Technology transfer, chi se ne occupa e come

Cosa si intende per technology transfer e quali sono i soggetti coinvolti; le difficoltà e l’importanza del trasferimento tecnologico. Ce ne parla l’avvocato Marco Blei

Pubblicato il 21 Ott 2019

Il concetto di technology transfer o trasferimento tecnologico racchiude tutti gli elementi che permettono la circolazione di diritti di proprietà intellettuale e conoscenze (tra cui tecnologia, competenze, metodi di fabbricazione, servizi) dall’ambito della ricerca scientifica a quello del mercato.

Coinvolti principalmente in questo scenario sono le università (o più in generale gli enti di ricerca) e le imprese. Due mondi apparentemente distanti, ma in realtà ravvicinati da un comune interesse per l’innovazione e l’investimento.

 

Mercoledì 27 novembre 2019, ore 1730-1900, lo Studio Legale Portolano Cavallo (Piazza Borromeo, 12 Milano) organizza un seminario gratuito dedicato a  “Il trasferimento tecnologico dall’università all’impresa: opportunità, modelli di business e tutela legale”, qui tutte le informazioni per registrarsi, il numero dei posti è limitato. 

Il ruolo dell’università

L’università svolge un ruolo fondamentale, grazie agli strumenti che mette a disposizione dei ricercatori e ai continui stimoli che offre a coloro che entrano per la prima volta nel mondo della ricerca. Fondamentale è l’attività di protezione che deve essere svolta da parte di quest’ultima, sin dall’inizio dell’attività che viene svolta da parte dei ricercatori. È necessario che i centri di ricerca provvedano a fornire gli strumenti utili per tutelare sia il prodotto finale da trasferire, sia la proprietà intellettuale, con tutti i diritti connessi. Sulla base di queste garanzie offerte, spetterà poi al ricercatore decidere se cedere i propri diritti o meno, ponderando gli interessi e i vantaggi anche di tipo economico che possono derivare dalla sua scelta. In ogni caso, per legge, il ricercatore è il titolare esclusivo dei diritti che derivano dall’invenzione brevettabile (art. 65 c.p.i.).

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Il ruolo dell’impresa

L’impresa entra in gioco in un momento successivo, nella fase che si potrebbe definire di “espansione del progetto” e di “traduzione” del prodotto della ricerca in qualcosa che sia facilmente spendibile (e soprattutto comprensibile) sul mercato, tramite la sua industrializzazione e produzione. Il trasferimento tecnologico permette di commercializzare la ricerca, l’intervento dell’impresa è funzionale a questo. Ciò generalmente avviene mediante accordi di licenza, joint venture, e collaborazioni di tipo commerciale.

Il ruolo degli uffici di trasferimento tecnologico

Negli ultimi anni, le università si sono dotate di uffici destinati a promuovere tutto ciò che è connesso al trasferimento tecnologico e alla ricerca. Il loro compito primario è per un verso quello di sovrintendere al deposito e alla registrazione dei diritti di proprietà intellettuale creati dai ricercatori nell’ambito della loro attività; per altro verso, quello di valorizzare tali diritti, a beneficio dei ricercatori stessi e dell’ente universitario, mediante gli strumenti contrattuali e di collaborazione con mondo imprenditoriale, sopra menzionati.

Le difficoltà del trasferimento tecnologico

Il passaggio dall’università all’impresa e, poi, al commercio, non è scontato né facile. In primo luogo, invenzioni molto interessanti dal punto di vista scientifico possono non avere alcun tipo di concreta applicazione pratica, o comunque non essere interessanti o appetibili dal punto di vista commerciale. Inoltre, non è affatto facile trovare imprese che siano disposte a investire su invenzioni create in ambito universitario, perché spesso sono il frutto del lavoro di molti ricercatori che non hanno una visione comune (tra loro e con la stessa università) in merito al destino e alla funzione da riservare alla loro invenzione. Infine, quanto meno nel nostro paese, il settore del trasferimento tecnologico risulta attualmente eccessivamente frammentato tra le diverse università, e quindi poco armonizzato, con la conseguenza che l’interlocuzione con il mondo dell’impresa risulta poco efficiente.

In ogni caso, è indubbio che il panorama italiano è in fase di crescita. Alcuni esempi dimostrano come risultati notevoli possono essere raggiunti anche in poco tempo con risorse limitate; è tuttavia assai importante il mondo universitario comprenda l’importanza di “scardinare” il concetto tradizionale che si ha ancora della conoscenza e della ricerca (appannaggio dell’élite accademica piuttosto che funzionale anche all’impresa) e quindi di intraprendere un approccio moderno e pratico.

Avv. Marco Blei, esperto, relatore, docente del Diritto Industriale

Counsel – Studio Portolano Cavallo

(image credits: Rutger Paulusse)

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