Il sogno di xmetrics, lanciata anche la campagna di crowdfunding

Pubblicato il 18 Ott 2014

Xmetrics è la prima società startup italiana del nuovo programma d’investimento e incubazione alle startup Breed Replay, focalizzato sulla IoT industry. Oltre ad aver già firmato il term sheet per l’ingresso di Replay nel capitale sociale (di cui abbiamo parlato recentemente), la società ha anche aperto una campagna di crowdfunding su Indiegogo.

Qui di seguito il loro adorabile swing.

xmetrics disegno

Sono Francesco Quartuccio, e insieme ad altri quattro amici nel giugno di quest’anno abbiamo fondato Xmetrics. Xmetrics è una startup che progetta e, a partire dell’inizio del 2015, commercializzerà dispositivi indossabili per lo sport.

I primi dispositivi sono rivolti al mondo del nuoto. Xmetrics è il sogno di uno dei fondatori, Andrea Rinaldo, che da ex nuotatore professionista, allenatore di nuoto e ingegnere nelle telecomunicazioni, si è sempre chiesto come mai non ci sia niente di tecnologico da utilizzare in uno sport così bello. Ci ha coinvolti e così abbiamo realizzato il suo sogno. Il suo sogno che è anche diventato il sogno di tutti noi, quello di fare impresa.

E’ proprio quello che ci piace dire perché abbiamo creato un’azienda vera e propria. Ormai nel linguaggio comune fare impresa e fondare una startup sono diventati sinonimi, ma credo siano due concetti diversi. Tutte le aziende all’inizio sono delle startup, anche il fruttivendolo sotto casa che ha appena aperto il negozio è una startup, ma è molto diverso fare la starup di una app o sito internet (che vanno molto di moda), di un negozio (perche’ oltre gli investimenti in capitale devi avere una forte conoscenza del settore) o di una azienda che desidera progettare e commercializzare dei prodotti fisici (non solo know-how interno, ma forti investimenti e solida rete di contatti).

Proprio sul fare impresa abbiamo capito di quanta fuffa ci sia attorno, dentro e fuori al mondo delle startup in Italia. Il percorso verso la realizzazione di Xmetrics e’ stato, ed e’, divertente ed impegnativo. Vi cito qualche episodio.

Incontro con possibile partner industriale. Prima impressione, una azienda solida. Le persone che conosciamo (tutti con nomi altisonanti, CEO, CFO, Chief etc – anche noi ci siamo dati questi nomi :-D) sembrano competenti. Ci beviamo una birra con loro, tutto fila liscio. Dopo qualche settimana li andiamo a incontrare nei loro uffici. E qui iniziamo ad avere i primi dubbi, parliamo di cosa possiamo fare e cosa no, anche il capo dell’azienda esorta: bene! Il vostro prodotto ci piace! Venite con noi, ci cedete tutto e in cambio fate parte del management team. Ci siamo alzati e ce ne siamo andati.

Presentazione di pitch. Un modo da scoprire. Più se ne fanno e più si capisce che ognuno tra coloro che ti ascoltano ha in testa una presentazione di pitch in forma e contenuti tutta sua. C’e’ chi vuole le slide con tante scritte chi invece vuole solo immagini emozionali. Chi vi dice che l’analisi del mercato non è approfondita. Chi si sofferma sugli errori di battitura (ora che succede se per sbaglio una e è senza accento?).

Chiamata via skype da Londra con una società di investimenti italiana, vediamo la presentazione del pitch insieme. Esordiscono: “ma in questa presentazione non ci sono i dettagli”. Risposta: “è una presentazione di pitch, i dettagli li lascio agli approfondimenti”. Andiamo avanti. Non hai specificato chiaramente come intendi vendere il prodotto, manca totalmente: Risposta: “abbiamo iniziato due mesi fa, stiamo valutando tutte le opzioni questi ci sembrano le più plausibili”. Contro-risposta (con tono di chi le sa tutte): “eh ma non va bene, bisogna avere le idee chiare”. Non continuo a tediavi, penso abbiamo capito, anche perché sono le esperienze più comuni.

Business plan. Questa e’ una delle parti piu’ divertenti. Non sapete quanti vi chiedono con precisione le vendite stimate nei primi tre anni. Che e’ un paradosso. La prima cosa che ti dicono è: “devi vendere una idea, un sogno, se riesci a coinvolgerli saranno con te”. Pero’ poi ti dicono, si ma quanto sperate di vendere il primo anno? Possiamo stimare il mercato potenziale ma non le vendite, stimare le vendite è un lavoro da azienda in un mercato maturo con dei venditore, non da startup. Anche perché, ci dobbiamo ricordare che gli investitori ricordano sempre i numeri che gli diamo.

 Ci stiamo divertendo. E continueremo a farlo. Lo spirito è quello di chi ha una visione, crede nel suo progetto e farà di tutto per farlo vivere e crescere. Ognuno di noi fondatori, ha lasciato, sta lasciando, il suo posto di lavoro con tanto di lauti stipendi e benefit. Un posto al caldo barattato per un progetto da trasformare in realtà.

Siamo convinti che si possa fare impresa ma ogni giorni bisogna alzarsi dal letto ed essere pronti a lavorare le sane 14 ore al giorno, sabato e domenica compresi. Evitando di dormire per stare anche con la propria famiglia.

Noi ci crediamo, e voi? Dimenticavo, andate su Indiegogo e sostenete il nostro progetto. Sostenete e condividete.

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