Giovanni Daprà, co-founder MoneyFarm, racconta com’è nata la startup

Pubblicato il 03 Apr 2012

Giovanni Daprà, milanese, Laurea in Finanza all’Università Bocconi, Master alla Cass Business School a Londra dove ha ottenuto un MSc in Finanza Quantitativa. Ha iniziato a lavorare per Deutsche Bank AG nella divisione Global Market occupandosi di transazioni strategiche con le Banche Italiane, dove ha collaborato come Associato fino al Dicembre 2010. Quando capisce che “da grande” vuole fare l’imprenditore.

Attualmente è co-founder, PM & CIO di MoneyFarm, innovativa piattaforma web per investire in modo intelligente in fase beta pubblica da alcune settimane, che ha ricevuto investimenti dai due VC italiani, Annapurna e Jupiter Ventures.

Ecco come racconta il suo percorso e la nascita di MoneyFarm.

Ho sempre odiato perdere tempo, la frenesia è nel mio DNA. Sono convinto che nella vita bisogna cercare di sfruttare ogni minuto come se da quei sessanta secondi dipendesse ogni volta la tua realizzazione personale. Per questo ho cercato di fermarmi il meno possibile, pur non sentendomi mai oppresso dai miei impegni.

Dopo essermi laureato alla triennale in finanza all’Università Bocconi di Milano, ho deciso lasciare l’Italia e mi sono iscritto a un master che mi permettesse di completare le mie conoscenze e che fosse un trampolino di lancio per il mondo del lavoro. La mia scelta è caduta sulla Cass Business School di Londra, dove ho iniziato a frequentare un Master Msc in finanza quantitativa; ma già dopo pochi mesi mi è stata offerta una internship in DB Global Markets nella divisione di Fixed Income di Deutsche Bank e sono passato a frequentare il master come studente part time. Una volta terminato il contratto di internship, ho ricevuto una proposta di contratto a tempo indeterminato in Deutsche Bank a cui ovviamente non ho voluto rinunciare.

Sono rimasto a Londra per ben 5 anni dove ho potuto vivere al 100% gioie e disagi di una città che ti sa dare tantissimo sia a livello umano che professionale, tante opportunità anche se tu devi saper bene come e dove spendere le tue energie. Londra è stato anche un luogo “privilegiato” da cui assistere ai principali eventi finanziari degli ultimi anni: dal picco del 2006, al crollo del 2008 e al plateu del 2010;  era chiaro che qualcosa nel mondo della finanza stesse cambiando irreversibilmente.

Vista la situazione, trovavo un nonsenso continuare a stare in una industry che ritenevo e ritengo tutt’ora in declino; allo stesso tempo scalpitavo per imparare nuove cose e costruirmi un ruolo diverso.

Parallelamente cresceva in me l’interesse per le start up, continuavo (e continuo) a pensare che il mondo ha bisogno di un’allargamento a macchia d’olio di uno stile d’imprenditoria nata sul web e sviluppatasi in poco tempo come quella di Facebook, Twitter o Mint.  Sono sempre stato affascinato dalla capacità che hanno alcune persone di costruire qualcosa che duri nel tempo; sia questo un’opera o un’associazione di persone per la creazione di valore (i.e. impresa). Guardando a quello che succedeva in America e nel mondo tech, mi colpisce moltissimo vedere come i giovani imprenditori americani riescono a creare grandi imprese credendo fortemente in una mission fino ad arrivare a trasmetterla per osmosi al proprio team con perseveranza, entusiasmo e condivisione.

Tornando al mio percorso, in Deutsche Bank conosco Paolo Galvani che da lì a poco avrebbe co-fondato Prestiamoci, la prima società italiana per il P2P di danaro.

L’idea mi è piaciuta subito, già da tempo infatti, avevo provato a immaginare come il ruolo del web avrebbe potuto sradicare l’industria dei servizi finanziari e come potesse essere l’istituzione finanziaria del futuro.  Così mi lancio e decido di investire alcuni risparmi nel seed capital dell’iniziativa.

L’avventura con Prestiamoci, mi conferma che la strada del lavoro in banca non fa per me. E’ una esperienza imprenditoriale che mi fa capire che è possibile aprire nuove strade e che, alla fine, iniziare una nuova impresa non è così rischioso come sembra. Grazie a Prestiamoci conosco anche Andrea Scarso, oggi co-founder di MoneyFarm, che si era sempre occupato di soluzioni per banche e assicurazioni in SAS.

Le cose procedono bene per Prestiamoci e a un certo punto Paolo Galvani mi propone di iniziare a lavorare con lui su una nuova idea, una piattaforma che permettesse al risparmiatore di investire in modo intelligente i propri soldi.

Iniziamo così a lavorare al progetto che oggi si chiama MoneyFarm partendo da una constatazione: il bilancio tra individui e industria della finanza non è quasi mai in equilibrio. Attraverso i media parole come “finanza”, “risparmio”, “conti”, si traducono nella testa delle persone in “scoraggiamento”, “perdita” e “truffa”.

Volevamo capovolgere questo concetto di finanza e fare in modo che finalmente i risparmiatori potessero prendere il controllo dei propri risparmi, pur investendo. Volevamo creare qualcosa che non fosse solo un sito per investire ma che avvicinasse a poco a poco le persone alla finanza, una sorta di consulente finanziario online moderno, più vicino alle esigenze delle persone, che potesse eliminare il gap tra consumatore e istituzioni finanziarie, causa principale della perdita di fiducia nelle banche.

Tarati sul concept,  bisognava decidere dove sarebbe nata MoneyFarm.

Una delle prime cose che ho imparato studiando la situazione americana è che fare impresa è tra le cose più difficili sul pianeta e quindi prima di tutto devi pensare a massimizzare le tue probabilità di successo; l’Italia in questo aveva elementi a favore e a sfavore. Giocare in casa sicuramente poteva aiutarci con i contatti e l’essere un Paese meno competitivo dal punto di vista dei servizi finanziari poteva avere un valore intrinseco nell’elevata sfida personale per tutti noi; i contro, li conoscono tutti.

La svolta è stata quando abbiamo trovato due fondi disposti a investire in MoneyFarm (Annapurna Ventures e Jupiter Ventures) e a questo punto non avevamo molta alternativa; la priorità in quel momento era partire e iniziare a costruire.

Nel marzo 2011 apriamo l’ufficio di MoneyFarm a Milano e iniziamo a creare quella che sarebbe diventata una piattaforma tecnologica che si prefigge di divenire nel tempo, una sorta di guida per il piccolo risparmiatore nella gestione delle sue finanze.

Il team di MoneyFarm è composto attualmente da sette persone: io, Paolo Galvani e Andrea Scarso, Stefano Longhi che è il CTO, Jacopo Anselmi che è Chief Data Scientist , Agostino Rusconi che mi aiuta nella parte di analisi finanziaria e Laura Colciago che è Social Media Manager. Siamo molto contenti del team e abbiamo lavorato molto per crearlo perchè alla fine quello è l’unico vero valore in una startup.

Il mix di competenze delle persone che collaborano a MoneyFarm rispecchiano la doppia anima web e finance della piattaforma; questo ci ha permesso di rendere semplici e accessibili soluzioni finanziarie avanzate a tutti, offrendo un servizio di consulenza indipendente e personalizzata.

Durante quest’anno abbiamo avuto modo di seguire gli avvenimenti legati alla crisi dell’Euro, capire insieme come si stesse evolvendo il rapporto delle persone con i propri risparmi anche alla luce dei cambiamenti che erano e sono in atto.

Ognuno di noi ha imparato e sta crescendo molto con quest’esperienza e anch’io credo di poter tirare un pò di somme dei primi mesi di MoneyFarm.

Diventare imprenditori (da notare che io non mi considero imprenditore finchè MoneyFarm non starà in piedi con le sue gambe..) in Italia è complicato, ci sono Paesi che sembrano molto più aperti al mondo delle start up e questo e’ veramente un peccato sopratutto per i ragazzi giovani che trovo, a volte, meno imprenditori dei padri (e sicuramente dei nonni).

La cosa positiva e’ che e’ in genere percepita dalle persone e esiste, e sta crescendo, una community che da supporto (vedi tutti i feedback positivi che riceviamo da Twitter e altri canali) a questo genere di inziative.

Un consiglio per chi vuole dare vita a una nuova azienda?

Studiare e imparare come hanno fatto i grandi, le cose non succedono mai per caso.

Giovanni Daprà

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