Jonathan Ortmans, il villaggio globale delle start-up e il Gec tra Mosca e Milano

Pubblicato il 30 Gen 2014

Mosca è pronta ad aprire le porte all’edizione 2014 del Global entrepreneurship congress (Gec) voluto e organizzato dalla Ewing Marion Kauffman Foundation e nel frattempo il presidente di questa organizzazione statunitense che si occupa di sostenere e favorire lo sviluppo dell’imprenditoria e della innovazione è a Milano perché proprio qui a marzo del 2015 si terrà la prossima edizione del congresso sull’imprenditoria globale. 
Si chiama Jonathan Ortmans e come recita il suo profilo twitter è presidente della Global entrepreneurship week, chair del Global entrepreneurship congress, Senior fellow della Kauffman Foundation e presidente del Public forum institute. Startupbusiness incontra Ortmans nei locali di Talent Garden Milano: “Mi piacciono gli spazi come questo perché danno la dimensione di quanto l’ecosistema sia fiorente – dice – e gli ecosistemi oggi sono le città più che le nazioni”. Il concetto di città come unità dimensionale degli ecosistemi delle start-up innovative ci trova d’accordo, le città hanno la giusta dimensione e hanno solitamente una capacità di reazione e di adattamento molto più rapida rispetto ai governi nazionali, inoltre sono le città ‘gli angoli di una rete’ come direbbe Capitan Harlock, capace di rendere l’imprenditoria e l’innovazione veicoli per unire ancora di più il mondo in un fenomeno globale e migliorare non solo le condizioni economiche ma anche quelle umane, sociali, culturali delle persone. 
“Nel scegliere le città in cui fare ogni anno il Gec – enfatizza Ortmans – tendiamo a preferire luoghi dove l’ecosistema è in pieno sviluppo, non andiamo né in luoghi dove il fenomeno è già pienamente sviluppato come per esempio in Silicon Valley e nemmeno dove è ancora troppo immaturo o inesistente, per questo le scelte di Mosca quest’anno e di Milano il prossimo sono perfettamente in linea con la missione del Gec”. 
Milano come città che ospita un ecosistema in crescita ma anche come perno di una visione che guarda al Paese intero e anche a ciò che avviene nell’area dell’Europa del sud e del Mediterraneo: “C’è una cosa che a me piace tantissimo dell’Europa – dice Ortmans quasi esprimendo da cittadino degli Stati Uniti un pizzico di invidia per il vecchio continente – ed è la possibilità di passare facilmente da un ecosistema all’altro senza barriere burocratiche, se sei un cittadino dell’Unione europea puoi andare a Londra, Berlino, Roma, Barcellona, nelle città del nord e dell’est Europa, insomma puoi visitare, conoscere, vivere diversi ecosistemi in città grandi e piccole che offrono diverse opportunità e hanno diversi modelli organizzativi e questo la reputo una fortuna che in Usa non abbiamo sia perché gli ecosistemi sono in numero minore sia perché anche tra la Silicon Valley e New York per esempio ci sono certo delle differenze ma la base culturale, operativa e legislativa su cui si fondano è la medesima”. 

“In tutto il mondo – aggiunge Ortmans – c’è una fortissima esplosione di attori come incubatori e acceleratori e simili, una crescita quasi incredibile, certo non tutti questi attori sono efficaci e capaci di creare vero valore ma non mi sento di criticare questo fenomeno, piuttosto credo sia venuto il momento di iniziare a concentrare le risorse al fine di individuare quali sono gli elementi che effettivamente hanno impatto sulla imprenditoria coinvolgendo gli attori : governi, industrie, piccole e medie imprese. In particolare i governi possono avere un ruolo importante nel supportare lo sviluppo ma devono mantenersi fuori dall’arena competitiva, non credo per esempio che i governi debbano occuparsi di creare i fondi d’investimento quanto invece di favorire il collegamento tra i vari attori. Un governo saggio deve pensare soprattutto ad azioni che facilitino lo sviluppo iniziale degli ecosistemi, un governo saggio non crea barriere di ingresso ai talenti, lo start-up visa è per esempio elemento critico a mio avviso, gli Usa devono smetterla di rifiutare e tenere lontana la gente in gamba che arriva da fuori”.
Se la presenza di una comunità di start-up vibrante è elemento fondamentale sia per l’organizzazione del Gec, sia per lo sviluppo di iniziative più ampie è anche vero che il momento che il fenomeno globale dell’imprenditoria innovativa vive richiede una metodologia più raffinata per continuare a migliorarsi: “Stiamo lavorando a un progetto nuovo che si chiama Global entrepreneurship research network nel quale stiamo coinvolgendo una serie di attori e di decision maker come per esempio la World bank, Endeavor, il britannico Nesta, a Mosca faremo la prima riunione e inviteremo altre organizzazioni a partecipare a questa iniziativa che si pone l’obiettivo di rispondere alle domande della comunità globale delle start-up. Il fatto è che stiamo entrando un una nuova era del ‘self business’ e vogliamo che tutti abbiano successo come se fossimo un unico villaggio globale e credo che questa sia una cosa eccitante, il mondo diventa unico e condiviso dove cresce anche il senso di umanità nella community. L’imprenditore è la forza che cambia la mentalità del mondo e lo rende più unito e anche l’esperienza del fallimento d’impresa fa parte della crescita delle persone non solo come imprenditori ma anche come cittadini rendendoli migliori”.
“In questo scenario l’Italia ha grandi opportunità e può giocare un ruolo importantissimo per l’ecosistema globale – continua Ortmans – ciò che ho visto qui a Milano mi ha confermato che l’ecosistema è in crescita promettente, ora servono alcuni passaggi per renderlo ancora più forte, servono storie di successo internazionale di imprese nate qui, serve la coesione tra gli attori che sostengono l’ecosistema sia di stampo governativo sia privato e serve la cultura che ho visto esserci qui, se vai per esempio in Giappone dove c’è una economia che da sempre crede nella tecnologia ti accorgi però che l’ecosistema delle start-up è quasi inesistente per una serie di ragioni culturali, qui in Italia invece l’aspetto culturale della nuova imprenditoria, sposato con quello del sociale, della bellezza, del design, della creatività può essere la vera forza per la costruzione di un ecosistema solido e importante nello scenario globale. Per farlo bisogna concentrarsi sulla creazione del valore e delle storie di successo senza curarsi di ciò che si dice all’esterno, sono i risultati quelli che devono parlare non le chiacchiere e quando i risultati ci sono anche dall’esterno si vedranno e saranno riconosciuti, quello sarà il momento in cui l’ecosistema farà il suo importante salto di qualità e noi con la decisione di organizzare a Milano il Gec 2015  poche settimane prima dell’inizio dell’Expo 2015 desideriamo fortemente contribuire a ciò perché siamo convinti delle forti potenzialità che ci sono qui a Milano e in Italia”.

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