Blockchain in Italia, crescono i progetti delle nostre banche

La blockchain in Italia è al centro dell’interesse di molti istituti, grandi e piccoli. Si comincia a investire nel settore, partecipando a consorzi internazionali e italiani, o con progettualità individuale

Pubblicato il 20 Dic 2018

Come affrontano il tema blockchain le banche italiane? Secondo quanto riporta il report Fintech e Insurtech dell’Osservatorio omonimo del Politecnico di Milano, le tecnologie blockchain/DLT (Distributed Ledger Technology) interessa sempre più anche diversi istituti finanziari italiani, in maniera più o meno decisa, indipendentemente dalla dimensione dell’istituto stesso.

Secondo Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distrubuted Ledger, è possibile ricondurre i diversi approcci a 4 tipologie di attori: gli scettici, i pochi che ancora oggi dubitano fortemente dell’impatto di questa tecnologia nel settore finanziario e quindi non hanno attivato alcuna iniziativa in questo ambito per evitare inutili costi economici organizzativi; i titubanti, soggetti che intuiscono le opportunità della tecnologia senza però essersi ancora attivati, o per le limitate risorse disposizione o perché non hanno ancora individuato una chiara applicazione per cui valga la pena, per loro, sperimentare; i pragmatici, sono il gruppo più numeroso, si avvicinano alla tecnologia  investendo nelle aree riconosciute a maggiore opportunità e con l’intenzione di aumentare la spesa nei prossimi anni; i leader, nutrito gruppo eterogeneo in termini dimensionali, che crede nella opportunità offerte dalle tecnologie e aumenta sempre più i propri sforzi e investimenti ampliando il gap con altri attori.

Gli istituti finanziari italiani, rileva il report, iniziano a investire nel settore, sia partecipando a progetti cooperativi internazionali e italiani, sia con progettualità individuale. In questo momento l’istituto finanziario italiano che appare maggiormente impegnato in ambito blockchain sembra essere Intesa Sanpaolo, che  si è anche dotata di un team multidisciplinare permanente sul tema blockchain/DLT e cryptocurrencies, composto da esperti che provengono dall’innovazione, dal business, dall’area tecnologica e della sicurezza e da quella regolamentare.

Ecco una panoramica sulle principali iniziative degli istituti bancari italiani in ambito blockchain:

  • Intesa Sanpaolo e Mediolanum partecipano al Consorzio internazionale R3 volto allo sviluppo della piattaforma Corda e delle sue applicazioni;
  • Unicredit partecipa a we.trade, una piattaforma per la gestione di transazioni commerciali tra PMI;
  • Intesa Sanpaolo partecipa a Marco Polo, una piattaforma internazionale orientata al Trade Finance
  • Spunta Interbancaria, progetto sviluppato da 14 istituti finanziari in collaborazione con ABILab, NTT Data e Sia. Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare applicazioni per i processi interbancari, volti in particolare a migliorare la trasparenza e la visibilità delle informazioni scambiate tra gli istituti, aumentare la velocità delle operazioni utilizzando la piattaforma Corda. (aderiscono al progetto: Banca Mediolanum, Banca Monte dei Paschi di Siena,  Banca Sella, Bnl-Bnp Paribas, Banca Popolare di Sondrio, Banco Bpm, CheBanca!-gruppo Mediobanca, Credito Emiliano, Crédit Agricole,  Credito Valtellinese, Iccrea Banca, Intesa Sanpaolo, Nexi Banca, Ubi).
  • Anticipo Fattura ed è promosso da Sia e GFT, che ha coinvolto diversi istituti italiani tra cui Credito Valtellinese.
  • Intesa San Paolo ha inoltre sviluppato una sperimentazione in collaborazione con la start-up Eternity Wall per notarizzare i dati relativi a transazioni finanziarie sulla blockchain di Bitcoin.
  • Banca Popolare di Sondrio ad agosto 2018 ha lanciato un servizio per registrare sulla blockchain di Bitcoin il consenso al rinnovo della polizza RC Auto espresso dal cliente.
  • Borsa Italiana in collaborazione con IBM ha invece testato la tecnologia blockchain in un progetto volto a sostituire i certificati di trading cartacei emessi dalle PMI.

Cos’è la piattaforma Corda

Corda si inserisce nell’alveo dei distributed ledger e delle piattaforme blockchain ed è una tecnologia sviluppata da R3, azienda che guida un network di 200 tra banche, istituti finanziari, enti regolatori, associazioni e aziende di tecnologia.

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Nato per sopperire alle difficoltà di interoperabilità tra le diverse piattaforme legacy degli istituti finanziari, con la conseguente spirale di inefficienze, rischi e costi, il network R3, come si legge nel sito “riunisce le componenti critiche per avere successo in ambito Finance: tecnologia innovativa, esperienza nel mondo bancario e della Borsa, l’ampio coinvolgimento di operatori del settore e degli enti regolatori”.

Quindi dobbiamo fare una prima distinzione importante: quando parliamo di R3 ci riferiamo all’azienda che guida il consorzio (o al consorzio stesso) e ci troviamo nell’ambito dell’ecosistema Finance. Quando parliamo di Corda, ci riferiamo alla piattaforma tecnologica adottata da R3 ma che potrebbe essere adottata in qualsiasi altro settore (purché vi sia un ecosistema che ne condivide la sperimentazione e poi l’uso, dato che questa è una delle condizioni vitali per una blockchain permissioned, ossia non pubblica e aperta a tutti, ma la cui partecipazione è regolata); nel sito di R3 si legge infatti che Corda è “il risultato di oltre due anni di intenso lavoro di ricerca e sviluppo da parte di R3 per soddisfare i più alti standard dei servizi finanziari ed è oggi applicabile a qualsiasi scenario commerciale”.

Nel maggio di quest’anno R3 ha pubblicato il White Paper The Corda Platform: An Introduction di Richard Gendal Brown, CTO di R3, che illustra le caratteristiche tecniche di Corda e ne evidenzia le principali differenze sia verso le blockchain pubbliche Bitcoin o Ethereum sia verso quelle permissioned attualmente più sviluppate per il mondo enterprise, come Hyperledger Fabric.

Caso di studio: Banca popolare di Sondrio

Non necessariamente per essere rientrare nella categoria dei ‘leader’ in ambito blockchain di cui si parlava all’inizio, bisogna essere dei colossi bancari. La Banca Popolare di Sondrio sta sperimentando l’applicazione della tecnologia blockchain integrandola nel processo di raccolta del consenso al rinnovo delle polizze RC Auto. Il cliente può ora richiedere il rinnovo della copertura in totale autonomia, utilizzando una funzionalità dedicata e intuitiva, disponibile su SCRIGNO Internet Banking (il servizio di banca digitale della BPS), e la sua volontà sarà scritta (“notarizzata”) nella Blockchain.

La registrazione può essere verificata dal cliente in qualsiasi momento, sia mediante un apposito servizio realizzato dalla banca, sia collegandosi al sito di progetti Open Source GitHub all’indirizzo (https://github.com/popso).

La nuova funzionalità si inserisce all’interno di un percorso di rafforzamento del canale digitale avviato dalla Banca Popolare di Sondrio ad inizio 2018, che si è concentrato nel ridisegno dei servizi online dedicati alla clientela privata e nella distribuzione della nuova SCRIGNO App.

La Popolare di Sondrio partecipa anche al progetto Spunta Interbancaria insieme ad altri istituti, indirizzato a sperimentare appunto l’utilizzo della blockchain per migliorare il processo di spunta interbancaria, quello che verifica la corrispondenza delle attività che interessano due banche diverse, per esempio operazioni effettuate fra due clienti di due istituti. Per la realizzazione di questo progetto è stata adottata la tecnologia di DLT Corda, e vede la collaborazione di NTT Data per lo sviluppo applicativo e Sia come fornitore dell’infrastruttura di nodi.

A guidare il processo di innovazione tecnologica di BPS  il chief innovation officer Milo Gusmeroli , che è anche vicedirettore generale della banca valtellinese.

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