Startup culture

Per la startup community la parola JEDI ha un nuovo significato

Le startup secondo il WEF, che con il Technology Pioneers ha creato una community di contaminazione per la diffusione dell’innovazione e la crescita delle startup in tutto il mondo

Pubblicato il 16 Giu 2021

Justice, Equity, Diversity, Inclusion. In breve JEDI.

E’ l’acronimo proposto da Saemoon Yoon, Community Lead, Technology Pioneers, World Economic Forum e Susan Nesbitt, Head of Global Innovators, World Economic Forum, in un articolo riguardante il ruolo delle startup, il loro potere di cambiare il mondo e come aiutarle in questo.

Fino a oggi la parola Jedi è sempre stata cara al mondo startup perché i nerd amano la saga di Star Wars e tutta la sua mitologia, esiste persino un magazine chiamato Startup Jedi,  a Milano esiste un gruppo chiamato Junior Jedi che raccoglie startupper ed esperti del settore, a Bari ci sono i ‘Jedi di Bari‘. Tanto per fare alcuni veloci esempi.

Questa parola, da ora in avanti, non indicherà più solo i cavalieri del lato chiaro della Forza, ma in qualche modo riguarderà ancora dei superpoteri. Perché, secondo gli autori dell’articolo, in questa fase globale di trasformazione anche il mondo delle startup sta cambiando e per mantenere fede alla sua aspirazione di ‘change the world’, mantra di ogni startupper, deve cominciare a includere maggiormente nella sua cultura valori di giustizia, equità, diversità e inclusione  – Justice, equity, diversity and inclusion, JEDI –  sono questi valori i super poteri.

In che modo i valori JEDI devono guidare la community delle startup?

Inclusione

Cominciamo da un tema di inclusione ampio, che abbraccia ecosistemi. Startup non fa più rima solo con Silicon Valley, California: anche Cina, Corea del Sud, Brasile e Kenya, cita l’articolo, ma noi potremmo aggiungere anche tutti gli Stati europei, ecosistemi un tempo percepiti come in ritardo rispetto alla Silicon Valley, stanno recuperando terreno. Non stanno solo implementando innovazioni a livello locale, ma hanno raggiunto un livello in cui sono in grado di portare soluzioni leader del settore con il potenziale per andare oltre la loro regione. Aprire gli ecosistemi alla cross-pollination, alla diffusione dell’innovazione, al confronto, alle sinergie, superare pregiudizi verso ecosistemi più giovani, è anche un modello di inclusione ed è uno degli obiettivi del Technology Pioneers del WEF. Lanciata nel 2000, la comunità Technology Pioneer è composta da aziende early stage e scaleup di tutto il mondo che sono coinvolte nella progettazione, sviluppo e distribuzione di nuove tecnologie e innovazioni, e sono pronte ad avere un impatto significativo sul business e sulla società. Con la diffusione dell’innovazione, più ecosistemi digitali sono in grado di produrre startup di successo.

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‘La comunità dei Technology Pioneers è come un acceleratore di particelle’,  ha detto Stuart Oda, CEO di Alesca Life, una delle startup coinvolte.

grafico sulla crescita degli ecosistemi startup nel mondo

Diversità

Anche la diversità di genere è un elemento importante. Le donne sono ancora sottorappresentate nel mondo politico, aziendale e accademico: solo 37 delle 500 aziende di Fortune nel 2020 sono guidate da donne. Il mondo delle startup non fa eccezione: solo il 20% delle start-up ha almeno una cofondatrice donna, una statistica che si aggrava man mano che le aziende maturano, con amministratori delegati donna spesso sostituiti da uomini.

Le analisi supportano l’idea che i gruppi con diversità di genere sono spesso più performanti, con una capacità di assorbire meglio diversi punti di vista, idee e intuizioni di mercato, portando a soluzioni creative alle sfide aziendali. Ma non siamo ancora vicini al concetto di pari opportunità. Una delle Technology Pioneers 2021 del WEF, Nita Madhav, CEO di Metabiota, ha detto: “Per sopravvivere come CEO donna, ho spesso avuto bisogno di sforzarmi di essere straordinaria, lavorando 10 volte di più solo perché la gente mi prendesse sul serio“. Riconoscendo tali elementi, il World Economic Forum ha aumentato la rappresentazione di genere nel gruppo dei Technology Pioneers per avere almeno il 30% di donne CEO nel 2021, permettendo la creazione di un mondo di startup in cui più donne possono contribuire significativamente.

Giustizia ed equità (non equity)

Anche la diversità razziale non può essere ignorata. Il 2020 non è stato solo un anno di COVID, ma cruciale in termini di giustizia razziale, con il movimento Black Lives Matter che ha esposto la disuguaglianza razziale profondamente radicata nella nostra società. Dal punto di vista del business, la mancanza di un riconoscimento consapevole della diversità razziale potrebbe portare all’allargamento delle divisioni nella forza lavoro. Sentiamo spesso parlare di algoritmi privi di set di dati per alcuni gruppi razziali, con conseguente pregiudizio dell’IA verso le persone di colore. Quando si progetta un algoritmo o un prodotto, ci devono essere pari opportunità e benefici per tutti i gruppi, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal loro status sociale.

54Gene, una startup del gruppo di Technology Pioneer del 2021, con sede negli Stati Uniti, sta lavorando per rimediare a questo. Stanno cercando di risolvere il problema della ricerca farmaceutica pesantemente distorta includendo il materiale genetico africano sottorappresentato (che attualmente rappresenta meno del 3% dei campioni) nella ricerca genomica globale.

Tutte le startup devono avere impatto positivo

La cultura JEDI riguarda in definitiva la capacità di sviluppare una cultura dell’etica all’interno delle startup che sono quasi sempre aziende molto tech. In un contesto di sviluppo sostenibile la parola ‘etica’ esprime un concetto che si declina in vari modi nella pratica, ma che che sostanzialmente significa ‘essere aziende che operano responsabilmente in questo contesto storico’.

Significa superare il confine tra startup e startup a impatto positivo: tutte le aziende e tutte le startup devono avere solo impatto positivo, non è un’affermazione esagerata, ma un’affermazione logica e soprattutto possibile, quando c’è la cultura giusta, da parte dei founder, ma anche da parte degli investitori.

I team delle startup storicamente sono stati sottoposti a un immenso stress per portare profitto ai loro azionisti e finanziatori, ma ora anche questa visione sta cambiando. Il fattore ESG ha spostato il baricentro del valore verso l’impatto a lungo termine sul pianeta e ciò consente alle startup di pensare a un uso etico della loro tecnologia fin dall’inizio.

Il World Economic Forum sta enfatizzando moltissimo questo aspetto, con la certezza che le startup abbiano un immenso potenziale per portare un valore positivo al mondo.

Scopri la community dei Technology Pioneers 2021 del WEF su questa pagina.

Foto di copertina by Some Tale on Unsplash

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