App anti covid-19, imparare dagli errori per rilanciare il contact tracing

Pubblicato il 15 Feb 2021

Perché le app per il tracciamento dei contagi covid-19 non hanno funzionato? Non è solo il caso italiano del flop di Immuni (che noi stessi avevamo suggerito ti usare  nella speranza che si rivelasse efficace anche in sinergia con le app di altri Paesi europei), ma anche nel resto del mondo e soprattutto in Europa questo strumento non ha mantenuto ciò che prometteva. Ciò che è importante ora è analizzare le ragioni di questa falsa partenza e comprendere quali sono le cose che si è imparato dall’esperienza e come, facendo tesoro di questa lezione, si può usare la tecnologia come valido ed efficace aiuto per contenere la diffusione della pandemia.

Abbiamo parlato di questo con Willem Jonker, il CEO di EIT Digital che avevamo intervistato a dicembre 2020 sulle proposte normative del DSA e DMA , sulla scorta di un documento che EIT Digital ha pubblicato dal titolo ‘The European struggle with covid-19 contact tracing app’ che analizza appunto le criticità che sono emerse analizzando le varie caratteristiche e i diversi approcci: centralizzato o decentralizzato, il ruolo di Apple e Google, i problemi di integrazione tra le diverse piattaforme europee, i limiti legati ai timori sulla privacy, sull’usabilità e soprattutto quelli in relazione all’intero sistema di risposta che deve permettere agli utenti a cui la app dice di essere a rischio di potersi rivolgere a strutture per avere tutte le rispose e il supporto necessario.

“Fino a oggi non possiamo certo dire che quello dei sistemi automatici di tracciamento covid-19 possa essere considerato un successo – dice Jonker – ma dobbiamo essere realistici e comprendere a fondo i problemi per risolverli e quindi per non perdere l’opportunità di utilizzare la tecnologia come strumento per aiutarci per uscire dal periodo pandemico. A mio avviso ci sono tre livelli sui quali dobbiamo lavorare: il livello tecnologico, l’integrazione dei sistemi e l’integrazione tra le diverse piattaforme europee”.

L’aspetto tecnologico secondo il CEO di EIT Digital non è stato critico in quanto tale, molte delle app erano fatte bene, ma è stato sbagliato l’approccio: si è partiti da una visione tecnologica invece che da elementi come la facilità di utilizzo, la gestione dei dati, gli aspetti legali, un approccio che da subito si è capito non andava bene e infatti da subito si è cercato di migliorarlo ma il peccato originale richiede tempo per essere sradicato. Privacy, trattamento dei dati personali e sanitari è una questione molto delicata in Europa, sono anni che si lavora per definire framework efficaci ed è perciò che la sensibilità degli utenti si è mostrata particolarmente spiccata, inoltre si è definita una serie di procedure non sempre chiare a supporto del sistema di tracciamento.

“Serve convincere gli utenti a usare i sistemi di tracciamento automatico – aggiunge Jonker – che siano app o altre tecnologie e per farlo bisogna partire da un approccio di efficacia, dobbiamo ribaltare la percezione negativa verso queste tecnologie che si è creata con il flop delle app e ripartire in modo efficace. Oggi in tutta Europa contiamo circa 60milioni di download delle app, troppo poche e soprattutto in pochissimi le usano, dobbiamo ripartire dall’analisi del problema e poi sviluppare la tecnologia e non il contrario come abbiamo fatto e soprattutto ora abbiamo una serie di elementi che traiamo dalle criticità emerse e una pressione più gestibile in termini di tempo, dobbiamo essere certamente veloci per attivare strumenti di questo genere efficaci, trasparenti e pienamente compatibili con le normative sulla privacy ma possiamo farlo in modo efficace e in modo integrato per tutta Europa senza dovere essere costretti a ricorrere a Apple o Google”.

Con il suo ruolo EIT Digital ha la possibilità di proporre soluzioni, modalità operative e consigli a chi poi prende le decisioni: “il contact tracing automatico è parte integrante della soluzione complessiva contro la covid-19 e dobbiamo farlo bene, efficace e diffuso, deve essere integrato con il sistema sanitario e deve essere integrato a livello europeo, dobbiamo fare in modo che il sistema funzioni, dimostrare che funziona e proporlo alle persone dimostrando loro che funziona, solo così potremmo sperare che venga adottato in massa”.

È fondamentale quindi fare tesoro di quanto si è imparato dagli errori fatti fino a oggi, lo è perché la tecnologia può davvero essere di aiuto sia nell’immediato sia nel lungo termine perché un efficace e diffuso impiego di strumenti tecnologici efficaci può permetterci di individuare sul nascere focolai locali e isolarli rapidamente al fine di contenere eventuali altre ondate, può permetterci di tenere sotto controllo ambienti specifici come per esempio gli ospedali, gli aeroporti, le scuole e può essere un preziosissimo alleato anche della campagna vaccinale integrando, volendo, anche le informazioni relativamente alla diffusione progressiva delle persone vaccinate su base individuale creando per esempio contesti iper-locali dove attivare l’immunità di gregge in attesa che essa diventi globale.

Quella del fallimento della prima generazione di app per il contact tracing contro covid-19 è quindi una lezione fondamentale dalla quale dobbiamo imparare a correggere gli errori fatti e soprattutto che non diventi scusa per non ricorrere più a strumenti tecnologici i quali, come detto possono essere di grande aiuto, a patto che, naturalmente, siano fatti bene.

Photo by Markus Winkler on Unsplash

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