Dimissioni volontarie in azienda, come gestirle

Uno dei temi più caldi di questo periodo “post” pandemia sembra essere quello delle dimissioni in azienda; diverse ricerche hanno evidenziato che c’è un altissimo tasso di abbandono del proprio posto di lavoro a seguito di riflessioni sul senso della vita e delle priorità, che hanno portato molte persone, con diversi livelli di seniority, a cercare nuovi modi di vivere la loro professione. Quindi posti lasciati liberi da alcuni, creano movimento anche per gli altri. Ma cosa succede in azienda e agli imprenditori quando un membro del team se ne va? Dal fastidio al sollievo, sicuramente una questione complessa da gestire per evitare una crisi aziendale. Cosa fare adesso? Cercare subito una persona con la stessa seniority di quella che è andata via?  Prendere una persona più junior e farla crescere internamente? Sono le domande più immediate. Questa è una situazione nella quale in molti imprenditori si sono trovati e che può rivelarsi molto difficile soprattutto quando il team è ancora relativamente piccolo o l’azienda è in fase di forte espansione. Come gestire una situazione del genere? Una persona non vale l’altra e sostituire qualcuno non è facile e comporta dei costi per l’azienda. Questo è un classico esempio di decisione in situazione complicata e non esiste una risposta giusta ma solo la possibilità di prendere una buona decisione. Napoleone Bonaparte diceva: “Niente è più difficile e quindi più prezioso dell’abilità di prendere buone decisioni” e quando questa abilità riguarda le decisioni relative alle persone che sono in azienda è ancora più preziosa, poiché c’è una forte componente emotiva in gioco che viene spesso sottovalutata e che può portare a optare per soluzioni “tampone”. Dopo aver accusato il colpo delle dimissioni, bisogna prestare molta attenzione a due cose fondamentali. 1) LO STATO EMOTIVO A SEGUITO DELLE DIMISSIONI Le dimissioni per l’ inconscio sono come un vero e proprio abbandono (alcuni psicologi dicono siano alla stregua di un lutto) e ognuno risponde in modo diverso in base alla sua storia personale. C’è chi lo vive come un tradimento, chi come un’offesa che va punita, chi come un fallimento. In base a come lo si vive la risposta emotiva sarà diversa e così saranno le risposte istintive. Se vissuto come un tradimento si tenderà a non considerare più quella persona, magari a denigrarla convinti di poterne trovare sicuramente “una migliore”. Se invece viene vissuto come un fallimento, ci si addosserà tutte le colpe (per trovare razionalmente una spiegazione per quell’abbandono) oppure si perderà la fiducia negli altri, rivedendo le deleghe in azienda e tornando a un regime di controllo. In queste situazioni non si è in grado di prendere una buona decisione poiché si sta reagendo istintivamente nei confronti del disagio e della sofferenza. Prevale la voglia di punire qualcuno e cercare di anestetizzare il più velocemente possibile quella sensazione di fastidio. Tappare il buco e andare avanti, diventando in alcuni casi molto razionali e cinici. Prima di prendere di qualsiasi decisione a seguito di dimissioni, è quindi utile domandarsi: Da quale posizione sto prendendo questa decisione? Paura, Rabbia? Voglia di dimenticare e rimpiazzare velocemente per far vedere a tutti che nessuno è poi così importante? Senso di libertà? Non è necessario giudicarsi, ma solo avere consapevolezza che siamo umani e normale quello che proviamo, l’importante è non farsi prendere troppo da queste sensazioni primordiali e prendere così decisioni poco utili a sè stessi e all’azienda. 2) A COSA PUO’ PORTARE DI POSITIVO UNA DIMISSIONE? Pur sentendo la fatica, la rabbia o l’amarezza per quelle dimissioni, è fondamentale guardare al disegno più grande e quindi cercare di capire: – l’importanza di quel ruolo aziendale che viene lasciato scoperto – di quali competenze o valori ha bisogno l’azienda per andare avanti Quando qualcuno va via, spesso è un momento prezioso nel quale porsi delle domande sul futuro e su come si possono ridisegnare i giochi per essere ancora più competitivi, efficienti e agili. Innanzitutto non è consigliabile usare il termine “sostituto” ma cercare di comprendere se il quel ruolo debba essere aggiornato e magari quali nuove competenze o atteggiamenti possono essere portati in azienda con l’inserimento di una persona nuova. Per fare questo è necessario però guardare al futuro e avere chiarezza sulla strada che l’azienda deve compiere altrimenti il rischio è di replicare il passato. Quando si sa cosa cercare, solitamente si è più veloci nel trovarlo e quando si fanno scelte consapevoli e non mossi dalla fretta solitamente i risultati sono ben al di sopra delle aspettative. A volte le dimissioni rappresentano l’occasione per far crescere una risorsa interna e ridisegnare tutta la funzione aziendale coinvolgendo il team nella ricerca delle reali esigenze in modo che la nuova persona possa portare valore a tutti loro. In ogni caso, qualsiasi sia il motivo che ha portato una persona ad andare via, è sempre fondamentale ringraziarla per la strada che è stata fatta insieme.  

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