Crowd: una galassia di possibilità anche in Asia, l’esperienza di Crowdonomic

Pubblicato il 11 Feb 2014

Crowdfunding è un termine usato per indicare quando singoli individui fanno rete e mettono i loro soldi a sostegno di progetti avviati da altre persone.

Questa è la storia di due giovani imprenditori che hanno conseguito il loro Mba all’Insead, Nicola e Leo e della loro sfida per adattare un business bene avviato in America al mercato asiatico, facendo leva sul concetto di crowdfunding.

Leo Shimada ha lavorato per McKinsey e ha guidato il team a cui è stata assegnata la definizione della strategia per il mercato asiatico di una grande multinazionale. È appassionato di innovazione e ha iniziato a guardare al crowdfunding come un modo per supportare gli imprenditori e le innovazioni maggiormente promettenti. Nicola Castelnuovo ha lavorato ad Accenture e per molti anni come trader per Standrard Chartered Bank a Singapore che ha lasciato per fare i suoi primi investimenti in start-up come business angel. A quel punto Nicola ha iniziato a chiedersi in quale altro mondo avrebbe potuto aiutare più efficacemente le startup e in particolare si è concentrato sul potenziale che ha l’apertura degli investimenti in early stage a una più ampia fetta di persone. Leo e Nicola hanno unito le forze nel 2013 per gestire il loro progetto Crowdonomic.

Crowdonomic (www.crowdonomic.com) è oggi uno dei principali attori del settore crowdfunding in Asia e la sua missione è sostenere gli imprenditori, lavorando anche con grandi organizzazioni al fine di sviluppare e rendere disponibili soluzioni basate sul concetto di crowd per le imprese.

In un momento in cui l’economia sta passando da un modello incentrato sulle corporation a un modello collaborativo i consumatori desiderano partecipare sempre di più al processo di creazione dei prodotti. Le organizzazioni che sono alla ricerca di modi efficaci per innovare trovano nella possibilità di fare leva sulle potenzialità delle persone una leva importantissima.

Crowdonomic alimenta l’intero ciclo dell’innovazione per le organizzazioni consolidate andando alla ricerca di nuove idee e collegandole con le risorse illimitate delle intelligenze collettive (www.crowdonomic.com/enterprise).

Perché Singapore come piattaforma di partenza

La crescita in Asia è una forza dirompente, guidata da consumatori che agiscono su base regionale e ci sono grandissimi mercati che ancora devono essere scoperti e compresi. “Avviare un business a Singapore è facile – dice Nicola – Il contesto locale qui favorisce molto l’imprenditoria, l’infrastruttura è molto efficiente e Singapore è il trampolino ideale per espandersi in tutta la regione”.

Un recente articolo di Venture Beat, datato 20 dicembre 2013 ha riportato che il governo di Singapore ha investito 500mila dollari per sostenere una startup del settore medicale chiamata ring.MD, il suo fondatore Justin Fulcher ha affermato: “Ho scelto di basare la mia azienda nel sudest asiatico invece che in Silicon Valley per scappare dalla ‘mentalità della bolla’” (http://marcogervasi.wordpress.com/2013/12/23/escaping-the-sv-bubble-by-raising-money-in-asia/). Singapore è sempre più un’ottima piattaforma per le start-up fatte da imprenditori che intendono conquistare il mercato asiatico in forte crescita.

Ciononostante benché tutti parlano inglese e c’è un alto livello medio di educazione scolastica, fare business a Singapore è diverso rispetto a farlo in occidente perché i modelli di business che funzionano in quelle zone del mondo non necessariamente funzionano anche in oriente. Le idee devono essere localizzate: “E’ fondamentale conoscere molto bene il mercato in cui si sta entrando”, sottolinea Nicola prendendo a esempio i comportamenti dei consumatori in relazione all’e-commerce: il mercato a Singapore è molto diverso da, per esempio, quello che si trova a Jakarta che è a solo un’ora di volo. A Jakarta la maggior parte degli utenti accede a internet con gli smartphone e poche persone usano la carta di credito quindi i sistemi di pagamento online devono essere adeguati a queste condizioni ambientali che sono molto diverse da quelle di Singapore appunto.

La regione è tanto differenziata quanto vasta. Il sudest asiatico è un mercato altamente frammentato con differenti culture e lingue. Non è proprio immediato costituire una filiale in un altro Paese asiatico dopo che si è avviato il business a Singapore. Singapore può essere considerata come una piattaforma per avviare il business ma è importante ricordare che i modelli di business variano molto da regione a regione.

Crowdonomic e l’adattamento ai mercati locali

Benchè il mercato del crowdfunding in Asia sia ancora agli inizi sta crescendo a ritmi di tre cifre in termini di valore. La Banca mondiale stima che entro il 2025 il mercato mondiale del crowdfunding varrà tra i 90 e i 96 miliardi di dollari, di questi circa 10 miliardi di dollari sarà il valore del mercato del sudest asiatico mentre quello cinese varrà tra i 46 e i 50 miliardi di dollari (Crowdfunding Potential for The Developing World http://www.infodev.org/infodev-files/wb_crowdfundingreport-v12.pdf).

Visto che l’ecosistema asiatico del crowdfunding non è ancora pienamente sviluppato Leo e Nicola hanno subito compreso che avrebbero dovuto adattare il loro modello di business iniziale. Negli Stati Uniti il crowdfunding è già un marketplace che collega le persone e gli innovatori mentre in Asia le grandi corporazioni hanno un ruolo maggiore quali player dell’ecosistema.

Attraverso le ricerche di mercato Leo e Nicola hanno compreso che le soluzioni basate sul concetto di crowd potevano rivelarsi vincenti per aiutare le grandi organizzazioni a sviluppare e realizzare le loro strategie per l’innovazione. “Capimmo dove era veramente il mercato fornendo soluzioni crowd alle grandi organizzazioni – spiega Nicola – le corporation vengono da noi con bisogni specifici: per esempio desiderano entrare in contatto con innovatori di una specifica regione geografica o uno specifico settore tecnologico. Il crowdfunding aiuta queste organizzazioni a utilizzare il potere del crowd per scoprire e validare nuove idee”.

L’obiettivo principale è promuovere l’innovazione: chi la fa in Asia? La fanno le grandi aziende le quali sanno che la prossima grande idea innovativa può sbocciare al di fuori dei confini delle loro strutture per esempio da una start-up vietnamita o indonesiana. “Quando si parla con le corporation la domanda è: come faccio a entrare in contatto con le innovazioni e con le start-up? Crowdonomic aiuta queste organizzazioni a entrare in contatto con gli ecosistemi dell’innovazione”, enfatizza Nicola (descrivendo un modello non lontano da quello che applica anche Startupbusiness con le sue attività volte a facilitare l’incontro tra le start-up e le imprese consolidate) il quale aggiunge : “la ricerca e sviluppo delle corporation diventa open source, diventa ‘collega e sviluppa’ e il crowdfunding aiuta queste organizzazioni a giovare un ruolo importante nell’ambito della nuova economia collaborativa”.

Nicola sta sviluppando un nuovo mercato e sta educando il mercato al concetto di crowdfunding e per farlo ha deciso di concentrarsi dove la domanda è maggiore, le corporation, al fine di crescere con maggiore rapidità.

I trend futuri

Nicola vede due grandi tendenze in questo settore: crowdfunding e crowdsourcing convergeranno e il modello abbraccerà altre classi di attività: equity, lending, real estate e altro, il crowd interagirà con tutti i passaggi del processo di innovazione: dall’ideazione alla commercializzazione.

Non si possono fare previsioni in relazione a quando il crowdfunding raggiungerà anche in Asia in numeri che ha negli Usa ma è certo che il potenziale di mercato è tangibile. Auguriamo a Leo e Nicola fortuna e successi e li ringraziamo per avere condiviso con noi la loro storia e la loro esperienza nell’adattare un modello di business ai mercati orientali. 

Contributor: Marco Gervasi
Featured image: Singapore, credits to Kenny (zoompict) Teo on flickr

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