iTalentJob: come si rendono più competitivi i giovani italiani

Pubblicato il 22 Lug 2015

Questa settimana ho intervistato Tommaso Lucentini, co-fondatore di iTalentJob (nella foto in basso). La startup si occupa di offrire servizi ai giovani che vogliano trovare lavoro attraverso lo sviluppo di soft skills e abilità trasversali a tutte le professioni.

Qual è il vostro background formativo e professionale e da dove è nata l’idea per la vostra startup?

Io e Marco Aurelio (l’altro co-founder) abbiamo studiato entrambi all’Università IULM di Milano, in particolare nel corso di Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa. Io ho lavorato alla Camera di Commercio Italo-Thailandese a Bangkok come stagista e successivamente nel marketing in un’agenzia di branding a Londra. Marco Aurelio invece si è occupato di marketing e comunicazione nell’azienda di famiglia e adesso sta approfondendo il tema della Reputation Management seguendo un Executive Master presso la scuola di comunicazione dello IULM.

L’idea è nata durante un Career Day all’Università, quando ci siamo resi conto che la maggior parte dei nostri colleghi aveva lo stesso modo di presentarsi di fronte alle imprese, e in particolare lo stesso formato di curriculum (il tanto vituperato Europass). Non segnalando esperienze che potessero distinguerli dagli altri non ottenevano buoni risultati. Abbiamo deciso quindi di approfondire il tema e cercare possibili soluzioni.

Quindi cosa fa esattamente iTalentJob?

iTalentJob è una startup che si occupa di aiutare i giovani universitari e laureati alle prime armi a conquistare il primo impiego. Offriamo un toolbox molto vario per aiutare a migliorare la comunicazione della propria esperienza e delle proprie capacità. Per fare qualche esempio: la stesura, la revisione e la traduzione del curriculum, le tecniche per affrontare il colloquio di lavoro, la creazione di una strategia operativa per la ricerca dell’impiego, il buon utilizzo della reputazione online e molto altro.

Da quanti e quali elementi è composto il team e quali sono i loro background?

Il nostro team è composto da sette membri ed è in fase d’espansione: abbiamo una editorialista appassionata di giornalismo e due videomaker, tutti e tre laureati IULM; un responsabile del magazine online proveniente dalla Cattolica con un background in economia e un grafico che ha studiato alla ILAS di Napoli.

Quali sono le principali metriche relative alla vostra startup?

Siamo in beta privata da pochi mesi, ma ad oggi abbiamo già servito più di 30 giovani – 13 di loro hanno trovato un impiego entro i primi due mesi dall’inizio del nostro supporto; 7 di loro ha trovato lavoro all’estero. Una di loro, in particolare, ha raggiunto il suo obiettivo primario, lavorare per la Trivago in Germania.

Lucentini, fondatore di iTalentJob

A che punto siete dello sviluppo della venture? Quali sono le vostre prospettive future?

Abbiamo suscitato l’interesse di un paio di organizzazioni pubbliche e investitori privati italiani.Siamo in piena fase di revisione dei processi gestionali; abbiamo leggermente allargato il team per migliorare e rivedere la nostra struttura di costi e di fornitura servizi. Il nostro obiettivo è quello di testare ulteriormente i nostri prodotti e raccogliere ulteriori feedback. Contiamo di uscire dalla beta ed essere pronti fra 6 mesi al lancio ufficiale.

Il servizio di iTalent Job lavora molto sulla presentazione digitale del candidato, andando a rafforzarne il profilo di fronte ad un possibile selezionatore. Pensate che nei giovani italiani vi sia già un buon livello di partenza o ci sia confusione? Quali sono le principali criticità che riscontrate in tal senso?

Nonostante la maggioranza abbia un profilo sui principali social network, quasi nessuno li utilizza in ottica di ricerca lavorativa. Molti giovani inoltre trascurano la questione privacy. Cercando il loro nome su Google è più facile incappare in foto dove hanno una bevanda alcolica in mano – o peggio – che avere riscontri professionali o semplicemente più sobri. Non a caso le ultime ricerche di Adecco segnalano che il 25% dei selezionatori dichiarano di aver escluso dalle selezioni i candidati per via di contenuti trovati online. Ciò che manca è la consapevolezza delle potenzialità del digitale e dell’importanza delle informazioni (trovate o non trovate) sul proprio conto, che è al giorno d’oggi una metaforica stretta di mano che avviene prima di incontro fisico.

Si parla sempre più spesso di soft skills, ossia di competenze sviluppate in un contesto informale e trasversali a tacitamente qualunque occupazione e situazione relazionale. Qual è il loro peso, a tuo giudizio, nel mercato di oggi?

Il loro peso é fondamentale. Quasi la totalità dei neolaureati in Italia non ha un esperienza lavorativa al termina il percorso formativo e ciò che li distingue è soltanto il voto di laurea e il tempo impiegato ad ottenerla. Inoltre un neolaureato non sempre viene messo in condizioni di poterle far crescere a dovere e si trova spiazzato in un mondo nuovo, vasto e per certi versi ostile. Il nostro compito in questo senso è prepararlo per far si che il mondo del lavoro diventi piacevole e familiare.

di Andrea Latino

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

LinkedIn

Twitter

Whatsapp

Facebook

Link