Italianway tocca 15 mln € di turn over e cresce in tutta Italia

Pubblicato il 20 Feb 2020

View of dammuso, tipycal house in Pantelleria, Sicily

Italianway, pmi innovativa prop-tech fondata da Davide Scarantino a fine 2014 e guidata da Marco Celani in soli quattro anni è riuscita a svilupparsi fino a gestire oggi un volume di alloggi, località, prenotazioni in costante crescita.

Italianway (di cui qui scrivemmo della partnership con Soldo), grazie agli oltre tre milioni di euro di investimento sul software proprietario che le ha consentito di automatizzare e gestire tutti i i processi del vacation rental e al team composto da 100 persone per la maggior parte under 30 laureati e plurilingue assunti a tempo indeterminato e in maggioranza donne, e di circa 350 persone nell’indotto oggi è tra i protagonisti nel nostro Paese nel campo dell’accoglienza diffusa.

“Il team di giovani professionisti Italianway ha sviluppato un invidiabile set di competenze interdisciplinari che ci hanno consentito di raggiungere importanti traguardi – spiega a Startupbusiness Marco Celani, amministratore delegato di Italianway – Il punto di forza di Italianway continua a essere la capacità di investire in software, innovazione e automazione in un settore in cui le piccole realtà non riescono a raggiungere economie di scala sufficienti a lavorare sull’efficienza dei processi, perché i singoli imprenditori sono costretti a occuparsi in prima persona di ogni aspetto della vita aziendale e spesso non hanno nemmeno risorse adeguate per aprirsi a una vera innovazione”.

Il team di Italianway al centro a sinistra l’AD Marco Celani e il fondatore Davide Scarantino

Per l’azienda partita da Milano che negli ultimi mesi ha attivato oltre 40 destinazioni in tutta Italia, ultimissima new entry Pantelleria,  contrattualizzando più di mille appartamenti di cui 700 già online e prenotabili direttamente dal portale, ha chiuso il 2019 con un consuntivo di 15 milioni di euro di turn over a un tasso di crescita del +30,6% rispetto al 2018, numeri significativi per l’azienda che ha provveduto per altro a pagare 1,2 milioni di euro tra IVA e contributi e a inviare 35mila fatture elettroniche per conto dei proprietari degli immobili che gestisce, in nome dei quali ha versato anche un milione tra cedolare secca e tassa di soggiorno.

Sul fronte incoming i risultati sono altrettanto brillanti: nell’anno che si è chiuso ltalianway ha accolto in Italia oltre 45mila viaggiatori di 164 Paesi (26mila prenotazioni, 130mila notti vendute) un vero e proprio record reso possibile grazie al suo modello di accoglienza diffusa.

“Aver raggiunto nel 2019 il traguardo dei 15 milioni di euro di turn over ma soprattutto delle 130mila notti vendute e dei 45mila ospiti accolti è veramente un grande risultato – aggiunge Celani –. Nel nostro settore vediamo una competizione sempre più aggressiva soprattutto nella direzione della fidelizzazione dei proprietari. Ci sono due strade per mantenere un alto numero di appartamenti nel proprio circuito: essere capaci di garantire una buona gestione con elevata redditività come fa Italianway oppure lavorare in modalità rent to rent. La maggior parte dei nostri competitor ha optato per la modalità affitto e subaffitto, che suscita nella fase iniziale del rapporto una grande tranquillità nei  proprietari ma che solitamente porta i gestori a disattendere gli impegni presi nei confronti degli stessi proprietari per una serie di criticità connaturate a questo modello che infatti noi abbiamo sempre escluso. C’è poi il tema non trascurabile della fiscalità: diversamente da quanto accade per chi entra nel circuito Italianway, affittando il proprio immobile a una società, i proprietari perdono il beneficio della cedolare secca. Tutto questo per dire che il vero goal non è acquisire immobili ma mantenere un portafoglio importante con un tasso di abbandono dei proprietari molto basso. Questo per noi è il vero successo: la soddisfazione dei proprietari e naturalmente quella dei viaggiatori che continuano a sceglierci sempre più numerosi anche per lo standard molto alto delle abitazioni che abbiamo selezionato per il nostro circuito. Inoltre sul fronte dei viaggiatori ospitati abbiamo visto un importante aumento dei soggiorni e un’ampia differenziazione sia delle nazionalità, ben 164, sia della tipologia, dal manager allo studente, dalla famiglia ai gruppi di amici, dal business al leisure”.

Italianway non si occupa solo dei cosiddetti affitti brevi ma ha chiuso il 2019 con numeri importanti anche nel long stay, cioè la permanenza dei viaggiatori oltre i 30 giorni e fino ai 18 mesi, registrato sulla città di Milano (+174%) grazie a un massiccio incoming di manager e studenti internazionali. Parliamo di circa 160 immobili che in un solo anno hanno prodotto un turn over di oltre 5 milioni di euro.

Nel 2020 Italianway continuerà a lavorare a testa bassa per accrescere in tutte le località italiane il numero di appartamenti, ville, residenze d’epoca, dammusi e chalet gestiti e promossi sul nostro portale da cui per altro è possibile prenotare direttamente – sottolinea l’AD -. In particolare puntiamo a raggiungere un posizionamento importante sulle località stagionali entro l’estate mentre continua lo sviluppo della nostra presenza nelle grandi città, anche attraverso il dialogo con controparti istituzionali sempre più interessate ad affidarci la gestione dei propri immobili, spesso convertiti dal commerciale al residenziale”.

I viaggiatori che nel 2019 hanno scelto Italianway per la loro esperienza di soggiorno nel nostro Paese provengono da 164 Paesi del mondo: gli italiani rappresentano il 42% degli ospiti (in calo del 9% rispetto al 2018 visto che le aperture in 40 località italiane oltre Milano hanno innescato un maggiore afflusso di viaggiatori per lo più stranieri). A seguire, in ordine decrescente, russi (6%), francesi (4,54%), statunitensi (3,78%), tedeschi (3,71%) e britannici (3,35%) in netto calo, causa Brexit, rispetto all’anno precedente. In crescita spagnoli (all’ottavo posto con il 2,37%) e brasiliani al decimo con l’1,71%.

I viaggiatori del Kuwait sono quelli che hanno speso di più (3.500 euro per prenotazione), seguiti dai neozelandesi con 2.023 euro in media; gli Italiani, che si spostano non soltanto per turismo ma anche per trasferte sanitarie, oppure per questioni di studio o di lavoro, in media spendono 317 euro per soggiorno ponendosi al centesimo posto rispetto alla spesa media per nazionalità che è globalmente di 531 euro per prenotazione.

(nella foto di apertura un dammuso a Pantelleria)

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