L’analisi del VC europeo, aspettando la quotazione di Spotify

Il venture capital in Europa migliora e fa crescere scaleup, in Italia diminuisce. E’ l’ultima analisi di PitchBook, che rileva il problema exit. Si attende l’IPO di Spotify

Pubblicato il 02 Mar 2018

I dati non sono mai abbastanza. Benchè il 2017 sia finito da un po’ e benchè già alcune ricerche abbiamo portato all’attenzione l’andamento degli investimenti in venture capital, sia nel mondo, sia in Europa, sia in Italia, è sempre utile guardare lo scenario da punti di vista sempre nuovi. Questa volta abbiamo scelto di prendere spunto dal 2017 European Venture Report di PitchBook . PitchBook è una società che si occupa di software e dati finanziari che ha sede a Seattle, New York, San Francisco e Londra e che ha prodotto un’analisi piuttosto dettagliata sullo scenario del venture capital in Europa.

Secondo la ricerca, il 2017 è stato un anno consistente con quasi 17 miliardi di euro investiti su oltre 3300 deal. Dati che se confrontati con quelli degli anni precedenti indicano una tendenza importante: il valore medio dei singoli deal è in crescita, ciò significa che gli investimenti si stanno spostando sempre di più sulle cosiddette scaleup, quindi sulle aziende che fanno innovazione ma che sono ormai fuori dalla fase di early stage. Il report cita i due più grossi deal del 2017 in Europa, quello di Improbable (di cui scrivemmo qui ) e quello di Deliveroo.

“L’ecosistema VC europeo si conferma molto forte – spiega Cameron Stanfill, analista di PitchBook in una nota – e la crescita del valore del deal medio denota una maturazione e si registra una crescita da parte del supporto governativo. L’aspetto più critico rimane quello delle exit il cui andamento è tiepido e nel 2018 in molti guardano all’imminente debutto pubblico di Spotify che ha elementi poco convenzionali”. Infatti Spotify proprio in questi giorni sta perfezionando il suo debutto alla Borsa di New York con la modalità del ‘direct listing’ quindi la quotazione diretta senza intermediari che non procede alla raccolta preventiva e alla sollecitazione al pubblico risparmio come normalmente avviene, ma da una certa data che sarà presto definita le azioni dell’azienda saranno liberamente scambiabili a un prezzo che naturalmente definirà il mercato. Questo tipo di quotazione è motivata soprattutto dal desiderio di risparmiare i costi di intermediazione e di promozione dell’operazione. Una scelta che presto sapremo se darà i frutti sperati.

Altri dati presenti nell’analisi di PitchBook enfatizzano come a fronte dei 16,9 miliardi di euro investiti nell’anno la flessione del numero dei deal sia del 24%, sempre rispetto al 2016 e anche il numero dei round di tipo angel e seed è diminuito del 39%. Secondo PitchBook è una dinamica questa che ricalca quella dell’ecosistema VC degli Usa, una dinamica dettata soprattutto dal fatto che anche nel 2017 i mercati più dinamici si sono rivelati quelli del Regno Unito insieme all’Irlanda dove si sono registrati investimenti per 4 miliardi di euro in 53 round superiori ai 25milioni di euro ciascuno.

In termini di raccolta si conta nel 2017 un complessivo pari a sette miliardi di euro che è un dato importante anche se parimenti si registra una flessione del 25% di numero di veicoli, flessione che riguarda soprattutto i micro fondi che oggi sono il 19% del totale contro il 49% del 2014. Il valore medio della raccolta nel 2017 è compreso tra i 50 e i 250 milioni di euro.

PitchBook ha anche analizzato l’andamento degli investimenti VC in Italia rilevando cià che abbiamo già detto e scritto, cioè che il 2017 è stato un anno di contrazione per gli investimenti di questo tipo che già sono a livelli minimi se confrontati con le altre grandi economie europee. Il valore del totale investito in Italia nel 2017 è pari a 108,92 milioni di euro contro i 209,32 che PitchBook rilevò nel 2016. Il numero di deal si è pure contratto passando da 121 nel 2016 a 68 nel 2017 e la contrazione ha riguardato tutte le topologie di investimenti: angel/seed, early vc e late vc. La gran parte dei deal ha un valore medio inferiore ai 500mila euro, mentre nessuno ha superato la soglia dei 25 milioni e solo uno ha superato quella dei 5 milioni di euro.

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