Reportage da Mosca/2 : Mal comune, molta pace

Pubblicato il 31 Mar 2014

Quattro giorni di Global Entrepreneurial Congress ci hanno confermato il concetto che una delle forze unificanti e motrici della pace nel mondo è l’imprenditoria. D’altronde la sofferenza ha sempre unificato le minoranze in tutto il mondo. La piccola imprenditoria ha anche il vantaggio di essere diffusa e possibile per tutte le genti del mondo. E tutte queste genti condividono molte delle speranze e dei problemi che stanno sperimentando i loro simili dall’altra parte del globo. Chi prima, chi dopo.

E’ stato pertanto molto interessante cogliere alcuni degli spunti da una delle sessioni del GEC 2014 dal titolo “What works and what doesn’t. Connecting Entrepreneurs to the right resources” durante il quale guru dell’imprenditoria di vari Paesi hanno condiviso le loro esperienze.

Esther Dyson, Chairman di EDVenture Holdings, ci ricorda come “i migliori investitori di una startup siano i propri clienti. Danno soldi e non chiedono quote in cambio. Inoltre le startup godono anche la libertà di scegliere quali clienti vogliono”. Sino a qua ci eravamo arrivati anche noi, anche se spesso tuttora si celebra la raccolta dei primi fondi dagli investitori con troppo entusiasmo. La sua attenzione si rivolge anche ai governi, ai quali consiglia di “non entrare nel business degli investimenti sostituendosi ai privati. Piuttosto suggerisce investimenti in educazione, e nell’essere un cliente buono e onesto (ovvero che paga nei tempi previsti e che non implica corruzione).” In realtà una delle note più interessanti del congresso deriva da quello che stanno facendo in Spagna a questo proposito al Dipartimento Culturale del Governo Autonomo della Catalogna: Repayable Contributions. Jordi Sellas i Ferrès, Direttore generale del dipartimento, spiega che gli RC sono composti da una parte di prestito e una di sussidio. Senza interessi. Nel caso che l’impresa abbia successo oltre alla componente di loan è possibile recuperare anche una buona parte di quella di sussidio che andrà a finanziare altre imprese. Nel 2013 sono stati erogati circa cinque milioni di euro (+64% sul 2012) con un tasso rientro dal 2009 al 2012 di circa l’89% (100% loan e 59% sussidio) e nel 2012 di circa addirittura il 91% di rientro dei sussidi.

Da parte di Noam Band, CEO di Algomizer, il monito, sentito più volte durante il GEC, a “non buttarsi nell’imprenditoria solo per diventare ricchi, piuttosto farlo per seguire le proprie passioni”. Evidentemente se si pensa di dover lavorare 16 ore al giorno tutti i giorni per arrivare velocemente al successo è molto meglio farlo su qualcosa che ci piace. Non solo, ma dovendo partire da zero e potendo scegliere, tanto vale scegliere bene! Il monito si estende anche alla raccolta iniziale di troppi fondi. “Money makes you stupid!”. Di certo ha una componente di vero, ma aggiungerei anche che in business “No money makes you dead”. Non è tanto quanti soldi riesci a tirarne su, ma come li gestisci.

Dalla russa Yelena Kadeykina, Chapter Chair del MITEF, giunge il consiglio di “seguire gli insegnamenti del libro “Disciplined Entrepreneurship: 24 Steps to a Successful Startup” di Bill Aulet sottolineando come troppo spesso non si verifichi la dimensione potenziale del mercato prima di sviluppare il proprio prodotto-servizio e di come in Russia il sistema educativo si sia spesso troppo basato sulla teoria che sulla pratica”. Parole che ci riportano decisamente al nostro sistema educativo. In realtà dopo vari giorni passati tra i giovani imprenditori russi, sembra di essere nel nostro stesso Paese. Anche loro devono riuscire a cambiare la mentalità dei loro simili e abbandonare la logica del posto fisso.

Ma tutto il mondo è paese a quanto pare, e anche Charles Ocici, Executive Director di Enterprise Uganda, con un interessante esempio di come una florida compagnia di allevamento di pollame sia partita da un prestito di 50 dollari, sottolinea che “opportunità aprono altre opportunità”. Su questa frase si basa anche il concetto della massimizzazione del valore di un business plan tramite la sua non stesura. Ovvero dato che ogni opzione ha per definizione un valore superiore a zero per il solo concetto di esistere, un percorso economico fisso che non incorpora opzioni non massimizza il valore. Dato che nuove informazioni aggiungono opzioni per massimizzare il valore dovremmo rifare il nostro BP ogni giorno. Che è quello che fa il vero imprenditore ogni giorno nella sua testa.

Per Susan Mat, Fondatrice di Venture Hive, “una delle preoccupazioni maggiori è quella del ruolo di incubatori e acceleratori. Il rischio è che nel proliferare di questo tipo di istituzioni la qualità media del servizio si abbassi e possa andare a danneggiare le molte startup che si ritrovano con dei mentor di basso livello, ignare del danno che stanno subendo.” Effettivamente anche in Italia è difficile per una giovane impresa sapere in che mani si è finiti, salvo per quei pochi brand di incubatori e acceleratori più noti. Ma anche per questo business prima o poi ci saranno delle review.

qui la prima delle quattro puntate del reportage da Mosca

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