Boom e-commerce, non è esattamente quello che si pensa

Pubblicato il 14 Mag 2020

Da quando è scoppiata l’emergenza, uno degli effetti di business che sono stati registrati è l’escalation dell’e-commerce. O, almeno, così sembrava, secondo anche dati forniti da Nielsen.

Un nuovo studio di PrestShop sull’impatto del Coronavirus nel commercio online, ci racconta un’altra storia.

Secondo questa indagine, infatti, il 65% degli esercenti online ha interrotto la propria attività a causa della quarantena. Mancanza di domanda, difficoltà logistiche e di approvvigionamento e complessità legate alla tutela dei dipendenti le principali cause dello stop.

Insomma, il boome dell’ecommerce c’è o no?

Luca Mastroianni

‘Il boom dell’e-commerce non riguarda purtroppo tutte le categorie merceologiche. – ci dice Luca Mastroianni, Head of International di PrestaShop – Se infatti i settori food, pharma, home & living hanno avuto un vero e proprio boom, altri, come ad esempio il fashion, hanno visto un impatto negativo sia per il crollo della domanda che per l’interruzione della supply chain.’

Vedete delle differenze tra e-commerce b2b e consumer in termini di impatto Covid e prospettive future?

‘Il comportamento degli acquisti b2b è generalmente molto più razionale e slegato da logiche di impulso tipiche del retail fisico. Notevole importanza è ricoperta invece dalla forza vendita che, a nostro avviso, a causa delle misure di distanziamento sociale, sarà sempre più orientata all’utilizzo degli strumenti digitali per mantenere la relazione con i propri clienti. Ma difficilmente i venditori saranno sostituiti dall’e-commerce b2b, ma grazie agli strumenti digitali riusciranno a gestire meglio una maggior quantità di clienti’.

In questo periodo PrestaShop ha intensificato il business? Come vedete il prossimo futuro per voi e per l’e-commerce?

‘PrestaShop ha visto un incremento significativo della creazione di nuovi negozi e dei volumi del proprio marketplace di addons e template. Riteniamo che questa accelerazione sia destinata a durare anche dopo il superamento dell’emergenza, in quanto è in atto un’inedita trasformazione digitale della società.’

Per quali tipologie di imprese commerciali ha senso avere un proprio sito e-commerce e non una vetrina su Amazon?

‘Coloro che puntano sulla differenziazione del prodotto attraverso la creazione di un brand difficilmente possono trovare benefici di lungo periodo vendendo su un marketplace, dove per definizione i prodotti sono comparati rispetto al prezzo.’

La ricerca di Prestashop

L’indagine è stata condotta su 1.600 e-merchant in Italia, Spagna e Francia, il 52% dei quali possiede anche un negozio fisico, scoprendo come gli stessi si sono organizzati nel periodo dell’emergenza.

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Il 71% degli intervistati dice di aver intrapreso azioni specifiche per adattare la propria attività professionale alla complessa situazione globale. In un caso su due (49%) ciò si è tradotto, laddove possibile, in smart-working (49%), mentre un quarto dei rispondenti (26%) si è orientato sul part-time. Orari e sedi di lavoro non sono gli unici aspetti oggetto di revisione da parte dei merchant. Il 27% degli intervistati spiega, infatti, di aver introdotto alcune restrizioni alle consegne, mentre il 13% ha deciso di investire in un piano di comunicazione di crisi. Seppur in percentuale minore (8%), c’è anche chi si è trovato a sospendere in toto le vendite, chi ha cercato di dare un boost al giro d’affari proponendo la consegna gratuita della merce e chi, ancora, ha cercato di portare avanti l’attività adottando nuovi protocolli di igiene per tutelare la salute di dipendenti e clienti.

Nonostante l’implementazione di queste e altre iniziative, ben più di due terzi (69%) crede che il servizio fornito ai propri clienti sia inevitabilmente degradato a causa delle misure di confinamento e il 65% dei commercianti online parla di un’interruzione della propria attività a causa del rinnovo della quarantena: di questi, il 44% prevede una chiusura complessiva di uno e due mesi, mentre la stessa porzione di rispondenti (44%) è meno ottimista e stima tra i tre e i sei mesi il periodo di sospensione delle vendite.

Indagando sulle motivazioni di queste previsioni, PrestaShop ha rilevato che oltre la metà dei merchant si aspetta una generalizzata mancanza di domanda (60%), mentre il 43% teme che lo stop sia reso necessario dalle crescenti difficoltà logistiche conseguenti al lockdown. Il terzo fattore che, secondo gli esercenti, minaccia la loro attività è la complessità in termini di approvvigionamento delle scorte (36%), mentre in un quinto dei casi (21%) a rappresentare una criticità difficile da sormontare è la tutela della sicurezza dei dipendenti.

Per tutti questi motivi, solo il 35% dei commercianti intervistati da PrestaShop si aspetta di registrare un aumento dell’attività del proprio e-commerce in questo periodo di emergenza, mentre oltre la metà (54%) degli esercenti che possiedono anche un punto vendita fisico afferma di non aver ancora notato una trasposizione online della propria attività offline.

In questo clima di sfiducia diventa quindi più che mai fondamentale studiare una strategia per impedire il ristagno del business e stimolarne la crescita. Per potenziare l’attività del proprio e-commerce circa due terzi (65%) dei commercianti intende puntare sulla comunicazione, dai social network all’e-mail marketing, da un lato consolidando la relazione con la propria clientela, dall’altro ampliandola. Al secondo posto dei mezzi utilizzati dai merchant per incrementare il business del proprio sito spiccano le offerte promozionali (36%), seguite dall’ottimizzazione dell’esperienza utente e dei contenuti (26%).

Convinto del ruolo chiave della comunicazione in un momento di crisi, il 37% dei commercianti conferma di non aver ridotto gli investimenti nelle campagne pubblicitarie. Analizzando le scelte di chi, invece, si è trovato a diminuire le spese in questo segmento, PrestaShop ha rilevato che il canale più penalizzato risulta essere quello delle campagne Google (32%), seguite da quelle pianificate su Facebook. La percentuale scende al 16% per altre piattaforme, quali Instagram, Amazon o Criteo.

“La crescita dell’e-commerce a seguito della complessa situazione attuale promette di avere effetti a lungo termine. Chi, ad esempio, prima del lockdown non aveva familiarità con il commercio virtuale, ma la sta acquisendo ora continuerà presumibilmente a utilizzare il canale di vendita online anche una volta terminata l’emergenza. In questo contesto è cruciale che i commercianti si facciano trovare pronti e siano nelle condizioni di offrire sempre ai clienti un’esperienza di shopping virtuale completa, efficiente e appagante” dice ancora Luca Mastroianni, Head of International di PrestaShop. “Consapevoli delle criticità eccezionali che i merchant si trovano ad affrontare in questo periodo di incertezze, abbiamo messo a punto il programma di supporto RestartFromHome, una piattaforma di consulenza e social learning gratuiti per aiutare i piccoli e mdi esercenti a cogliere le opportunità messe a disposizione dell’e-commerce, avviando o potenziando il loro negozio virtuale” conclude Mastroianni.

Photo by Daily Nouri on Unsplash

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