Dal kitesurf a KiteGen, startup ad alta quota

Pubblicato il 28 Gen 2015

KiteGen è un piccolo impianto innovativo che si ispira al kitesurf per produrre energia sufficiente per alimentare la rete elettrica di tutta l’Italia, oltre 60GW. Il KiteGen sfrutta pienamente l’energia che fluisce copiosamente in buona parte della sovrastante troposfera, utilizzando una fonte energetica illimitata: “il vento d’alta quota”.

L’impianto, attualmente in fase di pre-industrializzazione, è stato concepito da una giovane società italiana innovativa, la KiteGen Research srl, titolare anche di altri brevetti nel settore, che attraverso la KiteGen Venture continua a portare avanti il progetto anche attraverso la ricerca di capitali. La KiteGen Venture ha già raccolto negli scorsi anni alcuni milioni euro di capitali privati per lo sviluppo della tecnologia e i costi brevettuali (possiede oltre 40 brevetti registrati in tutto il mondo) e si appresta nel corso del 2015 ad avviare nuove operazioni di fundraising. Nel corso di quest’ anno, sono diverse le sfide che KiteGen si propone di superare: l’implementazione della prima grid industriale connessa alla tecnologia KiteGen (KiteGen Stem) da 3MW nell’area di Torino, propedeutica alla realizzazione del primo grande KiteGen Campus da 50 Stem; l’organizzazione della supply chain produttiva degli impianti.

Insomma, KiteGen è una startup disruptive nel settore energetico, che si muove con grandi numeri, con un patrimonio brevetti impressionante e che è possibile considerare candidata a una exit in IPO. Fra qualche anno.

Abbiamo intanto chiesto a Davide Baratto, trentenne amministratore della società, di parlarci di KiteGen e delle sfide personali e aziendali che l’impresa pone. Essere disruptive non è facile.

Mi chiamo Davide Baratto, ho 30 anni e sono un avvocato specializzato in affari internazionali. Da luglio sono amministratore della neonata società KiteGen Venture, che si occupa di diffondere, presentare e commercializzare un innovativo sistema di generazione energetica. Il principio di funzionamento della tecnologia KiteGen è semplice: una grande ala, visualmente simile a quella usata nel kitesurf e pilotata da terra grazie a potenti software di controllo, raccoglie la costante e abbondante forza del vento d’alta quota trasformandola in energia. Un elementare principio fisico messo in atto da un sofisticato macchinario permette così di ottenere enormi quantità di energia pulita a costi di produzione molto bassi ed emissioni zero, sfruttando una fonte rinnovabile, inesauribile e accessibile ovunque.

Conoscevo questa realtà già da diversi anni, lavorando nello studio notarile di cui l’azienda è cliente. La proposta di entrare a farne parte davvero arrivò nel mese di giugno, quando avevo già in mano un biglietto aereo per il Canada e in testa l’idea di trasferirmi definitivamente dall’altra parte del mondo. Una lunga serie di notti insonni mi hanno portato alla decisione finale: era per me l’occasione di dare il mio contributo a un progetto che permetterà all’Italia di iniziare a risollevarsi dalla crisi e al mondo intero di avere nuove speranze e migliori prospettive per il futuro.

Così ho preso in mano il timone di KiteGen Venture. Non è stata una sfida semplice: costruire una società dal nulla significa affrontare ostacoli che non si erano nemmeno immaginati e vestire i panni più diversi, dal manager, all’arredatore, al responsabile risorse umane. In questi mesi ho riunito attorno a me un team giovane, competente e capace di appassionarsi al progetto e di portarlo a conoscenza del mondo esterno. Siamo riusciti a raccogliere i fondi necessari a proseguire verso la fase finale di industrializzazione, ottenendo la fiducia degli investitori verso un progetto in fase di sviluppo e scontrandoci inevitabilmente con l’atteggiamento di scetticismo e diffidenza nei confronti delle tecnologie innovative.

Le risorse finanziarie fin qui raccolte e quelle che ancora raccoglieremo permetteranno di procedere nel miglioramento tecnologico, di accogliere nuove risorse umane e di dare finalmente avvio alla fase di industrializzazione, con l’obiettivo di installare la prima macchina e iniziare quindi ad erogare energia entro la fine del 2015. I passi successivi saranno la creazione di una farm con più unità operative e lo sviluppo di succursali all’estero al fine di creare una rete internazionale.

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