Al mondo del fashion tech piace l’Italia

L’esperienza del FT Accelerator dimostra come i settori chiave del Made in Italy, possano attirare startup da tutto il mondo, lo racconta l’MD Giusy Cannone

Pubblicato il 27 Gen 2017

Il Fashion Technology Accelerator (FTA ) supporta lo sviluppo di startup che propongono soluzioni tecnologiche per l’industria della moda. Si va da software per la gestione delle immagini dei campionari a strumenti che consentono di accrescere il livello di personalizzazione all’interno dei siti di e-commerce fino a speciali schermi flessibili e cucibili su cui è possibile fare apparire immagini e scritte da applicare a scarpe, borse, occhiali.

“Le startup che selezioniamo – spiega Giusy Cannone, managing director di FTA a Milano, nella foto a sinistra – sono già presenti sul mercato e generano fatturato, le seguiamo per sei mesi e arrivano da tutto il mondo. Al momento son 11, cinque di loro sono italiane, due statunitensi, una israeliana, una francese, una britannica e una lituana, anche il deal flow è maggiormente orientato sui mercati internazionali, per l’ultimo batch abbiamo ricevuto il 35% delle candidature dall’Italia e il 65% dall’estero”.

Ciò dimostra che quando si tratta del mercato dell’industria della moda l’Italia resta un Paese di riferimento a livello internazionale, anche per le startup. Ciò perché oltre a un mercato maturo e popolato da brand noti in tutto il pianeta, vi sono anche competenze nella produzione, ma anche nella distribuzione, nella conoscenza dei consumatori, nell’ambito del business to consumer così come nel business to business. “Il nostro programma non prevede la presenza fisica delle startup presso i nostri uffici – continua Giusy Cannone – l’attività che facciamo avviene anche se le startup continuano ad avere sede nei loro Paesi e nelle loro città di origine, ciò che noi facciamo è supportarle nell’incontrare i clienti potenziali, nel posizionamento, nel miglioramento del branding, nella raccolta fondi, nel business development”. FTA si assicura una percentuale di equity pari al 6% delle startup che supporta con una valutazione media tra uno e 1,5 milioni di euro e ha creato un advisory e mentorning board che include professionisti che lavorano o hanno lavorato per marchi come Moncler, Pinko, Trussardi, Hogan, Dolce e Gabbana.

Ad affiancare le attività di incubazione FTA ha anche quelle di training con il progetto Fast Track che dura una settimana e che è stato realizzato due volte nel 2016 e che sarà svolto quattro volte nell’arco del 2017: “anche per il Fast Track abbiamo avuto moltissime startup internazionali – aggiunge Giusy Cannone – da Svizzera, Irlanda, Russia, Qatar, Giordania attraverso una collaborazione con l’incubatore Oasis500” (si veda anche la storia di Oola).

Tra le novità per il 2017 c’è il progetto di avviare un club di investitori e portare a termine un aumento di capitale tra i 200 e i 400 mila euro per dare forza alla struttura in attesa che si verifichino le prime exit, le più promettenti sono Warda e La Passione che già hanno fatturati superiori al milione di euro. FTA è presente oltre a Milano anche in Silicon Valley e a Seoul: “sono tre realtà – spiega la managing director – che operano in modo indipendente anche se Silicon Valley controlla la filiale coreana e ha una partecipazione in quella di Milano”.

Tra le ultime startup entrate nel portafoglio di FTA in questi giorni c’è Bookalook che è nata nel 2013, ha sede a Londra e ha sviluppato in software proprietario che mette in contatto i brand, i desinger indipendenti e le agenzia di PR con i professionisti che si occupano di realizzare servizi fotografici per le riviste di moda. Bookalook è stata fondata ed è guidata da Melissa Fernandez la quale ha dichiarato in una nota che le sue aspettative nel lavorare con FTA sono altissime soprattutto perché l’acceleratore ha un track record molto elevato.

Guarda anche l’intervista video.

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