3 modi per scoprire se la tua idea di business può avere successo

Pubblicato il 21 Dic 2019

Avere un’idea di business non è complicato, sviluppare un “minimum viable product” non è impossibile, capire se la tua idea di business ha superato il vaglio del mercato e merita ulteriori investimenti è “quasi divino”.

In termini tecnici, questo ultimo dubbio equivale a chiedersi se la nostra idea ha raggiunto il “product market fit” (ovvero, la perfetta complementarietà tra il problema del mercato e la soluzione proposta per risolvere tale problema).

Divino però non vuol dire impossibile. Con l’esperienza e un po’ di metodo si può ridurre la percentuale di errore e sapere se si è più o meno vicini dalla validazione dell’idea di business.

Senza la pretesa di esaurire l’argomento e di dare risposte assolute, suggerisco 3 metodi per capire se la propria idea di business ha superato la fatidica prova del mercato.

1. Il primo metodo è la cosiddetta regola del 40% teorizzata dal growth hacker Sean Ellis. Secondo questo principio si può dire di avere effettivamente risolto un problema tramite un’idea di business se almeno il 40% degli utenti si sentirebbe fortemente contrariato dalla decisione di interrompere il servizio (o altrimenti detto, se non potessero continuare a usare il servizio). In pratica se la metà dei tuoi clienti è altamente fidelizzata al tuo servizio ed è disposta non solo a pagare per l’utilizzo, ma a usarlo in maniera continuativa e con risultati rilevanti, allora è molto probabile che la tua idea di business abbia raggiunto il livello del “product market fit”. Il che ha come diretta conseguenza che vale assolutamente la pena continuare ad investire su di essa.

2. Il secondo metodo è la regola “da 0 a 1” volte di Peter Thiel, co-fondatore di Paypal e riconosciuto tra i top 10 investitori della Silicon Valley. Il pensiero di Thiel è controcorrente anche nei confronti dell’approccio Lean che vede il successo come il risultato di piccoli aggiustamenti e miglioramenti progressivi. Secondo Thiel, il metodo incrementale e l’innovazione dei piccoli passi, non consente di raggiungere un reale successo. Questo accade perché i consumatori (sia le persone che le aziende) sono abitudinari e per spingerli ad adottare un nuovo servizio non basta che il nuovo prodotto/servizio, la nuova idea di business sia migliorativa rispetto alla precedente. Il miglioramento deve essere esponenziale, fattoriale. Deve assomigliare ad una moltiplicazione, non ad un addizione. Facebook era infinitamente meglio di Friendster e Myspace che lo hanno preceduto. Tinder è infinitamente meglio di Meetic. Questo “infinitamente meglio” equivale propri al salto “da 0 a 1”, o come qualche volta ha detto Thiel “ad un miglioramento di almeno 10 volte rispetto alla soluzione precedente. Thiel affronta questo tema nel suo libro: “From zero to 1”.

3. Il terzo metodo è quello della stickyness. Secondo questo approccio si può dire che si è raggiunto il “product market fit” se la maggior parte dei utenti/clienti utilizza con altissima frequenza il servizio. In questo caso le KPI da monitorare con attenzione sono rappresentate dal rapporto MAU/DAU. Dove MAU sta per “monthly active users” (utenti attivi nel mese) e DAU sta per “daily active users” (utenti attivi ogni giorno). Più alto è il rapporto, ovvero minore è la differenza tra gli utenti giornalieri e gli utenti mensili, migliore è la stickyness. La stickyness è anche secondo l’approccio “lean” una delle principali metriche che definiscono la validazione di un’idea di business

Quali di questi metodi pensi di utilizzare per la tua startup?

Pierluigi Casolari, imprenditore digitale seriale, Ceo di YoAgent

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