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We Are Agora, Byron Reese esplora il micro e il macro della vita

L’autore di Fourth Age e di Stories, Dice, and Rocks That Thinks pubblica il suo nuovo libro dove approfondisce il concetto di superorganismo

Pubblicato il 31 Dic 2023

Byron Reese è noto ai lettori di Startupbusiness perché nel 2018 pubblicammo una recensione del suo libro intitolato The Fourth Age in cui analizza l’impatto delle nuove tecnologie secondo diversi punti di vista: sociali, economici, tecnologici, geopolitici, etici e perfino religiosi. Quel libro fu anche tradotto in italiano e pubblicato da Franco Angeli (con prefazione di chi scrive). Sono trascorsi cinque anni circa ma Reese non si è fermato e torniamo a parlare dei suoi due libri che ha scritto nel frattempo, il più recente è uscito il 12 dicembre 2023. Entrambi sono disponibili solo nella versione inglese.

Stories, Dice, and Rocks That Thinks

Il libro meno recente è ‘Stories, Dice, and Rocks That Thinks’ pubblicato per la prima volta nell’agosto del 2022 in cui Reese analizza in modo approfondito le ragioni alla base della capacità umana di utilizzare la sua intelligenza per imparare, per pianificare, per gestire il presente e il futuro.

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“La cosa che ci ha trasformato – il ragno radioattivo che ci ha morso – è stata una cosa così rara e così serendipica che evidentemente non è mai accaduta a nessun’altra creatura. Ecco perché non esistono castori dell’età del bronzo. Quando abbiamo ottenuto i nostri superpoteri mentali, circa cinquantamila anni fa, siamo diventati “noi”, con il nostro linguaggio, l’arte, la musica e tutto il resto. Con questa gamma di nuove capacità, siamo stati in grado di attingere al passato per immaginare molteplici futuri e prevedere quale di essi si sarebbe verificato. Questo ci ha dato la padronanza del pianeta in un batter d’occhio evolutivo. Con essa abbiamo inventato l’agricoltura, creato città, ideato sistemi di scrittura, ci siamo divisi in nazioni e abbiamo esplorato il mondo. Volevamo sistematizzare la previsione, trasformandola da arte a scienza. Ci siamo riusciti. Ma per farlo è stata necessaria una nuova comprensione della natura della realtà, del perché il futuro si svolge nel modo in cui si svolge”, recita un capoverso della parte introduttiva al libro.

We Are Agora

L’opera più recente è però ‘We Are Agora’, dove l’autore parte dal concetto che l’umanità in verità funziona come un singolo superorganismo che è quello che definisce il mondo e il futuro.  

“Un superorganismo è una singola forma di vita composta da altri organismi viventi. Sarebbe facile sorvolare su questa breve frase di una dozzina di parole, ma si tratta di un’idea grande, come ce ne sono tante. Perché? Pensate a voi stessi per un momento. Siete fatti di cellule, cioè di esseri viventi. Ma voi siete una creatura completamente diversa dalle vostre cellule. Non è strano? Dopotutto, se in un universo alternativo le persone non fossero fatte di cellule viventi, ma fossero composte da pezzi di materia inorganica di pari talento, si potrebbe comunque immaginare un essere umano normale, solo fatto di parti inorganiche. Allo stesso modo, considerate il contrario: Se ci fosse un universo in cui le vostre cellule fossero creature viventi ma non ci fosse un “voi” che nasce da esse, anche questo avrebbe senso, giusto? In pratica, sareste un semplice sacco di cellule, qualcosa di simile a un acquario pieno di pesci – scrive Reese nella introduzione – . Ma ora immaginate un universo strano e folle in cui entrambe le cose sono vere. Le vostre cellule sono vive e vivono una vita cellulare piena e completa, e in qualche modo, sovrapposta a questo, c’è una creatura completamente diversa, cioè voi. Sarebbe una realtà strana e, per fortuna, è quella in cui ci troviamo. In qualche modo viviamo in un universo in cui più forme di vita possono condividere la stessa materia: è sconcertante pensarci. Non condividono lo stesso corpo, come se uno ne ricevesse metà e l’altro l’altra metà; in realtà coesistono sulla stessa materia. Voi vivete nel vostro corpo e le vostre cellule vivono nel vostro corpo, ma non siete coinquilini. Condividete la stessa materia, sovrapposta a se stessa. Se non fossimo così abituati a questa idea per averla insegnata per tutta la vita, ci sembrerebbe assurda”.

E continua: “È difficile trovare un corollario che aiuti a concettualizzare questo aspetto, ma lasciatemi provare. Avete mai visto uno di quei poster che raffigurano qualcosa come un gattino e, se vi chinate a guardarlo da vicino, notate che non è composto da pixel ma da migliaia di minuscole foto di altri gattini? Allora, ipoteticamente, potreste prendere un microscopio e osservare quelle minuscole foto e notare che sono composte da foto ancora più piccole di gattini. Facendo un passo indietro e guardando il grande poster, potreste pensare che forse funziona anche al contrario, che il poster che state guardando potrebbe essere esso stesso un minuscolo punto in un poster inconcepibilmente più grande di un gattino. Ora, pensate di nuovo alle persone. Sembra che operiamo a due soli livelli di vita: la cellula e l’uomo, i punti e il poster. Ma è tutto qui? Solo due livelli? Forse le cellule sono composte da creature viventi ancora più piccole. Non lo pensiamo, ma non c’è nulla di intrinsecamente impossibile in questa idea, giusto? Ora andiamo nella direzione opposta: È concepibile che noi siamo a nostra volta cellule di una creatura più grande di cui siamo completamente all’oscuro perché esiste su una scala diversa dalla nostra? Possiamo osservare cose simili in altre specie. Le api mellifere esistono su almeno tre livelli: ci sono cellule e individui, proprio come per noi, ma un gruppo di singole api forma un terzo livello di essere, la colonia. Una colonia di api non è un semplice ammasso di api, ma una creatura emergente che si crea attraverso le interazioni delle api. La colonia, l’alveare, non è metaforicamente un essere vivente, ma lo è realmente. La domanda che questo libro pone, e a cui cerca di rispondere, è se gli esseri umani, ognuno di noi, siano parte di un organismo vivente più grande. Ancora una volta, non in senso metaforico ma letterale. Siamo cellule di una creatura più grande? La sfida nel rispondere a questa domanda è accennata sopra: Come facciamo a sapere se facciamo parte di una creatura più grande? Non sembra proprio che lo siamo, ma non possiamo esserne certi. Non saremmo in grado di percepirla, così come le nostre cellule non sono in grado di percepirci. Gli esseri umani occupano una fascia piuttosto ristretta della realtà, vedendo solo una piccola gamma di colori e sentendo solo una gamma limitata di suoni. Non siamo consapevoli di cose a livello microscopico, come i batteri, né a livello macroscopico, cioè planetario. Una cellula infinitamente piccola dentro di voi, o un essere di dimensioni planetarie di cui fate parte, potrebbe trovarsi in questo momento a un concerto death metal e voi non ne avreste il minimo sentore. Quindi, per ripetere la domanda, come potremmo sapere se lo fossimo? La scienza è lo studio delle cose che possono essere osservate o misurate nella nostra realtà materiale. Abbiamo costruito il mondo moderno su un insieme di processi che chiamiamo metodo scientifico e che ci permettono di comprendere meglio la natura di questa realtà. La metafisica, invece, è lo studio di ciò che si trova al di fuori della realtà materiale, come la natura della mente, della coscienza, dell’essere, della causalità e, in generale, di tutto ciò che ci chiediamo ma che non abbiamo un modo scientifico di indagare. La linea di demarcazione tra le due cose è confusa e si sposta man mano che la scienza risolve vecchi misteri e ne scopre di nuovi. Ma sarebbe un errore dire che le verità scientifiche sono le uniche che possiamo conoscere con certezza. Piuttosto, sono le uniche che possiamo dimostrare – una cosa molto diversa. In effetti, la stragrande maggioranza delle cose che si conoscono non può essere dimostrata scientificamente. Il vecchio adagio dei giornalisti, “Se tua madre dice di amarti, controlla”, è divertente perché non si può controllare, ma si può ovviamente sapere che è vero. Questo libro parla soprattutto di scienza – di ciò che possiamo osservare e conoscere sulle cellule, sulla vita, sull’intelligenza, sull’emergenza e sul funzionamento di superorganismi come alveari e formicai. Ma si tratta anche di metafisica, perché tratta della mente, dell’essere, della coscienza e della natura del sé. Quindi si colloca a cavallo di questa linea confusa, mentre affronta la questione dell’esistenza di un vero e proprio superorganismo che comprende gli esseri umani e che ho chiamato Agorà”.

Con questo nuovo libro Reese continua a portare il lettore nel suo viaggio di approfondimento delle cose dell’uomo, della mente, della ricerca scientifica e anche della metafisica. Anche We Are Agora così come è stato per The Fourth Age e Stories, Dice, and Rocks That Think, è scritto per essere molto chiaro e molto piacevole, senza dare nulla per scontato, accompagnando il lettore, quasi prendendolo per mano, alla scoperta di elementi che sono sì scientifici e tecnologici ma che hanno anche tutta una serie di implicazioni tra le quali è spesso difficile segnare un confine perché l’interazione e lo sviluppo delle stesse porta a un costante mutamento dei punti di vista, dell’armamento di conoscenze di cui disponiamo e di conseguenza della nostra capacità di comprendere noi stessi, il nostro mondo dal micro al macro e meglio attrezzarci per affrontare il futuro.

Tutte le informazioni sui libri di Byron Reese sono disponibili sulle pagine del suo sito dedicate alle opere.

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