AI, è il momento giusto per le startup di puntare sui media

Come sta cambiando il giornalismo con l’intelligenza artificiale? Lo spiega bene il Capo R&D del Wall Street Journal, ci sono spunti di lavoro anche per le startup

Pubblicato il 11 Apr 2018

La nuova stagione di Meet the Media Guru si è aperta a Milano con l’incontro di Francesco Paulo Marconi, esperto di intelligenza artificiale applicata al giornalismo. Nonostante la sua giovane età (32), giornalista egli stesso, ha avuto una carriera fulminante che lo ha portato a essere oggi Capo della Ricerca e dello Sviluppo del Wall Street Journal e Responsabile dell’Editorial Lab, ma in precedenza Marconi ha lavorato per l’agenzia stampa Associated Press dove si occupava di strategia e sviluppo per i media. Nel 2017 è stato nominato Media Top Innovator da MediaShift20 per il suo lavoro sull’augmented journalism.  Qui la sua guida How artificial intelligence will impact journalism.

Premessa: l’intelligenza artificiale salverà il giornalismo

La visione che Marconi offre del nuovo modo di fare informazione è concreta, innovativa e al tempo stesso con i piedi per terra, perché riesce a coniugare in modo etico la tecnologia con il giornalismo.

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La professione giornalistica ha negli ultimi decenni in qualche modo patito l’avvento di internet: prima i blog di ‘non professionisti’ hanno cominciato a erodere l’autorevolezza dei ‘professionisti’; i social, in particolare Twitter, hanno rubato la scena alle agenzie di stampa e sostituito con gli ‘influencer‘ le grandi firme giornalistiche, l’informazione via internet ha messo in crisi il modello di business tradizionale delle testate e, per finire,  oggi siamo sopraffatti dalle fake news e dal giornalismo del ‘clickbait‘.  Forse questo è il momento peggiore per credere che l’intelligenza artificiale, un’altra tecnologia, possa essere un bene nel mondo mediatico. Oggi la paura che serpeggia è che con l’AI la professione giornalistica vada definitivamente in pensione e che ne consegua anche un abbassamento del livello qualitativo delle notizie e la vittoria delle fake news.

Eppure ascoltando F.P. Marconi  la sensazione che si ha è che le cose siano in definitiva all’opposto, forse l’intelligenza artificiale sarà la salvezza della professione giornalistica. In che modo?

Perché riporta il giornalista back to the roots, a concentrarsi sull’unica missione che dovrebbe avere a cuore: portare alle persone informazione e storie, ed essere coinvolgente. Scoprire cose e raccontarle, nel caso del giornalismo investigativo e di denuncia. Per renderla ancora più sintetica, l’ambizione massima di ogni giornalista è offrire la migliore storia possibile al maggior pubblico possibile. 

L’intelligenza artificiale può aiutare in questo sotto molti aspetti. Secondo Marconi, non bisogna dimenticare che l’intelligenza artificiale si declina in numerosi e differenti tool software, che diventano strumenti di lavoro in mano a giornalisti. Questo è molto importante: l’innovazione deve essere prima di tutto culturale e sempre ‘human centered’.

L’AI, libera le redazioni dalla incombente pressione del volume di news che bisogna pubblicare. Gli algoritmi sempre più raffinati di creazione automatica di news, spesso basati su machine learning, sono fantastici in contesti di notizie ripetitive, per esempio le pagine finanziarie, i bollettini di Borsa, le previsioni del tempo. Possono essere programmati per customizzare differentemente la stessa notizia, in base alla localizzazione o in base a una differente prospettiva. Esistono poi strumenti che aiutano il giornalista nel lavoro di ricerca, strumenti che aggregano dati e riescono così a fornire un quadro più ampio di una storia, esistono tool che permettono di creare velocemente sunti e sommari, tool che trasformano velocemente un articolo scritto in un video o in un audio, ci sono software che riescono a individuare le fake news. Anche se, sotto quest’ultimo aspetto, dice Marconi, ci sono anche sistemi AI per creare le fake news e la soluzione del problema deve ancora arrivare e forse solo la blockchain ha il potenziale per fermare il fenomeno.

Un lato oscuro dunque esiste, ma secondo Marconi, non sarà quello di far scomparire i giornalisti dalle redazioni. Sono anzi necessari in questo processo di innovazione per mantenere il controllo, l’affidabilità: se un tempo si verificavano le fonti, altrettanto va fatto oggi, solo che si tratta di verificare la fonte dei dati digitali. Serviranno sempre i giornalisti che portano avanti le loro indagini, che vanno a caccia della news, che sanno raccontare un fatto come nessun altro, che immettono creatività, che tengono alta l’asticella della deontologia professionale.

Ma certamente le redazioni si stanno trasformando e il giornalista stesso deve sapersi evolvere acquisendo nuove competenze.

Nelle redazioni ci saranno forse meno giornalisti di tipo tradizionale, ma figure emergenti sono gli automation editor, computational journalist, algorithmic ed ethics editor, newsroom tool manager, tutti profili professionali in cui le competenze tecniche sono molto elevate. D’altro canto servono nuove competenze anche per diversi strumenti hardware di cui oggi il giornalista può disporre, come mezzi robotici (vedi i droni o telecamere molto evolute); o per gestire nuove piattaforme di comunicazione delle news, ad esempio dispositivi IoT o di AR, che necessitano persino di nuovi linguaggi.

Cosa c’entrano le startup?

Secondo Marconi, hanno un ruolo fondamentale nel processo di trasformazione. Perché sono loro che possono portare dentro le redazioni innovazione digitale e di processo. Moltissimi tool per il mondo editoriale basati su AI sono di fatto realizzati da startup.

Sulla base di questo spunto, ecco 5 messaggi che crediamo siano importanti per una startup.

  1. È arrivato il tempo per i media di fare open innovation, scatenatevi con le soluzioni!
  2. Studiate il mondo dei media, andando a guardare anche i casi concreti, per capire in quali segmenti del processo di creazione, pubblicazione, promozione di una notizia c’è spazio per una soluzione basata su intelligenza artificiale che supporti e migliori il lavoro di un giornalista e di una redazione.
  3. Individuare le nuove piattaforme di comunicazione e diffusione delle news: Marconi ha accennato, per esempio, ai dispositivi IoT e il campo della realtà aumentata.
  4. Non puntate sulla soluzione ‘perfetta’ prima di proporvi a una società media: siate pronti a collaborare con loro, per fare leva anche sulle loro competenze per perfezionare il prodotto e puntare magari ad essere acquisiti dalla società stessa. Per i media essere proprietari di un innovativo tool è importante, poiché potrebbero sfruttarlo come fonte di revenue offrendolo ad altre società.
  5. Un altro ambito che a noi sembra foriero di opportunità è la formazione ai giornalisti: tra i giornalisti e nelle redazioni (specialmente quelle italiane) mancano competenze digitali e la conoscenza dello ‘state of the art’ della tecnologia che può essere loro utile. Siamo in una fase di transizione e la tecnologia si evolve continuamente, offrendo conseguentemente continui spunti formativi.

Donatella Cambosu

@janazond

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