Il mercato del second-hand è in forte crescita, in Europa fenomeni come per esempio Vinted stanno spopolando e soprattutto in periodi come quello attuale in vista delle festività natalizie il tema è assai sentito, ma secondo Sarojdeep Kaur, co-fondatrice e CEO di Mira il mercato è attualmente frammentato.
Chi oggi cerca un prodotto usato online è spesso costretto a navigare tra piattaforme diverse, oppure a utilizzare sempre le stesse senza riuscire a trovare ciò che cerca. Confrontare i risultati significa muoversi tra marketplace con esperienze d’uso differenti e sapere in anticipo dove cercare ciò che si desidera.
Il dibattito sul fast fashion trascura spesso questo aspetto pratico: “Tutti parlano di fast fashion, ma quasi nessuno parla del fatto che oggi comprare usato online è ancora troppo difficile – dice la CEO – Se vogliamo cambiare davvero i comportamenti, dobbiamo prima semplificare l’esperienza”.
È da questo problema concreto che nasce il progetto di Mira, startup che ha lanciato un motore di ricerca basato su intelligenza artificiale dedicato esclusivamente al secondhand e al vintage. Mira si propone come un unico punto di accesso al mercato dell’usato, aggregando in tempo reale le inserzioni provenienti da marketplace, brand e negozi indipendenti, fino a oggi, la piattaforma ha già indicizzato oltre un miliardo di prodotti. A differenza dei motori di ricerca tradizionali o degli strumenti generalisti basati su intelligenza artificiale, Mira è progettata nativamente per il second-hand, inteso come l’insieme di beni rimessi in circolo e valorizzati. La piattaforma copre diverse categorie, dall’abbigliamento alle biciclette, fino ad altri oggetti di uso quotidiano.
L’utente non deve più indovinare le parole chiave giuste né saltare da un sito all’altro: con una sola ricerca può visualizzare risultati aggiornati e confrontabili provenienti da più piattaforme. L’obiettivo è rendere l’acquisto di second-hand semplice e immediato quanto quello del nuovo, riducendo le barriere che oggi ne limitano l’adozione su larga scala e favorendo modelli di consumo più circolari.
Uno degli elementi distintivi di Mira è l’attenzione all’ecosistema B2B. La piattaforma non è un marketplace e non sostituisce i canali esistenti: al contrario, porta traffico qualificato direttamente ai siti dei partner, senza richiedere modifiche ai loro processi interni.
Per i piccoli negozi vintage e second-hand, spesso penalizzati da limiti di visibilità sui canali di marketing tradizionali, Mira rappresenta una nuova opportunità di discovery, mettendoli sullo stesso piano dei grandi player a parità di ricerca. In questo modo, la qualità dell’offerta può emergere indipendentemente dalle dimensioni del venditore, includendo anche realtà locali.
Per marketplace e piattaforme più strutturate, Mira offre invece un canale aggiuntivo di acquisizione utenti e insight sui comportamenti di ricerca. Il modello di business è B2B-first ed è basato su partnership di traffico, affiliate commission, lead generation e servizi di data e analytics per marketplace e brand. L’accesso alla piattaforma è gratuito per gli utenti finali.
Il vantaggio competitivo di Mira sta anche nei limiti delle soluzioni esistenti: i motori di intelligenza artificiale generalisti funzionano come black box, con scarsa possibilità di controllo sui risultati e senza una reale specializzazione sul second-hand, restituendo spesso risposte poco pertinenti o orientate prevalentemente al nuovo; Google Shopping, invece, risulta meno efficace nell’indicizzare in tempo reale dati aggiornati e nel valorizzare il cosiddetto long tail dei piccoli venditori. Mira nasce per colmare questo spazio, costruendo un’infrastruttura verticale, scalabile e data-driven, pensata per un mercato in forte crescita che oggi non dispone ancora di un vero punto di accesso unico.
Mira è online da poche settimane e punta a una visione europea. L’obiettivo è diventare il punto di riferimento per la ricerca nel second-hand, accelerando la transizione verso modelli di consumo più circolari attraverso la tecnologia. “Se rendi il second-hand semplice e immediato, diventa la scelta naturale rispetto al nuovo”, conclude Kaur (nella foto).
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