Business online, quanto serve l’inglese?

Pubblicato il 20 Lug 2016

Che l’inglese sia la lingua più parlata al mondo e che sia la lingua del business è un dato di fatto. Che sia la lingua del mondo startup, poi, in cui tutti aspirano al biglietto di sola andata per Silicon Valley, è cosa altrettanto nota.

Ma, dati alla mano, è oggi evidente che si tratta di una prospettiva forse troppo riduttiva, perchè vi sono Paesi con un’economia molto forte, e con un potenziale di utenti-clienti molto elevato, mercati dalle grandi opportunità business, che dovrebbero spingere una giovane startup che punta alle vendite worldwide, a fare qualche riflessione.

Vi sono Paesi molto popolosi quali la Russia, la Cina, il Brasile che non hanno nessuna intenzione di uniformarsi all’inglese e comportano quindi, per chi voglia fare business in questi Paesi, l’utilizzo della lingua madre.

Lo studio T-Index realizzato da Translated, società che si occupa di traduzioni, classifica 195 paesi e le loro rispettive lingue in base al loro potenziale per le vendite online, combinando il numero di utenti Internet con la stima della loro spesa annua pro capite. Questo incrocio di dati è molto interessante e offre una prospettiva delle opportunità che si aprono nell’ecommerce.

Il T-Index è stato infatti sviluppato per aiutare le aziende a scegliere su quali mercati puntare e in quali lingue tradurre il proprio sito web per un’espansione a livello internazionale: con un T-Index del 29,9%, gli Stati Uniti sono, nel 2016, il mercato che offre il maggior potenziale per le vendite online. Coprono più di 278 milioni di utenti internet con un valore di HFCE medio pro capite di 41.217 $.

Ma i risultati dello studio evidenziano che nuove lingue si stanno affermando, da qui al 2020 l’inglese perderà d’importanza e ci sarà l’ascesa di lingue oggi minoritarie. Nel 2016 bastano 2 lingue per raggiungere il 50% del potere d’acquisto online, mentre nel 2020 ne serviranno 3 (inglese 33.1%, cinese 12.8% e spagnolo 8.4%). Il russo e l’arabo supereranno l’italiano (decima lingua in termini di rilevanza nel 2020) mentre il turco, l’indonesiano e il farsi sono tra le lingue emergenti da considerare per conquistare fette di mercato ancora poco esplorate.

Stando alla proiezione T-Index nel 2020 la Cina, attualmente al secondo posto nel T-Index accorcerà rapidamente la distanza dagli Stati Uniti, raggiungendo una quota di mercato pari al 12,7% contro il 20,6% degli USA.

Il Brasile e la Russia, rispettivamente al settimo e decimo posto nel 2016, diventeranno sempre più interessanti per le vendite online. Secondo la proiezione dei dati al 2020, dovrebbero addirittura scavalcare Germania, Francia e Regno Unito.

L’India, il secondo Paese più popoloso al mondo, si classifica al 15° posto nel 2016 con un T-Index del 1,3%. Con un tasso di penetrazione di Internet basso (oggi è il 18%) e una spesa pro capite degli Internet users in buona crescita (+22% dal 2010 al 2014), l’India ha tutte le carte in regola per diventare un paese chiave per l’e-commerce. Secondo le proiezioni, entro il 2020 occuperà il 13° posto, davanti a Spagna e Corea del Sud.

Maggiori dettagli sullo studio T-Index a questo indirizzo. Di seguito l’infografica.

T-Index_Infographic

.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

LinkedIn

Twitter

Whatsapp

Facebook

Link