Mobilità elettrica in Italia, mercato, previsioni, barriere

Qual è la situazione del mercato e quali ostacoli rallentano la diffusione dei veicoli elettrici? La risposta arriva dall’ E-Mobility Report 2018 che propone un decalogo di azioni

Pubblicato il 28 Set 2018

Quello della mobilità elettrica, che si tratti di auto private, flotte aziendali, autobus pubblici, cicli e motocicli, è un settore d’innovazione che incide sulla qualità della vita e l’ambiente, ma anche sul business. Rappresenta una sfida e un’opportunità per grandi aziende dell’automotive, per quelle dell’energia, per le imprese innovative.

Rimaniamo, però, ancora in attesa del grande boom, specialmente in Italia. Qual è la situazione del mercato e quali ostacoli rallentano ancora la diffusione di questo tipo di veicoli?

La risposta arriva dall’ E-Mobility Report 2018 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano (disponibile gratuitamente qui), che ha realizzato un’approfondita analisi con i dati di mercato e attraverso indagini che hanno coinvolto i consumatori. In ultimo, ha tratto conclusioni, previsioni e addirittura un ‘decalogo’ per lo sviluppo della mobilità elettrica. 

Scenario di mercato globale e italiano

Nel 2017 sono state vendute nel mondo quasi 1,2 milioni di auto elettriche, con una crescita del 57% rispetto al 2016. La crescita è ancora maggiore se confrontata con il 2015, anno in cui sono state vendute complessivamente 537mila e-car. Un trend positivo che, secondo le previsioni del rapporto, dovrebbe continuare anche nel 2018, con quasi due milioni di nuovi veicoli elettrici attesi sul mercato. Le stime sul futuro sono di 2 milioni di nuove auto in commercio a livello globale al termine del 2018.

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Anche in Italia si registra la stessa dinamica di crescita, ma i numeri sono ancora piuttosto esigui, se paragonati ai valori del mercato europeo e globale. Nel 2017, infatti, in Italia sono state vendute precisamente 4.827 auto elettriche (erano 2.560 l’anno precedente), appena lo 0,24% del totale dei veicoli italiani. Numeri ben lontani da Norvegia e Germania, che con 62.000 e 55.000 immatricolazioni sono i primi mercati in Europa. In pratica in Norvegia quasi un’auto su due è elettrica.

Come mai c’è questa grande differenza?

Secondo quanto riporta il report una possibile causa è il sistema degli incentivi, in Italia attualmente assente per l’auto elettrica, mentre negli altri Paesi europei che guidano la classifica dell’e-mobility gli incentivi ci sono e anche corposi.

In Norvegia, ad esempio, sono previsti incentivi diretti (-25% dell’IVA al momento dell’acquisto) e indiretti (accesso gratuito o a prezzo agevolato a parcheggi, traghetti etc) e viene applicato un sistema di imposte che penalizza i veicoli più inquinanti. La Germania (secondo paese in Europa per auto elettriche vendute) propone un incentivo diretto all’acquisto pari a 4mila euro per un BEV e 3mila per un PHEV, come la Francia (6mila per entrambi, più un’ulteriore somma se sostituiscono un vecchio veicolo diesel) e il Regno Unito (il 35% del prezzo).

“Un mercato retto solo da una politica di incentivi non è sostenibile – ammette Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano -, tuttavia una nuova tecnologia difficilmente è competitiva con quelle esistenti nelle fasi iniziali. Pertanto gli incentivi, se ben dimensionati, possono essere un utile strumento di accompagnamento”.

A livello mondiale è la Cina a dimostrarsi il mercato più importante, con circa 580mila auto vendute e una crescita del 72% rispetto all’anno precedente, seguita dall’Europa (290mila, +39%) e dagli Stati Uniti (200mila, +27%). Il Giappone si colloca in quarta posizione, ma con i suoi 56.000 veicoli venduti e una crescita del 155% si afferma come il mercato più dinamico.

La Cina in particolare si sta imponendo come leader non solamente nel settore delle auto elettriche, ma anche negli altri ambiti della mobilità elettrica, in particolare l’elettrificazione del settore dei veicoli a due ruote e delle flotte di autobus. Attualmente, dei circa 370.000 autobus full-electric e ibridi plug-in più del 99% si trovano in Cina, con una crescita impressionante negli ultimi 2 anni di circa 100.000 unità all’anno.

L’Italia ha tra le flotte di autobus più ridotte e anche più vecchie a livello europeo e conta circa 50.000 mezzi circolanti. Roma è la città in questo momento maggiormente dotata, ma è l’Atm milanese ad avere il più ambizioso programma: la totale sostituzione dell’attuale flotta con veicoli elettrici entro il 2030.

Misura del mercato italiano e previsioni

In Italia sono quasi 13.000 le auto elettriche in circolazione, di cui 4.827 vendute nel 2017, lo 0,24% del totale. Il mercato italiano è ancora indietro rispetto ai principali partner europei: lo scorso anno ha pesato per meno del 2% nel mercato europeo dei veicoli elettrici, a fronte del 13% del totale delle immatricolazioni. Nel 2017, infatti, sono state vendute 4.827 auto elettriche (erano 2.560 l’anno precedente), appena lo 0,24% del totale dei veicoli italiani (0,1% nel 2016), fra cui 1.964 full-electric (BEV, +40% rispetto al 2016) e 2.863 auto “plug in” (i veicoli con la possibilità di ricarica associata ad un motore tradizionale). Le plug-in sono aumentate del 150% e per la prima volta hanno superato le BEV.

Ma i risultati dei primi mesi del 2018 testimoniano un crescente fermento del settore anche in Italia: nel primo semestre sono state immatricolate 4.129 auto elettriche, quasi come nei dodici mesi precedenti, con un aumento dell’89%. Una crescita che ha coinvolto anche le infrastrutture di ricarica, che a fine 2017 comprendevano circa 2.750 punti di ricarica pubblici (+750 sul 2016), di cui il 16% (443) high power, e circa 1.300 colonnine, anche se la distribuzione geografica appare ancora sbilanciata, con differenze evidenti fra le aree del Paese.

“Nell’ultimo anno il settore ha registrato una crescita significativa sia dal punto di vista dei volumi di vendite sia da quello infrastrutturale – afferma Vittorio Chiesa -. Certo, come numeri assoluti siamo ancora lontani dai paesi più avanzati a livello europeo e globale e le difficoltà da superare sono molte, come il costo ancora elevato dell’auto elettrica e una infrastruttura di ricarica che gli stessi utilizzatori considerano insufficiente e non ancora adatta ad abilitare un utilizzo smart dell’auto elettrica. Ma nel complesso la ricerca evidenzia come la mobilità elettrica stia diventando anche in Italia una componente fondamentale del nostro modo di vedere i trasporti del futuro”.

Le barriere alla diffusione dei veicoli elettrici

Con un sondaggio gli analisti del report hanno potuto individuare quali sono i freni all’acquisto: in primis troviamo una barriera di tipo economico, il costo ancora elevato delle vetture; subito dopo l’inadeguatezza della rete di ricarica e l’autonomia limitata, ovvero la cosiddetttta range anxiety ossia il timore di non arrivare a destinazione, proprio dei veicoli elettrici.

Il decalogo delle azioni di spinta

L’Italia ha un mercato dell’auto elettrica ancora limitato, ma ha un grandissimo potenziale, segnala il rapporto.

L’Italia è infatti terza in Europa (dietro a Lussemburgo e Malta) e prima tra i grandi Paesi per numero
di veicoli pro capite: vi sono infatti più di 7 veicoli ogni 10 abitanti, uno in più rispetto a Francia, Germania e UK, dove questo rapporto è compreso tra 5,8 e i 5,9. Inoltre vi è un’età media del parco auto circolante
che, seppur in linea con la media europea, è più alta dei paesi sopracitati: 10,7 anni l’età media di una vettura in Italia, contro i 9 di Francia e Germania e gli 8,5 del Regno Unito. Sotto questi aspetti, il nostro Paese è ‘naturalmente’ predisposto a un grande balzo nell’era dell’e-mobility, ma serve qualche azione per accelerare il processo.
Il rapporto in un decalogo individua quali azioni potrebbero incentivare lo sviluppo «dell’ecosistema» relativo alla mobilità elettrica, che riguardano soprattutto le infrastrutture di ricarica, cambiamenti nei modelli di business, un adeguamento normativo, una politica di incentivi e, non ultimo, un ruolo più incisivo dei concessionari.

Qui il rapporto completo. 

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