Sappiamo tutti quanto sia facile diffondere odio, paura e disinformazione online; dopotutto, i social media e i forum ne sono purtroppo pieni. Come cambierebbero però le stesse conversazioni se, per una volta, decidessimo di affrontare direttamente l’intolleranza e la cattiva informazione che li animano?
Loudemy permette agli utenti di contribuire alle conversazioni online su argomenti di loro interesse anche quando non sono di fronte ad uno schermo. I chatbot di Loudemy vengono attivati ogni volta che incontrano parole e concetti negativi, notizie infondate e intolleranza, attraverso un’analisi del testo della conversazione e l’intenzione. I chatbot intervengono poi in automatico postando commenti con dati e informazioni utili a stemperare i toni e creare dialogo su un vasto numero di argomenti attuali, dai diritti umani al cambiamento climatico, dalla politica alla tolleranza religiosa, e molti altri ancora.
A differenza di quanto si trova già online, Loudemy non blocca gli utenti, non segnala contenuti inappropriati e non cancella i commenti di altri, ma offre invece informazioni alternative e nuove prospettive attraverso testi scritti, file audio, immagini e video.
È sufficiente registrarsi su Loudemy, scegliere gli argomenti che più stanno a cuore, selezionare le fonti che i chatbot utilizzeranno – presi da organizzazioni internazionali, istituti di ricerca, istituzioni di vario tipo come per esempio Amnesty International, Nasa, New York Times, Istat, ma anche per esempio la Costituzione e suddivide in fonti media, fonti di esperti e fonti legali – e collegare Loudemy ai social. Il nostro algoritmo si occupa poi del resto, permettendo agli utenti di contribuire a conversazioni online su social quali Facebook, Twitter, Instagram e Youtube, per iniziare.
“Loudemy è disponibile gratuitamente per utenti singoli, a pagamento invece per gruppi, associazioni ed enti, questo il nostro bacino di utenza iniziale. Abbiamo però in mente di coinvolgere anche giornali e università a breve”, aggiunge Selene Biffi.