I tanti volti della blockchain e le applicazioni che non ti aspetti

Blockchain applicata in ambito giornalistico o al mondo dei notai: sono due esempi di come la catena dei blocchi si presti a sviluppi ancora tutti da scoprire

Pubblicato il 31 Ott 2017

La settimana scorsa accennavamo al fatto che la blockchain è potenzialmente la nuova tecnologia capace di avere impatto profondo e totale così come è avvenuto per internet. Certo stiamo parlando di una tecnologia ancora in fase di affermazione, ma già presente in molti ambiti e già base strutturale per fenomeni nuovi come per esempio le Ico e come nuovo modelli applicati a diversi settori.

Nel giornalismo per esempio: è di questi giorni l’annuncio da parte di Civil, piattaforma giornalistica basata su blockchain, di avere raccolto 2,5 milioni di dollari da ConsenSys, fondo di investimento da 50 milioni di dollari specializzato in startup che operano sulla piattaforma Ethereum, un nuovo modello per la gestione delle notizie che potrebbe risolvere anche la questione delle cosiddette ‘fake news’ anche se siamo consapevoli che le fake news esistono perché ci sono i ‘fake reader’ i lettori che non approfondiscono, che spesso di fermano solo al titolo e che potremmo chiamare creduloni, ma questa è tutta un’altra faccenda.

Venendo in Italia va segnalato che qualche giorno fa il Consiglio nazionale del notariato ha annunciato il progetto Notarchain  “progetto in partnership con IBM per realizzare “Notarchain” – riporta la nota diffusa dai notai – ovvero una blockchain nella quale le informazioni non siano gestite da soggetti anonimi, ma dai notai italiani che per legge sono presenti su tutto il territorio nazionale: una piattaforma che manterrebbe intatte le potenzialità connesse alla velocità, all’assenza di costi per il cittadino fruitore, alla diffusione su scale mondiale, ovviando alle criticità potenziali di un modello di registro decentrato e privo di controlli sulla veridicità dei dati inseriti. Con la “Notarchain” infatti il Notariato propone il primo modello di blockchain sicura in Europa nella quale viene fornita non solo la certezza della immodificabilità dei dati inseriti, ma anche un controllo preventivo sull’identità dei soggetti coinvolti, sulla correttezza e completezza dei dati stessi inseriti nella catena. Si tratta di una base digitale di archiviazione e gestione di ogni tipo di file digitale e pertanto il suo utilizzo potrà in futuro essere esteso a molti ambiti applicativi che necessitano di un sistema di maggiore sicurezza e certificazione (disegni, opere d’arte, beni mobili in genere)”.

Il quadro completo delle applicazioni basate su blockchain lo offre il sempre puntuale TechCrunch con un articolo che offre la panoramica su quello che ormai si chiama blockchain project ecosystem e che comprende le già piuttosto popolari currency, gli strumenti di sviluppo, il fintech, i temi legati alla sovranità, il trasferimento di valore, la condivisione dei dati, l’autenticazione. E per ognuna di queste voci ci sono già diverse startup attive.

E poi iniziano a spuntare anche nuove piattaforme tecnologiche che si propongono come alternativa alla blockchain, una di queste si chiama Hashgraph  e si propone come il futuro delle tecnologie per la decentralizzazione promettendo maggiore velocità e minori consumi energetici rispetto alla blockchain di cui, afferma, supera i limiti strutturali come spiegato qui.

Non siete ancora convinti che la blockchain e il suo approccio filosofico e tecnologico siano così profondamente rivoluzionari? Beh allora provate a leggere la novella di Sergey Nikolenko, chief research officer di Neuromation.io che lavora su una piattaforma distribuita per le applicazioni di deep learning e ha appena lanciato una Ico. Si tratta di un breve, quanto illuminante, racconto in cui intelligenza artificiale e blockchain si fondono: la storia di Xe.

E infine se avete qualche curiosità in più e siete affascinati dalla tecniche di protezione che consentono di accedere ai bitcoin dal punto di vista di un utente che li acquista potete divertirvi a leggere la storia del pin perduto e dei 30mila dollari di bitcoin che ha vissuto e raccontato Mark Fraunfelder, una storia che spiega come un sistema decentralizzato è per definizione incapace di rispondere a errori, distrazioni e inefficienze degli utenti ma anche come la tecnologia riservi sempre qualche sorpresa.

@emilabirascid

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

LinkedIn

Twitter

Whatsapp

Facebook

Link