Biotech

BiomimX, la rivoluzione degli organi su chip è cominciata

L’evoluzione biotech punta oggi molto sulla tecnologia chiamata organ-on-chip (OOC). E c’è una startup italiana, spin-off del Politecnico di Milano, che promette davvero molto bene

Pubblicato il 28 Set 2022

Un film di fantascienza cult degli anni ’60 chiamato ‘Viaggio allucinante’ racconta di un viaggio nel corpo umano realizzato da un pool di scienziati a bordo di un sottomarino grazie a un processo di miniaturizzazione che permette loro di entrare nel corpo con una banale iniezione e poi viaggiare attraverso i diversi sistemi. Ci stiamo arrivando. Per adesso passando dalla miniaturizzazione degli organi umani su chip.

La miniaturizzazione è oggi alla base della tecnologia OOC, organ-on-chip, una delle ultime frontiere del biotech – con un ottimo trend di crescita – dedicato attualmente alla sperimentazione preclinica di farmaci.

Si tratta della riproduzione in miniatura degli organi del corpo umano in un chip che può essere letto da particolari microscopi. Nel modello, le colture cellulari sono collegate da microcanali per il trasporto di fluidi che forniscono stimoli chimici e meccanici alle colture, riproducendo a tutti i livelli ciò che accadrebbe in vivo.

‘Questa tecnologia permette di testare come agisce un farmaco in modo molto più affidabile, in un modello tridimensionale che corrisponde alla realtà, cui abbiamo aggiunto una componente in più – dice Roberta Visone, COO di BiomimX, startup incontrata a TechChill Milano. “BiomimX infatti è una piattaforma tecnologica che sviluppa su chip modelli di vari organi e patologie umane che possiamo esporre non solo a stimoli chimici ma anche meccanici, simulando proprio il movimento e la complessa dinamica umana”.

Più specificamente, la coltura cellulare 3D di BiomimX integra una stimolazione meccanica controllata e sintonizzabile, che porta alla generazione di organi miniaturizzati maturi e funzionali, ‘adatti a testare la tossicità/funzionalità dei composti in modo high-throughput’.

I benefici di questo tipo di tecnologia riguardano prima di tutto l’aderenza del test alle reali condizioni umane, il risparmio nelle fasi di test preclinici in termini di tempi e costi e una maggiore sicurezza nella successiva fase ‘trial’; la riduzione nell’uso di animali nelle fasi di sperimentazione.

‘Le sue applicazioni sono soprattutto in ambito farmacologico, nella medicina di precisione e nel Medical Device Assessment – dice Paola Occhetta, Ceo e co-founder dell’azienda. “Il principale valore della nostra tecnologia è che permette di aumentare notevolmente le possibilità di successo nella cura, proprio perché i nostri modelli permettono una sperimentazione predittiva. Ci siamo costituiti nel 2017, oggi siamo un team di 7 persone e siamo già operativi sul mercato anche con diversi pilot. E’ una tecnologia con una grande futuro. Il nostro interesse è continuare a sviluppare i nostri assett e valorizzare la nostra azienda. Abbiamo avuto un grant da circa un milione di euro in passato, ma ora vogliamo prepararci a un fundraising internazionale”.

La società ha attualmente alcuni brevetti, ad esempio uBeat, la tecnologia che permette di ricreare l’ambiente meccanico tipico di alcuni distretti del corpo, di cui al momento esiste un modello specifico per il cuore, (uHeart), per testare la tossicitàdei farmaci sul cuore; e un modello di cartilagine articolare (uKnee), in grado di riprodurre anche la patologia dell’osteoartrosi.

Il futuro della società è anche nella medicina di precisione in quanto la tecnologia potrà essere utilizzata anche per realizzare modelli di organi direttamente dalle cellule di un paziente e sperimentare su questo la risposta a un eventuale farmaco o cura.

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