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L’occhio della tigre, gli imprenditori, l’ecosistema

Giancarlo Rocchietti, presidente del Club degli investitori condivide la sua visione in relazione al modo in cui vede gli imprenditori. Un ricordo di Elserino Piol

Pubblicato il 21 Gen 2024

Volete sapere come pensa un investitore? Quali sono le cose che ritiene importanti nel scegliere le startup in cui investire? Quale è il fattore che può fare la differenza? Un buon modo può essere quello di leggere il libro di Giancarlo Rocchietti che si intitola L’occhio della tigre ed è edito da Egea (210 pagine, 24 euro nella versione cartacea).

Giancarlo Rocchietti è presidente e fondatore del Club degli investitori, uno dei principali gruppi di business angel in Italia e in Europa e nel suo libro affronta l’innovazione, intesa come la creazione di startup, da numerosi punti di vista.

Inizia raccontando la sua esperienza di imprenditore prima e di investitore poi, lo fa prendendo a esempio le storie che conosce da vicino: quelle delle imprese che ha creato e quelle delle imprese in cui ha investito, è quindi, la visione dell’autore, molto specifica, non vuole essere un libro che offre una panoramica sull’ecosistema italiano delle startup, ma si concentra sul modo in cui l’investitore vede la questione con i suoi occhi. E così l’autore illustra quali sono gli elementi che ritiene importanti quando decide se investire in una startup, certo quello che definisce ‘l’occhio della tigre’, la voglia profonda di cogliere e vincere la sfida da parte dell’imprenditore ma anche i fondamentali: l’esperienza, le conoscenze, il curriculum accademico.

Il Club degli investitori ha la sua principale sede Torino dove è nato e anche Rocchietti vive e lavora a Torino quindi molte delle storie che popolano il libro si sono sviluppate avendo la città sabauda come punto di riferimento, sia che si tratti di imprese e startup nate in città, sia che si tratti di aziende che magari anche dall’estero hanno scelto il capoluogo piemontese per mettere radici e ciò vale anche per altre attività che fanno parte dell’ecosistema e che l’autore cita, sempre prendendo a esempio la sfera torinese. Certo a Torino accadono numerose cose in ambito startup e Rocchietti ne cita la gran parte ma, pure essendo un perno importante dell’ecosistema nazionale, non è il solo e, come detto, l’autore si concentra sulle sue esperienze personali e dirette e quindi non vuole offrire al lettore un panorama a tutto tondo, ma considerazioni e riflessioni che derivano dalla sua quotidiana attività professionale.

Cultura e tecnologie

Non solo Rocchietti si inoltra nell’illustrare quali sono gli elementi che un imprenditore deve avere per diventare interessante per gli investitori, non solo entra nel dettaglio del suo metodo di analisi per comprendere se l’imprenditore e la sua idea di imprese sono validi, ma allarga il tiro approfondendo sia i temi sociali e culturali del fenomeno startup facendo riferimento all’importanza della formazione, delle materie STEM, della conoscenza dei fondamentali della finanza; sia le tendenze tecnologiche che ritiene maggiormente promettenti e anche quelle che ritiene meno interessanti, sia offre, anche qui con gli occhi dell’investitore, un punto di vista argomentato sul perché il nostro Paese difficilmente può diventare una ‘startup nation’, ma anche perché non può però permettersi di trascurare le startup e anzi ha l’opportunità di giocare un ruolo da protagonista nello scenario sia europeo sia globale, molto più significativo di quanto avvenuto fino a ora.

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Il libro di Rocchietti è godibilissimo, lo si legge quasi tutto d’un fiato ed è un bellissimo esempio approfondito di come gli investitori che sostengono le startup pensano e guardano all’ecosistema, certo è il punto di vista dell’autore, sarebbe bello se anche altri investitori scrivessero libri del genere per condividere il modo in cui vedono le cose e, pensando a questo, non si può non citare il libro di quello che fu il capostipite del venture capital italiano, Elserino Piol .

Il libro di Piol è stato recentemente ristampato, dopo quasi 20 dalla prima edizione per volontà dei figli, intitolato ‘Il sogno di un’impresa’ è un vero e proprio viaggio che parte dall’Olivetti per arrivare alle prime vere e consistenti esperienze di venture capital in Italia (Marsilio, 370 pagine, 25 euro).

È quindi bene ricordare l’imprenditore che ha segnato la storia dell’industria dell’informatica in Italia, in occasione anche dell’avvio delle attività della Fondazione che da egli prende il nome e che si propone di finanziare la nascita di startup e che avrà sede a Valmorel, città natale di Piol, al fine di favorire lo sviluppo dell’innovazione anche in aree che sono più lontane dai grandi centri urbani come appunto le montagne del bellunese.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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