Chili, la scaleup italiana dell’entertainement che sfida Netflix

E che raccoglie consistenti capitali dal venture capital e dalle major. Dopo l’investimento di Lavazza, il totale della raccolta della scaleup Chili supera i 50 milioni

Pubblicato il 17 Gen 2018

Quando si parla di entertainement, si parla di un mercato che, secondo Statista, raggiungerà in un paio di anni a livello globale il valore di 2,2 trilioni di dollari. Quando si parla di video on-demand, si parla di un mercato che, secondo MarketsandMarkets, varrà entro il 2019 61,40 miliardi di dollari.

Insomma, stiamo parlando di mercati che sono oceani, non piscine, in cui una società come Chili TV sembra nuotare molto bene e quindi con grandi prospettive.

Chili TV è una società milanese, una scaleup italiana ben avviata, che possiamo considerare lo sfidante italiano di Netflix, con i dovuti limiti. Prima di tutto le due società hanno modelli di business differenti, Netflix ha un modello tutto focalizzato nel B2C ed è un servizio in abbonamento (SVOD – Subscription Video on-demand), mentre Chili è un servizio di video on-demand (TVOD – Transaction Video On-demand) e ha una parte del business orientata al B2B.

Netflix è già un colosso, il leader mondiale dell’intrattenimento via internet, presente in 190 Paesi e che conta oltre 100 milioni di di abbonati nel mondo; Chili, al momento ha circa un milione di utenti, vale 100 milioni di euro,  ne fattura 7, e ha ambizioni a palate.

Il mercato in cui fanno business le due società è lo stesso, quello dello streaming video, dell’intrattenimento, rivolto a tutti, un mercato che, visti i numeri, offre opportunità a tanti, Chili compresa.

Cosa fa Chili TV

Chili TV è oggi un fornitore di servizi di video on-demand basato a Milano ma già con profilo europeo, che consente agli spettatori di noleggiare o acquistare contenuti da un vasto catalogo di contenuti da tutto il mondo (Cinema Previews, New Releases, un catalogo digitale con oltre 50.000 film e serie TV, DVD e Blu-Rays, gadget esclusivi e molto altro ancora) che possono essere visualizzati su più dispositivi, come Smart TV, lettori Blu-Ray, PC, tablet e smartphone. Non ha costi mensili né costi di attivazione, si paga solo il contenuto effettivamente fruito.

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Lo scorso agosto ha lanciato il marketplace Entertainment Centered in Italia e entro il 2018 si espanderà nei mercati di Regno Unito, Polonia, Germania e Austria.

Lo scorso giugno, Chili ha acquisito CineTrailer, l’applicazione di cinema dedicata a tutti gli appassionati del grande schermo che vanta oltre 5 milioni di download in Europa.

“Questo è un momento di grande crescita per la nostra società, l’acquisizione di CineTrailer rientra in un percorso strategico che vedrà Chili differenziarsi sempre di più dagli altri player. Siamo molto felici di accogliere Marco e Camillo nel nostro team – aveva detto Giorgio Tacchia, fondatore e amministratore delegato di Chili -. Faremo tesoro della loro profonda conoscenza e prossimità al canale Cinema”.

La scaleup Chili

Lo scorso novembre Frost & Sullivan ha premiato Chili come la migliore impresa OTT  (over-the-top) europea del 2017  per essersi affermata con i suoi innovativi servizi video-on-demand (VOD). Il mercato europeo non è facile: lo scenario è in rapida evoluzione, vi sono almeno 400 fornitori di servizi in tutta Europa (fonte: Frost & Sullivan) che hanno dato vita a un mercato altamente competitivo e affollato. Inoltre, la presenza di provider globali come Amazon e Netflix, impone ai provider di servizi OTT nativi di sviluppare strategie innovative e competitive per differenziarsi e conquistare clienti rispetto ai grandi fornitori. “La maggior parte delle aziende, anche quelle internazionali, ha difficoltà a trattenere i clienti, Chili affronta questo problema mantenendo un impegno costante con i propri clienti prima, durante e dopo il ciclo di interazione”, ha affermato Vidya S Nath, Senior Research Director, Frost & Sullivan. “La società ha inoltre continuato a investire in partnership strategiche e investimenti per far crescere la propria attività: ad esempio, la società ha diversificato il proprio portafoglio includendo prodotti Business to Business (B2B) come le piattaforme video, che ora contribuiscono quasi al 5% delle proprie entrate. ”

Una ciliegina sulla torta che completa una bella lista di traguardi raggiunti per questa società milanese.

A fine dicembre, Chili ha ricevuto uno dei più elevati investimenti venture capital visti recentemente in Italia: 25 milioni di euro da Lavazza, che è praticamente diventato il secondo socio di maggioranza dopo i fondatori.

Fondata nel giugno 2012, come spin off di Fastweb, in breve tempo Chili si è distinta come uno dei principali player sul mercato italiano per la distribuzione digitale di film e ha esteso ulteriormente la sua penetrazione nel mercato lanciando il suo servizio in UK, Polonia, Germania e Austria.

Fino a maggio 2017 la Chili Spa era formata, come riporta Lettera43, dai seguenti soggetti:

Oggi, dopo l’ingresso nel capitale di Lavazza, la situazione risulta ridistribuita, come riporta il Sole 24 Ore:  il 32% è ancora dei fondatori (tra cui ci sono Stefano Parisi e Giorgio Tacchia), attraverso il veicolo Brace; Lavazza (attraverso la holding finanziaria Torino 1985 Investimenti S.p.a.) diventa il secondo azionista con il 25%, davanti a un gruppo di investitori finanziari (con circa il 30% suddiviso tra Investinchili, in cui ci sono varie persone fisiche; Negentropy, che è un fondo di private equity basato a Londra; il fondo Antares di Stefano Romiti e altri privati) e, infine, ci cono le major –Sony, Paramount-Viacom e Warner Bros – con l’11 per cento.

La torta Chili oggi dovrebbe avere circa questo aspetto (le percentuali del grafico sono approssimate e basate sui dati riportati da diverse fonti giornalistiche su citate, non sono completi, ci riserviamo di verificare direttamente con la società Chili e darne ulteriore notizia).

Tra i migliori successi di Chili c’è sicuramente quello raccolto con le major: Sony Pictures Entertainment, Warner Bros, Viacom e Paramount Pictures sono tutte entrate nel capitale della scaleup italiana.

Ma anche tutta una serie di investimenti ottenuti da venture capital e private equity, che già a fine 2016 ammontava a oltre 26 milioni di euro. Con l’investimento attuale di Lavazza il totale raccolto dalla società va a oltre 50milioni di euro.

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