Bjull, il cibo a centimetro zero

Pubblicato il 25 Giu 2015

“Immagina un’insegnante, un programmatore o un vigile urbano e immagina che ognuno di loro, come hobby, si dedichi alla cura del proprio giardino e del proprio orto. E pensa di poter andare direttamente nel suo orto a comprare prodotti tipici, prendendoli direttamente dalle sue mani, appena raccolti.”

Sally Semeria (ex sales agent di Airbnb) e Francesco Grandazzi (digital art director di Doing), fondatori di Bjull , descrivono così l’idea alla base del loro progetto, che ha preso vita negli ultimi mesi del 2014 e oggi guarda già agli Stati Uniti come una delle prossime tappe.

“Bjull – spiegano – è in grado di mettere in contatto piccoli agricoltori con tutti coloro che desiderano portare in tavola qualcosa di unico e con una storia da raccontare.”

Sally, come è nata l’idea di dare vita a Bjull?

Per raccontare le origini di questo progetto dobbiamo fare qualche passo indietro: noi siamo liguri e quattro anni fa ci siamo trasferiti a Milano e per cominciare una nuova vita.

Io, una volta arrivata nel capoluogo lombardo, – spiega Sally – ho iniziato a lavorare per Airbnb, quando ancora era una startup e quando stava mettendo le basi per diventare una big company. Lo scorso anno, però, ho sentito nascere in me la voglia di cambiare strada, di vivere una nuova avventura, e così ho lasciato il mio lavoro in Airbnb quando questa realtà stava per esplodere e dove avevo un posto fisso. Il motivo principale che mi ha spinto a prendere questa decisione è legato al bisogno di abbracciare le tradizioni, la cura del territorio, con lo sguardo rivolto al futuro e alla creazione di qualcosa che sia in grado di dare un beneficio anche al posto in cui sono nata, alla mia terra.

Quali sono stati i primi passi per realizzare il vostro progetto?

Uno dei primi passi è stato senza dubbio un viaggio di tre mesi negli Stati Uniti, per conoscere realtà imprenditoriali che non avevamo ancora avuto modo di vedere e conoscere. Questo viaggio ci ha permesso di approfondire molteplici aspetti (anche per quanto riguarda la parte amministrativa e legale) e punti di vista e di mettere le basi per la creazione del nostro progetto, che guarda con molto interesse al territorio statunitense.

Dopo diverse valutazioni, una volta in Italia, abbiamo deciso di rendere concreto ciò che per il momento era solo su carta e abbiamo lanciato Bjull.

Come funziona esattamente il processo di acquisto e qual è “il ruolo” della piattaforma?

Bjull offre la possibilità a chiunque possiede un orto, un giardino, o semplicemente un pezzo di terreno davanti a casa propria, di condividere e vendere la frutta e la verdura che si coltiva con chi cerca un prodotto a centimetro zero. In questo modo c’è un contatto diretto con il piccolo produttore, che non si limita soltanto alla vendita, ma può anche raccontare la storia dei suoi prodotti e delle sue specialità. Il valore aggiunto, quindi, è il passaggio diretto e la consegna “a mano” dei singoli prodotti, senza intermediari.

La nostra piattaforma è strutturata per consentire da un lato l’accesso da parte del contadino e dall’altra l’accesso per l’utente che cerca il prodotto. Il bjuller, ovvero il contadino, iscrive il suo orto mandandoci del materiale fotografico (che può comprendere una visione dell’orto, dei prodotti, una foto profilo) e anche una descrizione della sua attività (il motivo per il quale si interessano della cura di un orto nel loro tempo libero, la descrizione dei prodotti regionali, la località). Successivamente, dopo questa prima fase, il piccolo contadino, con il suo orto, può essere trovato e contattato dagli utenti che desiderano acquistare da lui alcuni prodotti.

cartoon frutta bjull

Da chi è composto attualmente il team?

In questo momento siamo – purtroppo – soltanto in due. Ci teniamo a sottolineare la parola “purtroppo” perché stiamo cercando da tempo una terza e una quarta persona che si uniscano al team (per quanto riguarda la parte di sviluppo web), ma non abbiamo ancora trovato le figure adatte.

Ci rendiamo conto che è un progetto impegnativo, che vuole cercare di cambiare una determinata tipologia di approccio nell’ambito delle abitudini alimentari, e anche per questo motivo non è semplice trovare qualcuno che sia allineato completamente con la nostra filosofia, la nostra mission.

Spostando lo sguardo sul lato economico, qual è il vostro modello di business?

Al momento bjuller è totalmente free, ma quello a cui stiamo lavorando e che vorremmo realizzare nell’immediato futuro è una sorta di bitcoin, di moneta basata sulla nostra piattaforma, che a livello mondiale offra la possibilità di acquistare con quel preciso credito frutta e verdura, dovunque ci si trovi in quel momento. Noi tratterremo poi una percentuale dalla transazione avvenuta.

Vi siete già mossi per “sbarcare” con Bjull anche in Europa oppure oltreoceano?

In questo momento ci stiamo concentrando molto sulla crescita in Italia, cercando di portare l’idea anche in ambito locale, come ad esempio nell’entroterra ligure. Vogliamo cercare di far capire alle persone che sono presenti diverse opportunità perché con Bjull non ci si rivolge solo agli abitanti di un determinato territorio, ma si possono raggiungere anche viaggiatori di passaggio che per assaggiare e gustare un prodotto locale sono disposti ad allontanarsi dalle strade principali, andando alla scoperta dei prodotti tipici.

Più che all’Europa, in realtà stiamo guardando verso gli Stati Uniti, dove abbiamo già i primi contatti in Michigan e New Jersey: la realtà del Michigan in particolare è una delle realtà a cui siamo maggiormente interessati, perché ha delle grandissime potenzialità in questo ambito.

Detroit, infatti, dopo la crisi dell’auto sta cercando di rialzarsi, creando un modello di economia alternativa: molte persone di quel territorio si impegnano a fondo nello sviluppo del concetto di agricoltura urbana. Un progetto come il nostro, quindi, in quel contesto, potrebbe inserirsi in modo naturale e spontaneo.

In che modo state portando avanti Bjull?

Abbiamo scelto di autofinanziarci prima di tutto perché crediamo che per riuscire a convincere un investitore della validità del proprio progetto si debba essere pronti a investire le proprie risorse economiche e il proprio tempo. E noi lo stiamo facendo giornalmente.

Per quanto mi riguarda – precisa Sally – lasciare un lavoro sicuro con ottime prospettive di carriera ha rappresentato una decisione rischiosa (e per molti versi anche coraggiosa, credo), ma è necessario essere disposti a correre un certo tipo di rischio, se si vuole dare vita a un progetto importante.

Infine, quali sono gli obiettivi futuri?

Vogliamo cercare di essere sempre più presenti nell’ambito locale, avvicinandoci a realtà come Coldiretti, con la quale abbiamo iniziato a stringere i primi contatti. L’Italia, in questo caso, ci aiuta: nel Bel Paese, infatti, se hai un orto e un giardino hai la possibilità di vendere frutta e verdura sul tuo terreno, anche se non hai P.IVA o se non sei un’azienda. Questo, senza dubbio, ci mette nelle condizioni di operare con facilità e di espandere velocemente il nostro modello.

di Jessica Malfatto

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