Startup, anche gli ecosistemi emergenti danno segni di maturità

L’ecosistema delle startup nel periodo ottobre-novembre 2025 mostra una certa vitalità, ma anche segni di maturazione e selezione: non solo nuove aziende che nascono, ma anche evoluzioni significative nei modelli di business.

Un annuncio importante è arrivato dalla Commissione Europea che intende proporre nel 2026 un regime unico per le startup in Europa, il cosiddetto 28° regime, che sostituirebbe i molti sistemi nazionali e di cui abbiamo ampiamente scritto. L’obiettivo è rendere più semplice per una startup europea crescere e operare in più paesi UE, invece di vederlo più facile espandersi verso altri continenti. Questo è un segnale che le istituzioni vedono le startup come un asset strategico, non solo per innovazione ma per impatto economico e sovranità tecnologica.

In India, secondo i co-fondatori della società finanziaria Zerodha, i fratelli Nithin e Nikhil Kamath, le società di venture capital stanno spostando l’attenzione verso startup di deeptech, ovvero con tecnologia più complessa e barriere maggiori, segno che l’ecosistema matura. In parallelo, in un altro studio, le startup che operano nel campo della biodiversità raccolgono mediamente meno capitale rispetto alle startup “standard”, ma ottengono un ventaglio più ampio di investitori (inclusi investitori a impatto).

Questi due elementi suggeriscono: a) meno “effetto moda” e più selezione su qualità / scala; b) crescente diversificazione dei modelli di startup, non solo software, ma tecnologia applicata a ecosistema, ambiente. In India, lo stato di Uttar Pradesh viene segnalato come nuovo hub per startup: oltre 17mila iniziative, 8 unicorni, numerosi incubatori e centri di eccellenza. In Marocco, un’operazione significativa: ORA Technologies ha acquisito Cathedis in una delle prime fusioni-acquisizioni locali finanziate interamente con capitale locale. Questo rappresenta un segnale di maturità per ecosistemi emergenti: non solo fundraising estero, ma crescita e consolidamento locali. In India, Ratan Tata Innovation Hub (RTIH) ha lanciato un programma di pre-incubazione di sei settimane per innovatori nel territorio di Andhra Pradesh, con l’obiettivo di aiutare innovatori a passare da idea a prototipo e primi clienti. Nel settore  media/advertising, Coalition for Innovative Media Measurement (CIMM) ha lanciato due iniziative: un programma startup e un innovation showcase, per aiutare startup a entrare in contatto con aziende consolidate del settore TV/video-advertising.

Queste iniziative mostrano che non è solo questione di capitale in termini di quantità, ma anche di supporto strutturato  mentorship, networking. Le startup oggi non possono solo contare su una buona idea: ci si aspetta tecnologia, profondità, scala. L’investitore vuole ‘deep’ più che ‘lite’. Se operi in Europa o vuoi scalare in Europa, dovresti considerare come la futura regolamentazione UE possa agevolarti (o farti attenzione ai cambiamenti). Gli ecosistemi emergenti come India, Africa offrono opportunità: meno concorrenza globale, ma anche modelli di business differenti. ll consolidamento sta entrando in scena: startup che acquisiscono o si consolidano con altre possono diventare attori nazionali o regionali, non solo giovani aziende. Le startup che rispondono a sfide ambientali e sociali (biodiversità, ambiente, agritech) hanno un profilo diverso di investimento: magari raccolgono meno capitale subito, ma attirano un mix di investitori d’impatto e quelli istituzionali. (foto di Desola Lanre-Ologun su Unsplash)

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