IntendiMe, smart home per non udenti

Pubblicato il 07 Ago 2015

“Abbiamo creato un dispositivo che nell’ambito delle mura domestiche permette a chiunque ha problemi di udito, di essere avvisato riguardo rumori che fanno parte della propria quotidianità, anche i più particolari, servendosi di una tecnologia capace di rilevare le vibrazioni che generano i suoni. In questo modo le persone si sentono più indipendenti e al sicuro.”

Alessandra Farris usa queste parole per spiegare il progetto IntendiMe, startup nata nel 2014 in Sardegna, dall’idea di tre giovani.

Alessandra, come nasce il vostro progetto? Qual è stata la scintilla che vi ha portato a crearlo?

Il progetto è nato all’interno del Contamination Lab, un percorso interdisciplinare dell’Università di Cagliari, partner di Innovaction Lab di Augusto Coppola, e si è classificato al primo posto. Lo scopo è quello di mettere insieme dei perfetti sconosciuti dai diversi background, in modo che pensino ad un problema e a come risolverlo. Per quanto riguarda il nostro team ci siamo uniti per affinità ed insieme abbiamo pensato, partendo dalla mia esperienza personale, cioè dal fatto che i miei genitori siano sordi, di realizzare qualcosa che rispondesse alle loro esigenze in fatto di sicurezza e indipendenza domestica. Quindi partendo da un problema reale, e grazie alla fortuna di aver trovato dei colleghi molto sensibili e interessati all’argomento, insieme stiamo realizzando questo “sogno”.

Sul sito, nella vostra presentazione, è indicato che il vostro prodotto è “in grado di rilevare tutti i suoni della casa e avvisare l’utente direttamente sul proprio smartphone, tablet o dispositivo da polso.” Come funziona esattamente?

Tutto parte da una speciale placchetta, il cuore di IntendiMe, grande poco più di una moneta da due euro, che permette di percepire anche i suoni più particolari.

Basta semplicemente attaccarla sulla fonte sonora prescelta (campanello, allarme, telefono) e appena questa rileva un suono, l’utente riceve una notifica sul proprio smartphone, tablet o bracciale, che vibreranno e si illumineranno. L’intero sistema è supportato anche da un’unità centrale, che gestisce, monitora e migliora la comunicazione tra i dispositivi, dando la possibilità all’utente di beneficiare delle funzionalità del sistema anche fuori casa, se si possiede una connessione internet domestica. La rilevazione del suono è precisa ed immediata, proprio perché la placchetta viene attaccata fisicamente sulla fonte sonora; inoltre. il fatto di poterla attaccare e staccare ovunque, non pone limiti alla fantasia delle possibili fonti da rilevare e l’intero sistema può essere trasportato dappertutto (case, alberghi, luogo di lavoro).

 

Qual è il mercato in cui vi muovete?

Il mercato in cui andremo ad inserirci è quello dell’Assistive Living Technology ed in modo particolare nel settore dei Sensory Impairement, interessato da una forte crescita negli ultimi cinque anni, e dato che il nostro dispositivo è anche un wearable, mercato altresì interessato da un’importante crescita, ci ricaveremo uno spazio anche all’interno di quest’ultimo.

 Chi c’è dietro le quinte di questa startup e da quali percorsi professionali e formativi provengono i fondatori?

Il team di IntendiMe è piuttosto variegato: ci sono io, con alle spalle studi classici e una decennale esperienza nella vendita di beni di lusso; Giorgia Ambu, in tasca una laurea magistrale in Economia manageriale e cinque anni di esperienza nella gestione cassa in attività commerciali e tenuta contabilità; Antonio Pinese, giovane laureando in Informatica, programmatore e sviluppatore hardware; Riccardo Arciulo, ingegnere elettronico esperto in wearable devices che ci fa da advisor e alcuni collaboratori che ci supportano dal punto di vista dello sviluppo tecnico, della grafica, delle traduzioni dei testi e della comunicazione.

Guardando il lato economico, vi siete autofinanziati o avete ricevuto dei finanziamenti per avviare la vostra impresa?

Ovviamente credendo fermamente nel nostro progetto, ci siamo autofinanziati fin da subito, ma non avendo dei risparmi da parte, ognuno di noi ha iniziato a svolgere dei lavoretti (che tuttora portiamo avanti) per racimolare il denaro necessario alle varie attività che una startup richiede. Nel frattempo, il mese scorso IntendiMe è stata una delle quaranta startup selezionate da TIM #WCAP su oltre mille candidate, vincitrici del programma di accelerazione con assegnazione di un grant da 25 mila euro.

Qual è il vostro modello di business?

La strategia di pricing è un compromesso tra l’ottenimento di margini positivi e la fornitura ad un prezzo consono alla capacità di spendita. Sulla base delle diverse esigenze saranno disponibili dei kit predisposti o personalizzabili; inoltre i singoli prodotti potranno essere acquistati anche separatamente.

In una fase iniziale il sistema di prodotto verrà venduto tramite un negozio e-commerce, per poi espanderci successivamente tramite delle partnership al settore retail e a negozi specializzati. Partiremo dall’Italia per poi esportare il prodotto all’estero.

Quali sono i competitor?

Tra i nostri competitor a livello mondiale troviamo sia cani addestrarti a riconoscere i suoni, sia wearable devices di diverso tipo, applicazioni per smartphone o tablet che notificano segnali preregistrati, o trasmettitori e ricevitori di stampo tradizionale che riconoscono soltanto un numero limitato di suoni. I vantaggi del nostro sistema di prodotto sono, senza dubbio, il fatto che l’utente ha la possibilità di rilevare con precisione qualsiasi suono voglia, che possa portarlo ovunque, che sia quasi invisibile all’interno dell’abitazione e adattabile a qualsiasi impianto preesistente senza richiedere ulteriori modifiche o spese aggiuntive.

Voi utilizzate la tecnologia per aiutare le persone che hanno una particolare difficoltà: in che modo, secondo voi, il digitale potrà migliorare anche alcune situazioni relative alla salute?

Il digitale sta dimostrando che può fare molto per semplificare la vita di chi ha problemi di salute o è interessato da una qualche disabilità, ma a patto che sia davvero accessibile, semplice da usare per il diretto interessato e non solo per chi eventualmente se ne fa carico. Tenendo conto di questo, abbiamo elaborato il nostro sistema tale da essere estremamente semplice per chiunque usufruirne, dai tech-addicted ai “profani” , fino alle persone anziane. L’innovazione deve essere al servizio delle persone, in particolare di quelle con problemi di salute, per migliorarne la quotidianità e per questo non può permettersi di essere per l’utente finale troppo elaborata o richiedere quasi uno specifico training, prima che inizi realmente ad apportare benefici alla persona; deve piuttosto apparire banale e immediata, anche se ci sono dietro le più sofisticate tecnologie.

Infine, quali sono gli obiettivi futuri?

Al momento stiamo lavorando al miglioramento dei dispositivi e incrementando la nostra formazione professionale grazie a TIM #WCAP che ci ha accolti nell’acceleratore di Roma. Inoltre, in vista di un viaggio a New York in programma per fine agosto (premio assegnatoci dall’Ambasciata Americana in quanto vincitori di Innovaction Lab Sardegna), dove andremo a presentare IntendiMe agli investitori americani e anche della competizione Start Cup Sardegna, stiamo elaborando nuove strategie nell’ottica di presentare al meglio il nostro progetto.

Jessica Malfatto

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