editoriale

La banca delle startup, arriva il salvataggio

La Silicon Valley Bank che è stata dichiarata fallita il 10 marzo è oggetto di un’azione di salvataggio da parte delle autorità federali USA

Pubblicato il 13 Mar 2023

Il dramma è durato lo spazio di poco più di un fine settimana. La Silicon Valley Bank, la banca delle startup e dei venture capital che venerdì scorso, il 10 marzo 2023, è stata messa sotto il controllo delle autorità federali USA perché insolvente a seguito di un’ondata di panico che ha colpito i suoi clienti terrorizzati dagli annunci fatti dalla banca stessa relativamente alla sua liquidità , qui tutta la storia , è salva. Nella giornata di ieri, domenica 12 marzo, infatti, prima che questa mattina alla riapertura delle Borse si scatenasse il panico e si verificasse il rischio di un effetto domino come avvenne con la crisi finanziaria del 2008, è stato pubblicato un comunicato congiunto del dipartimento del Tesoro, della Federal Reserve e della Federal deposit insurance corporation (FDIC) in cui si dice che tutti i depositi dei clienti della SVB sono garantiti già a partire da lunedì 13 marzo, che l’operazione non prevede l’utilizzo di denari dei contribuenti e che il sistema bancario degli Stati Uniti è solido e affidabile (si fa riferimento anche a un’altra banca che nel frattempo è fallita, la Signature Bank di New York).

Stessa felice sorte anche per la divisione britannica di SVB che viene acquisita dal colosso bancario HSBC con il supporto del governo britannico e della Bank of England.

Allarme rientrato quindi? Si è trattato di una infelice combinazione tra cattiva gestione, un mercato bizzarro con tassi di interesse che non si vedevano da oltre 15 anni e ondate di panico incontrollate dei correntisti? Di certo la cattiva gestione c’è stata e qualche ombra su tutta la faccenda c’è come per esempio il fatto che il CEO di SVB Greg Baker sedesse nel direttivo della sede di San Francisco Federal Reserve e avesse venduto, solo due settimane fa, azioni della sua stessa banca per oltre 3,6 milioni di dollari, e c’è anche il caso dei bonus distribuiti ai dipendenti di SVB lo scorso venerdì poco prima che intervenisse il governo e fosse portato a termine il salvataggio che inizialmente il segretario del Tesoro USA Janet Yellen aveva escluso nella formula del bailout.

Le conseguenze sistemiche

Le conseguenze economico finanziarie sia per il sistema bancario sia per i clienti di SVB, comprese le tante startup, scaleup e investitori, sembrano essere a questo punto limitate e incapaci di generare un effetto che Gerry Tan, CEO e presidente di YCombinator aveva definito come ‘evento che potrebbe provocare una estinzione dell’ecosistema e riportarci indietro di 10 anni‘ . Resta però da valutare una serie di elementi, intanto come reagirà nel medio termine l’intero sistema della Silicon Valley, saranno prese nuove scelte strutturali al fine di scongiurare nuovi casi SVB in futuro? Si farà ricorso a nuove soluzioni di tipo finanziario e fintech capaci di essere veramente innovative, affidabili e sufficientemente flessibili per sostenere lo sviluppo dell’innovazione? Vi sarà una maggiore vigilanza da parte delle istituzioni governative federali per buona pace dell’ideologia liberista spinta dove il libero mercato è il solo giudice e l’impresa deve essere svincolata da ogni laccio statal-burocratico? Staremo a vedere, di certo c’è che un eventuale intervento strutturale di genesi governativa sarebbe per la Silicon Valley una sorta di ritorno alle origini essendo nata proprio grazie ai grandi investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, la gran parte dei quali provenienti dal dipartimento della Difesa, che attirarono nella zona ricercatori, diedero impulso alle università, in particolare Stanford e Berkeley, e furono scintilla iniziale di quello che poi nel tempo è diventato il ‘quartiere generale globale’ della tecnologia, dell’innovazione e dell’impresa che trasforma tale innovazione in valore per il mercato, utenti, imprese. (Foto di Mariia Shalabaieva su Unsplash)

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