nuovamente (in inglese lo chiamano “hustle”): non sempre è facile trovare un modo simpatico e convincente per farlo: toni e contenuti vanno modulati a seconda dell’interlocutore, è un esercizio delicato che richiede tatto e ingegno. Infine, importantissimo non dimenticarsi di manifestare la propria gratitudine verso chi ha creduto in te, mandando aggiornamenti, notizie, e riscontri. Abbiamo tenuto aggiornati i nostri sponsor con notizie, foto e piccoli video creati ad hoc da Boston per coinvolgerli in tempo reale nella nostra avventura e mantenere vivo il loro interesse nella nostra campagna. Questo è l’esempio del video finale creato dopo il nostro ritorno dal MIT per condividere quanto visto, vissuto e conseguito attraverso il sostegno
ricevuto:

Vedi qui la nostra campagna su Indiegogo!

E naturalmente, un tuo contributo sarebbe più che ben accetto!

Contributor: Rachel Hentsch Spadafora, leggi i suoi diari dal Mit Bootcamp

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