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Il CVC italiano, piccole imprese che investono in startup

Il rapporto dell’Osservatorio Open Innovation mette in luce come il Corporate Venture Capital italiano si stia dimostrando efficace per la crescita delle aziende innovative

Pubblicato il 16 Dic 2022

La settima edizione del report report dell’Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital italiano promosso da InnovUp e Assolombarda con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e con il supporto di Confindustria, Piccola Industria e Area Scienze della Vita e Ricerca, mette in luce come In Italia operano oltre 17 mila imprese innovative, tra startup e PMI, che contano più di 123 mila quote di partecipazione e 81 mila soci. Il 31,2% delle imprese è partecipata da soci Corporate Venture Capital, così come il 19,4% delle quote totali e il 15,9% dei soci.Queste imprese generano 4,3 miliardi di euro, ben il 45,4% dei ricavi totali delle startup e PMI innovative italiane, in aumento di quattro punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Sono proprio le startup e le PMI partecipate da CVC a crescere più delle imprese innovative totali, non solo in termini di quote e di soci: le “imprese CVC” registrano infatti un aumento annuo dei loro ricavi del +23%, mentre il totale delle imprese innovative si ferma al +4,8%.

I Corporate Venture Capital sono prevalentemente società di piccole dimensioni (il 63,7% ha meno di 10 addetti) e con base nel Nord-Ovest del Paese (nel 47,5% dei casi), soprattutto in Lombardia, regione che si distingue in particolar modo per la percentuale di imprese innovative partecipate da CVC con Margine Operativo Lordo (MOL) positivo, pari al 75% (21 punti percentuali in più della media italiana).

L’analisi delle partecipazioni

Le oltre 17 mila imprese innovative presenti in Italia (startup e PMI) contano più di 123 mila quote di partecipazione per 81 mila soci, e il fenomeno è in crescita: nel 2022 il numero di imprese innovative è aumentato del +6,4% su base annua, le quote di partecipazione dei soci del +12,5% e il numero di soci del +10,1%.

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Nel 2021 la totalità di startup e PMI del Paese ha prodotto complessivamente 9,5 miliardi di euro di ricavi, in aumento del +4,8% annuo e del +38,8% rispetto al livello pre-pandemico del 2019. Circa un terzo di queste (31,2%) sono partecipate da Corporate Venture Capital: un totale di 5.300 imprese che generano 4,3 miliardi di euro di ricavi, pari al 45,2% dei ricavi totali delle startup e PMI innovative italiane (l’incidenza più elevata tra le categorie di investitori).

Le startup e PMI partecipate da CVC crescono più delle imprese innovative totali, sia in numero (+12,4% contro il +6,4%) sia in termini di ricavi: le imprese CVC registrano infatti un aumento annuo dei loro ricavi del +23%, mentre delle imprese innovative nel complesso crescono del +4,8%.

Anche le performance economiche medie sono positive: il valore della produzione medio delle startup e PMI innovative partecipate da CVC passa da 5,9 milioni nel 2020 a 7,5 milioni di euro, in crescita del +27,9% così come il valore aggiunto medio (+27,5%). Si mantiene invece stabile, intorno al 54%, la percentuale di imprese CVC con margine operativo lordo (MOL) positivo. Sotto il profilo della raccolta di capitale, le imprese CVC si attestano come la categoria più dinamica con 249 milioni di euro di capitale raccolto.

La suddivisione territoriale e settoriale

Gli investitori di origine Corporate sono principalmente società con meno di 10 addetti (il 63,7% del totale investitori CVC) appartenenti ai servizi non finanziari per il 41,1%, ai servizi finanziari (incluse le holding d’impresa) per il 17,4%, ai servizi informatici per il 12,1% e all’industria per l’11%. I soci Corporate investono principalmente in imprese innovative operanti nei settori “software e informatica”, ma non solo. I soci investitori appartenenti all’industria, infatti, differenziano maggiormente le loro partecipazioni e investono per il 29,9% in startup e PMI dell’industria, per il 27,9% in imprese del “software” e per oltre un quinto (21,7%) in quelle della ricerca e sviluppo: questa particolare tendenza sottolinea la capacità dell’industria di sviluppare intorno a sé ecosistemi di natura diversificata per rispondere a esigenze eterogenee.

Quasi la metà (47,5%) dei soci CVC è concentrata nel Nord-ovest Italia, mentre le startup e PMI innovative sono localizzate in maniera più diffusa. Infatti, oltre al Nord-ovest (dove si conta il 35% delle imprese), si registra una considerevole presenza anche nel Sud (25,1%), nel Centro (21,1%) e nel Nord-Est (18,8%). Osservando congiuntamente le due distribuzioni si deduce una carenza di potenziali investitori corporate nel Sud, a fronte di un’elevata presenza di imprese innovative nella stessa area geografica.

Elevato è il dinamismo intersettoriale, con la gran parte dei soci CVC che investe in settori diversi dal proprio (81,4%), mentre è più contenuto il dinamismo interregionale (solo il 29,6% dei CVC investe fuori dalla propria regione). Ben l’81,4% dei soci Corporate ha investito in imprese innovative operanti in settori diversi dal proprio, mentre solo il 29,6% dei soci CVC ha investito in imprese innovative che hanno sede legale in un’altra regione. Il Corporate Venture Capital in Italia, dunque, si presenta come un fenomeno che si relaziona sul territorio in un’ottica di prossimità e nello stesso tempo punta a investire in settori differenti al fine di diversificare le proprie competenze.

L’ecosistema della Lombardia

Il 27,3% di tutte le startup e PMI innovative italiane risiede in Lombardia, percentuale che sale al 36,5% in termini di quote di partecipazione e al 34,4% in termini di valore della produzione. Il fenomeno è in crescita, soprattutto in termini di ricavi, i quali nel 2021 registrano un incremento annuo del +19,8% (+4,8% la crescita in Italia).

Il CVC in Lombardia è più diffuso e cresce di più rispetto a quanto accade in Italia: delle 4,7 mila startup e PMI innovative lombarde, il 38,8% è partecipato da investitori CVC, una percentuale più alta rispetto a quella italiana (31,2%). In termini di ricavi, le imprese lombarde partecipate da CVC hanno prodotto quasi la metà (49,4%) dei ricavi totali, a fronte del 45% italiano. Inoltre, i ricavi delle imprese CVC registrano una crescita annuale del +39,5%, più elevata di quella delle imprese CVC italiane (+23%).
Sotto il profilo delle performance economiche, la Lombardia si distingue in particolar modo per la percentuale di imprese innovative CVC con MOL positivo, pari al 75%, 21 punti in più della percentuale italiana (54%).

Le caratteristiche dei soci Corporate lombardi sono simili a quelle evidenziate dai dati nazionali: sono soprattutto società di piccole dimensioni appartenenti ai servizi non finanziari, ma anche holding di impresa e investono principalmente nei settori “software”. Emerge però una particolare tendenza in termini geografici: solo il 20% dei soci lombardi investe fuori dalla propria regione, una percentuale più bassa rispetto al 29,6% della media italiana, sintomo che in Lombardia è presente un ecosistema solido in grado di “trattenere” gli investimenti.

“Nell’ultimo anno, con lo sblocco del Fondo Nazionale Innovazione e l’entrata a pieno regime del Pnrr, l’Italia ha messo a disposizione nuove risorse da cui attingere per accelerare la crescita dell’intero ecosistema startup” afferma in un nota Antonio Ghezzi, direttore dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano -. Strumenti efficaci che hanno permesso di accedere a nuovi mezzi e di valorizzare la filiera dell’innovazione, che ricopre sempre un ruolo centrale nell’economia del nostro Paese, riportandola ai livelli precedenti alla pandemia. Il comparto ha saputo cogliere e ottimizzare un’opportunità di crescita collettiva che aspettavamo da tempo, nonostante le difficoltà evidenti degli ultimi due anni”.

“In un anno che ha visto crescere gli investimenti in startup italiane oltre la soglia dei 2 miliardi di euro, in controtendenza con quanto accaduto all’interno della maggior parte dei Paesi europei, è ora fondamentale che le istituzioni mettano a sistema nuove forme di supporto per chi investe in realtà innovative, ad esempio coinvolgendo maggiormente i grandi investitori istituzionali tramite deduzioni fiscali ad hoc, o i singolo investitori potenziando l’esenzione della tassazione sui capital gain nei primi anni di attività – dichiara Cristina Angelillo, presidente di InnovUp – . Dal momento che sono proprio le imprese sotto i 5 anni di età quelle che generano il maggior numero di nuovi posti di lavoro, è inoltre cruciale ??promuovere ancora di più l’Open Innovation a livello nazionale e stimolare le Exit di tipo industriale, istituendo appositi incentivi per le acquisizioni industrial, in modo da creare una filiera ancora più connessa e attrattiva per nuovi talenti e investitori”.

“L’Osservatorio, giunto alla settima edizione, conferma il ruolo sempre più centrale del Corporate Venture Capital e mostra come le attività di Open Innovation siano fondamentali per la piena maturità del nostro ecosistema innovativo – aggiunge Paul Renda, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda – . Su questo fronte la Lombardia, grazie alla sua spiccata vocazione imprenditoriale, può svolgere un ruolo di traino per l’intero Paese. Basti pensare che nel territorio risiedono 4,7mila startup e PMI innovative, il 38,8% delle quali è partecipato da investitori CVC, una percentuale molto più alta rispetto a quella italiana (31,2%). Per continuare a crescere come ecosistema diventa però fondamentale agevolare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, in particolar modo nei settori e nelle tecnologie a maggior potenziale di crescita, favorendo la contaminazione tra industrie mature e giovani realtà innovative. In questa direzione, come Assolombarda, ci impegneremo ancora di più per promuovere iniziative di Open Innovation e Corporate Venture Capital attraverso lo sviluppo di una nuova piattaforma in grado di far dialogare le nostre 7mila imprese con le oltre 420 startup associate”.

“I dati e le best practice presentate oggi confermano la forza del nostro sistema produttivo e sottolineano la capacità dell’industria di sviluppare relazioni strategiche per rispondere a esigenze eterogenee – dice Giovanni Baroni, presidente Piccola Industria e vice presidente Confindustria –. “Senza dimenticare che sono proprio le piccole imprese gli attori principali del Corporate Venture Capital: parliamo, infatti, prevalentemente di società di dimensioni ridotte (il 63,7% ha meno di 10 addetti) e per buona parte appartenenti ai servizi non finanziari (41,1%), che grazie a questi investimenti aumentano la loro capacità di competere. Come Confindustria sosteniamo da sempre che il CVC e l’Open Innovation rappresentino una leva strategica per aumentare l’investimento nel capitale di start up e PMI innovative e per diffondere innovazione. Proprio per questo andrebbero valorizzati maggiormente potenziando gli incentivi o le soluzioni fiscali a supporto. Si tratta, infatti, di partnership industriali che consentono a PMI innovative e startup di beneficiare di competenze, risorse e capacità aggiuntive per raggiungere un numero più elevato di clienti e mercati e alle grandi imprese di accelerare i processi di innovazione grazie a idee, progettualità e tecnologie provenienti dall’esterno del perimetro aziendale”.

“Il settimo Osservatorio Corporate Venture Capital ed Open innovation – afferma  Paolo Ghezzi direttore generale di InfoCamerela Società per l’innovazione digitale delle Camere di Commercio Italiane , mostra come il CVC sia diventato uno strumento essenziale per la crescita delle imprese innovative. L’analisi quantitativa, di cui InfoCamere è partner scientifico e realizzata insieme al Centro Studi Assolombarda, è un chiaro esempio di come i dati ufficiali del Registro Imprese, analizzati in collaborazione con enti esperti, possano diventare un asset determinante per la lettura dei fenomeni imprenditoriali”.

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