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Le otto proposte di Italian Tech Alliance per il futuro governo

L’associazione che raccoglie venture capital, investitori in innovazione, startup e PMI innovative ha messo a punto una serie di suggerimenti concreti a supporto dell’ecosistema

Pubblicato il 19 Set 2022

Otto proposte rivolte a chi sarà chiamato a governare l’Italia dopo le elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Italian Tech Alliance, l’associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative, con l’obiettivo di offrire al nuovo governo un quadro dei provvedimenti necessari, e di facile attuazione, per sostenere l’ecosistema dell’innovazione italiano ha divulgato un documento propositivo che riportiamo qui di seguito.

“Va notato con dispiacere come in questa campagna elettorale i temi legati all’innovazione e alla tecnologia non siano quasi del nulla stati toccati –  commenta Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance – . Considerando invece il grande ritardo che l’Italia ha rispetto a tanti altri Paesi, è importante che chi sarà chiamato a governare dopo il 25 settembre comprenda che porre attenzione nei confronti delle startup non significa semplicemente sostenere un’impresa, ma che si tratta di un investimento sulla crescita del Paese nel suo complesso, consentendo la creazione di nuovi posti di lavoro e il consolidamento di realtà che si rivelano sempre più centrali per il futuro della nostra economia”.

Qui un’analisi che Startupbusiness ha fatto sul tema startup nei programmi elettorali. 

Lo stato degli investimenti in innovazione in Italia – Nonostante la pandemia da covid-19 e la difficile situazione economica, la quantità degli investimenti verso startup e imprese innovative in Italia ha registrato negli ultimi anni un significativo incremento: l’ecosistema italiano ha continuato a crescere, anche grazie al contributo di nuovi investitori e ai primi segnali di un cambiamento culturale nei grandi gruppi italiani, ancora lungi dall’essere concluso, che hanno rivolto attenzione e sostegno al mondo dell’innovazione. Ciò si è tradotto in un aumento degli investimenti in Italia, che sono arrivati alla cifra record di 1,24 miliardi di euro nel 2021, in netta crescita rispetto ai 569 milioni di euro nel 2020 e ai 367 milioni di euro del 2019. Nello stesso 2021 però, in Spagna sono stati investiti in imprese innovative 6,6 miliardi di euro, in Francia 11,6 miliardi di euro e in Germania 16,2 miliardi di euro.

Se dal lato degli investimenti l’ecosistema italiano registra degli incrementi senza precedenti, è però importante evidenziare che il distacco rispetto agli altri paesi europei risiede nella bassa produttività del suo ecosistema e dalla scarsa presenza di grandi imprese. In questo contesto, le startup e le PMI innovative restano un segmento solido e resiliente in espansione, nonostante i vari ostacoli del quadro giuridico nazionale e l’alternarsi di situazioni macroeconomiche avverse.

Di seguito una sintesi delle principali misure necessarie per competere a livello europeo. Il documento integrale è disponibile a questo link.

1) Riorganizzazione delle agevolazioni relative agli investimenti in startup e PMI innovative, e più in generale un Libro Bianco che riassuma le principali norme relative al settore tecnologico. Sarebbe fondamentale riprendere il lavoro peraltro già iniziato nella scorsa legislatura con la proposta di legge “Start Act” per varare un unico testo contenente le principali indicazione per startup e investitori regolamentati.

2) Aumento degli incentivi fiscali per investimenti di fondi previdenziali e casse assicurative verso venture capital e altri investitori professionali. Per favorire il loro coinvolgimento sarebbero importanti alcune agevolazioni supplementari a partire dalla deduzione fiscale del 30 per cento dell’investimento in startup, PMI innovative, fondi di venture capital e società d’investimento che investono almeno il 30 per cento in startup e PMI innovative. Le plusvalenze derivanti dalle partecipazioni al capitale sociale di una o più startup e/o PMI innovativa – direttamente o per tramite di investitori professionali – non dovrebbero concorrere alla formazione del reddito unico imponibile degli investitori istituzionali (come già previsto come misura temporanea per le persone fisiche dal DL 73/2021).

3) Promozione di Fondi di Fondi misti pubblico-privati con l’obiettivo di aumentare le risorse disponibili attraverso un effetto moltiplicatore. Sarebbe auspicabile che ciascun fondo possa identificare i gestori delle risorse, nel rispetto dei vincoli di mandato fissati dall’erogatore. Gli investitori (anche quelli di piccolo taglio, come i business angel) dovrebbero poter contare su fondi specifici dedicati che operino sul mercato secondario.

4) Riforma e potenziamento del meccanismo di credito d’imposta in ricerca e sviluppo, che si dovrebbe concentrare su tre aspetti: identificazione ex ante delle spese sulle quali viene riconosciuto il credito d’imposta per superare l’incertezza e stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo; introduzione della possibilità che tali crediti siano venduti, alla stregua di quanto avviene nell’edilizia con il bonus 110%, o usati sotto forma di voucher; creazione ad hoc di un credito imposta ricerca e sviluppo al 50%, dedicato alle startup e PMI innovative, che spesso non possono usufruire di questa misura perché operano ancora in uno status pre-profitto.

5) Adozione di un Tech Transfer Act, che faciliti il trasferimento tecnologico in Italia, a oggi limitato da un sistema normativo poco chiaro che pregiudica lo sviluppo dell’innovazione e la crescita del Paese. Nello specifico, le principali proposte del Tech Transfer Act sono:

    • abolizione del “Professor’s privilege” e attribuzione dei brevetti all’Ateneo o all’Ente di ricerca, allineando il quadro giuridico italiano a quello degli altri Paesi europei.
    • semplificazione delle interazioni fra pubblico e privato e superamento delle procedure di evidenza pubblica per:
      • individuare partner commerciali e finalizzare accordi di licenza o cessione di diritti di proprietà intellettuale;
      • selezionare fornitori di servizi correlati alla protezione e alla valorizzazione dei diritti IP;
      • partecipare, unitamente a soggetti privati, in società (es. start-up) tramite le quali valorizzare i diritti di proprietà intellettuale.
    • agevolazione del coinvolgimento di professori universitari e ricercatori pubblici nell’assunzione di incarichi operativi o manageriali in start up e/o PMI innovative;
    • creazione di un corso di formazione nell’ambito del percorso accademico delle università per dare una formazione imprenditoriale a studenti e futuri ricercatori e per incentivare il trasferimento dell’innovazione accademica al mercato;
    • modifica del sistema di valutazione del ricercatore accademico per includere il percorso imprenditoriale, alla stregua delle pubblicazioni e dei finanziamenti ottenuti.6)

6) Messa a sistema delle agevolazioni per chi investe in startup e PMI innovative previste nel DL Rilancio (maggio 2020) con quelle precedentemente previste al 30%. Superamento del regime de minimis e allineamento del tetto previsto per le startup a quello per le PMI innovative (300mila euro).

7) Introduzione dei regolamenti attuativi per estendere agli investimenti in Fondi/OICR le stesse agevolazioni esistenti per persone fisiche che investono in startup e PMI innovative (vd DL n.34/2022 art.38 commi 7 e 8).

8) Allocazione delle rimanenze dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale verso imprese innovative e fondi di venture capital. Previsione di un fondo specificamente dedicato agli ambiti di indirizzi dei FESR su base regionale nel quale allocare le rimanenze dei fondi stessi da destinare a imprese innovative attive in ambiti specifici, mantenendo inalterata destinazione geografica e settoriale. La misura non avrebbe alcun impatto su altre fonti di spesa, ma il vantaggio di evitare la dispersione di risorse che altrimenti non verrebbero utilizzate dalle amministrazioni beneficiarie. (Photo by Element5 Digital on Unsplash )

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