scenari

Geopolitica e innovazione

Ministri ed esperti insieme per illustrare come il digitale e l’innovazione è potenziale risposta alle sfide del momento, e come serve avere maggiore attenzione per le startup

Pubblicato il 30 Nov 2022

La Lectio Magistralis organizzata da Lutech nel quadro degli appuntamenti Lutech Talks ha visto la partecipazione di nomi dell’economia e dell’innovazione: Galeazzo Bignami, viceministro ministero delle Infrastrutture e dei trasporti; Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del made in Italy; Matteo Bonfanti vice-capo divisione per le Relazioni istituzionali e la Cooperazione internazionale (ACN); Generale Stefano Del Col, già Capo missione UNIFIL in Libano dal 2018 al 2022; Lina Palmerini, giornalista, economista de Il Sole 24 Ore; Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post; Roberto Pozzi, vice president Southern Europe Check Point.

Il focus dell’evento, come annunciato da Alberto Roseo chief marketing, communication & strategy fficer di Lutech ha riguardato “come l’innovazione può aiutare questa situazione geopolitica di incertezza”.

La parola chiave che ha ruotato intorno a tutte le domande e argomenti è stata proprio “incertezza”, che in questi due anni di pandemia è stata a detta di De Angelis “una sorta di spazzola della storia”, perché se da un lato ci siamo accorti di non essere per nulla un Paese digitalizzato, dall’altro è stata anche fonte di opportunità e progetti, come per esempio il PNRR.

IL PNRR

E proprio il Piano ha dato il via all’evento con l’intervento da remoto del viceministro Galeazzo Bignami, infatti il nuovo governo tra i diversi temi da trattare avrà quello “dell’atterraggio delle riforme, come il PNRR” e per questo Bignami ha sottolineato che il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, “Raffele Fitto, sta conducendo una ricognizione puntuale” incontrando ministro dopo ministro, proprio perché nel PNRR non era prevista “una struttura di missione tale da coordinare le attività”. “Il PNRR è uno strumento che ha perso circa di il 10% di valore nell’ultimo anno a causa dell’inflazione”, ha poi aggiunto, specificando che “vanno rivisti alcuni interventi” o inevitabilmente andranno messi altri soldi per far partire i bandi. Ma il nuovo governo non ha ereditato solo questa criticità: manca anche il personale specializzato. Serviranno delle task force, “bisogna reperire chi eventualmente potrebbe partecipare” ha ribadito Bignami, ovvero “c’è un problema nella selezione del personale tecnico, rischiando di mandare in loop l’intero sistema anche al di fuori del PNRR”.

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Cybersecurity

Sul tema della cybersecurity Bignami è dell’idea che “bisogna lavorare su un sistema rete” e “va detto fisso un obiettivo: per noi la cyber sicurezza è un obiettivo strategico per mettere la nostra Nazione, la nostra patria” in sicurezza dalle minacce esterne e questo “è l’obiettivo di legislatura che intendiamo realizzare subito”.

Ricordiamo infatti i diversi attacchi cyber che sono aumentati con l’inizio della guerra in Ucraina e che già ci eravamo occupati con la nostra inchiesta. Secondo Matteo Bonfanti a questi attacchi e sulla preparazione dell’Italia a tale tipologia “non si è mai pronti fino alla fine ma si cerca sempre di essere pronti, e a volte si cerca di inseguire una minaccia che evolve, che cambia”. “Già con la pandemia ma poi con il conflitto si è assistito a situazioni caratterizzate da incertezza ma anche da complessità” e “si è assistito a un aumento di quello che sono gli attacchi cibernetici sia sul piano interno, nazionale, che internazionale”. “Per quanto riguarda l’Italia come Agenzia abbiamo sicuramente osservato un aumento”. “Più preoccupanti sono gli attacchi di tipo ransomware, che non sono stati indirizzati direttamente da attori nazionali, ma sono stati la ricaduta della distribuzione di software malevoli a livello internazionale”. “Sono attacchi di natura, diciamo in generale, criminale, ma sono attacchi che se hanno invece come obiettivo sistemi informativi che sottintendono all’esercizio di una funzione essenziale dello Stato o all’erogazione di un servizio essenziale anche da parte di operatori pubblici e privati possono sollevare questioni legate alla sicurezza nazionale”. Secondo Bonfanti l’Italia ha adottato un approccio “multilivello, multistakeholder e multidisciplinare” con strumenti sia sul piano normativo, che hanno coinvolto il sistema pubblico e privato, sia attraverso campagne di informazione e interventi nella formazione. E “lo sviluppo tecnologico” è “uno dei compiti dell’Agenzia”, e uno dei compiti che “la strategia nazionale di cyber sicurezza attribuisce anche all’ecosistema nazionale è quello di promuovere e incentivare la ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche sicure e possibilmente made in Italy”. Proprio per quanto riguarda la Strategia di sicurezza nazionale ha precisato che l’Agenzia sta lavorando e ha voluto puntare su delle “KPI per valutare progressivamente l’effetto, l’efficacia, l’impatto” di queste misure.

In merito all’attacco della settimana scorsa al Parlamento europeo che è stato rivendicato da un gruppo hacker filo-russo, di attivisti hacker, secondo Roberto Pozzi “siamo a un livello 2.0 perché gli attivisti sono diventati dei gruppi organizzati” rispetto al passato in quanto oggi “sono dei gruppi criminali che si sono posti degli obiettivi specifici e che stanno assoldando continuamente, come se fosse un esercito di militari in costante crescita”. Specificando che dei “quattro gruppi di attivisti che conosciamo almeno uno fa capo alla Russia”. Anche se sono stati fatti diversi passi avanti, ha continuato, “Oggi siamo ad un livello 3 su una scala da 1 a 5 di sicurezza informatica” e quello che bisogna fare in primis è “cultura e training”.

Anche secondo Stefano Del Col “il contesto in cui viviamo è sempre più incerto – e per questo – abbiamo bisogno di nuovi dati e di una leadership in grado di saperli leggere, perché spesso sono troppi. Il leader deve essere capace di utilizzare la tecnologia per prendere le decisioni giuste e mantenere una certa empatia” allo stesso tempo.

La deindustrializzazione, l’energia e la geopolitica

Lina Palmerini aggiunge il tema della deindustrializzazione dell’Europa, problema che diventa più acuto con la crisi energetica e soprattutto lo svantaggio competitivo con le altre grandi potenze come America e Cina, sottolineando la probabile difficoltà di un’alleanza europea al di là di tutte le cose che ci dividono tra Paesi e che non starebbero portando a una soluzione comune sull’energia. E sulla deindustrializzazione Valentini fa l’esempio della Cina “che, essendo il 20% del Pil mondiale, si trova con cattiva gestione del covid, problema demografico e con l’aumento delle bolle speculative che ora stanno scoppiando”. Poi sempre Valentini afferma che “Il commercio tra Italia e Russia è stato azzerato” e “così abbiamo la deindustrializzazione e recessione globale che si avvicina”. Ecco che, aggiunge, “siamo in un momento di incertezza, complessità, siamo in un momento di velocità e rapidità per il quale purtroppo la navigazione a vista richiede prudenza”.

Secondo Valentino Valentini “è un rischio sistemico – ma – nessun Paese europeo da solo ce la può fare” proprio perché “il vecchio modello di globalizzazione è finito, una globalizzazione per la quale per un imprenditore il punto importante era ‘quanto mi costa per fare questo bicchiere e in quanto tempo ce l’ho nella mia catena’ e non gli importava la sicurezza delle forniture, il luogo da cui veniva, perché c’era una geopolitica che funzionava. Questa globalizzazione è conclusa e finita. La guerra in Ucraina ce l’ha dimostrato – e anche – il covid ce lo ha insegnato”. C’è la possibilità di giungere al momento in cui nessuna delle due parti potrà sopravvivere, ma, conclude, “il rischio è che uno dei due accetti la cessazione delle ostilità, per poi 5-10 anni dopo riprendere”.

La mancanza di un ministero dell’Innovazione

Ricordiamo che il nuovo governo ha cambiato il nome del ministero, trasformandolo da ministero dello Sviluppo Economico (Mise) in ministero delle Imprese e del made in Italy (MIMI), di cui è ministro Alfonso Urso e vice ministro Valentino Valentini.

Sulla mancanza di un ministero per l’Innovazione e del suo ministro, Bignami all’inizio dell’evento ha risposto che “in realtà il ministro dell’Innovazione non è mai stato parte integrante della nostra cultura ministeriale – ritenendo che tutta l’attività digitale – deve permeare ogni singolo dicastero che deve essere dotato di una autonomia digitale al fine di ispirare tutta la macchina”.

Secondo Valentino Valentini “che ci sia il ministero o non ci sia il ministero deve essere un qualcosa di tale che permea tutto”.  E ha aggiunto: “Senza l’innovazione non si va avanti, e in fondo l’innovazione è una forma di energia e di creatività che abbiamo dentro”.

Noi di Startupbusiness però non ci siamo accontenti di queste risposte e abbiamo voluto porgere la seguente domanda al viceministro Valentini: il suo intervento nell’ambito delle diverse tematiche di questa sera è stato esaustivo. Quello che forse si è perso è stato il focus sull’innovazione relativo al suo ecosistema, di cui fanno parte le innumerevoli startup, player, fondi, università e associazioni. Quale ruolo hanno le startup e le PMI innovative nell’agenda del vostro ministero?

“Non ho le deleghe, quindi sono nel ministero. In questo ministero purtroppo si è perso il focus startup come tale perché hai le grandi crisi, prima cosa, poi hai una dispersione su una serie di cose e soprattutto essendo andato tutto alla parte cyber, digitale ecc… a Palazzo Chigi ecc… non ancora si è trovato – il focus. È evidente che poi le startup non sono soltanto nel settore d’innovazione. Le startup sono uno dei punti fondamentali, e voglio vedere cosa c’è da rifinanziare e come possiamo aiutarle. Anche questa è una questione trasversale. Sul tema startup uno pensa immediatamente al digitale, ma come startup grazie a Dio abbiamo delle aziende che fanno benissimo anche nell’agrifood e sono bravissimi. Non sono in grado di darti una risposta adesso, perché ci ho appena messo piede, per cui quando ho visto quello che rimane, ed è evidente che in un bilancio che deve tenerci in piedi non hai quantità enormi di denaro, ma c’è la disponibilità e la volontà di aiutare le startup”. (Photo by David Watkis on Unsplash )

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