Nalucci (Gellify) “2019 esplosivo, ma il 2020 lo sarà di più”

A due anni dalla nascita di Gellify e alla vigilia del 2020, Fabio Nalucci, Ceo e fondatore della società, condivide con Startupbusiness soddisfazioni e anticipazioni

Pubblicato il 21 Dic 2019

Non è un incubatore, non è un acceleratore. E’ un ‘gellificatore’. Ci tiene, Fabio Nalucci, Deus ex Machina di Gellify, a specificarlo, e ne ha ben donde. Perché il modello Gellify ha delle unicità e una metodologia che sono state fondamentali per il suo successo nell’ecosistema italiano, tra cui la profondità con la quale la società lavora per individuare le startup e renderle pronte per il B2B; così come l’impegno verso i partner/clienti aziendali e le corporation, affinchè queste siano altrettanto pronte a innovare e rivoluzionarsi insieme alle startup.

“Ci sono due elementi salienti nel modello di Gellify – racconta Fabio Nalucci –  Abbiamo dato vita alla piattaforma a fine 2017 basandoci su un presupposto, le carenze nell’ecosistema. Le startup hanno due problemi atavici, la finanza e il go-to market. Soprattutto nel settore delle startup B2B, che hanno come riferimento del proprio prodotto le aziende, serviva un meccanismo che permettesse loro di dialogare con le imprese.

Abbiamo quindi pensato di supportare le startup da un lato con la finanza, cioè con investimento in equity, e con capability, visto che i founder di Gellify provengono da exit nel mondo B2B software e quindi hanno accumulato un know how su come riuscire a realizzare iniziative di successo in questo settore”.

“Inoltre, aiutiamo le startup nel go to market, e qui ci è è sembrato che il modo migliore fosse realizzare un modello di consulenza nei processi di innovazione alle aziende (corporate come banche, assicurazioni, manifatturiere ma anche pmi) in cui inserire nell’ambito dell’offerta proprio le startup del nostro portfolio o del nostro network”.

Gellify, le soddisfazioni

Ci sono due cartine tornasole, secondo Nalucci, del successo raggiunto da Gellify in soli due anni di attività: 2 exit e 4 società del portfolio collocate nel Magic Quadrant di Gartner.

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“Riassumerei il nostro percorso così – dice con soddisfazione Nalucci – nel 2017/2018 abbiamo lanciato Gellify ed è stato l’anno del test di validazione, siamo nei fatti un nuovo modello che andava validato, ed era un po’ anche una scommessa personale, avendo avuto questa intuizione ne volevo dimostrare la bontà nei fatti.”

“Nel 2019 abbiamo realizzato una crescita sui volumi, su entrambi i lati del nostro business: abbiamo continuato a investire nelle startup con un ritmo molto serrato, circa 12 operazioni, investendo circa 6 milioni di euro, e dimostrando di essere di valore nel meccanismo d’investimento, abbiamo fatto due exit, a breve ne annunceremo altre 3, con un holding periodo molto breve e questo ovviamente aumenta clamorosamente la performance del nostro meccanismo d’investimento. Inoltre abbiamo un altro indicatore, un po’ tecnico forse ma molto importante per noi, e che ci conferma che andiamo nella giusta direzione. Il Magic Quadrant di Gartner che ha individuato 4 delle nostre società elevandone le probabilità di exit“.

Sul fronte invece della consulenza per l’innovazione abbiamo raddoppiato i volumi dal 2018 al 2019, passando da 0 euro ai circa 6 milioni di quest’anno; una crescita molto importante che testimonia il grip al mercato che possiamo avere sulle aziende finali”.

“Quello che abbiamo raggiunto è che il mercato ha cominciato a cercarci, gli operatori del settore, i C-level, gli imprenditori, le aziende hanno cominciato anche a richiedere di investire con noi. Il fatto che diverse aziende diventate prima nostri clienti, e soddisfatte del lavoro che facciamo, ci abbiano chiesto un maggiore coinvolgimento, oltre che gratificante è stato un campanello importante. A questo punto ci è sembrato opportuno fare un’operazione di aumento di capitale, in cui abbiamo coinvolto Azimut che ha identificato in Gellify un partner perfetto per lanciare un fondo d’investimento con lo scope B2B, e a cui si lega poi l’iniziativa del lancio di un fondo di venture capital nel 2020″.

Le exit 2019 di Gellify

Deus Technology, prima Fintech italiana B2B che utilizza il roboadvisory per supportare le banche nella definizione dei migliori portafogli di investimento per i clienti. A settembre 2019 Engineering Informatica SpA acquisisce il controllo totale della società.

TechMass, startup innovativa nata nel 2017, ha creato una piattaforma digitale per le aziende che operano nella quarta rivoluzione industriale volta ad incrementare la produttività e che si focalizza sugli operatori e il loro coinvolgimento, utilizzando la funzionalità del “plug & play”, che non richiede nessuna interconnessione con le macchine e quindi infrastruttura per essere installata. A ottobre scorso, TeamSystem ha acquisito da Gellify e dalla società di lead trasformation padovana Auxiell il 51% di TechMass.

Gellify, anticipazioni per il 2020

Oltre ad aver pre-annunciato 3 exit e la nascita del fondo di venture capital (di cui si inizierà la raccolta tra marzo e aprile prossimi), Fabio Nalucci ci racconta un’altra importante svolta strategica in piano per il prossimo anno.

“Nel 2020 porteremo su scala internazionale il modello Gellify, aiutando le startup nel go-to market anche all’estero, tramite delle Gellify locali che faranno consulenza sull’innovazione. Questo porterà un effetto moltiplicatore non sono del nostro valore, ma delle startup su cui investiamo: se con la piattaforma d’innovazione possiamo lavorare in più Paesi, e portiamo una società a generare il suo fatturato non più solo in Italia, ma in parte all’estero, cambia nettamente il suo valore, perché ha provato la sua scalabilità”.

La crescita all’estero sarà dunque un elemento chiave della nostra strategia 2020: pensiamo a una nostra presenza in almeno 3 country, che annunceremo a gennaio, parte dell’aumento di capitale che abbiamo fatto è destinato proprio a questo. Insomma, avremo un inizio 2020 scintillante”.

Cos’è davvero Gellify e in cosa consiste la ‘gellificazione’

Fabio Nalucci ci tiene a precisare che Gellify non è un incubatore o acceleratore, ma una piattaforma di innovazione con una metodologia brevettata definita appunto ‘gellificazione’ perché ha lo scopo di portare una società innovativa dallo stadio ‘air’ o ‘liquid’ alla sua fase ‘gel’ e ‘solid’. Una selezione molto rigorosa quella di Gellify, che si occupa esclusivamente di prodotti software B2B in tecnologie emergenti e all’avanguardia, in particolare quelli indirizzati all’Industria 4.0, al Fintech, al FoodTech.

“Selezioniamo le startup su cui investire, investiamo e poi le aiutiamo con una ricetta che abbiamo definito gellificazione e che parte dall’estrema consapevolezza della startup che noi acquisiamo in fase di due diligence, andiamo a capire profondamente gli aspetti positivi e negativi, e su questi ultimi cerchiamo di intervenire. A questo punto le aiutiamo nel go-to market” – continua Nalucci.

Finora Gellify ha investito in 22 startup, il portfolio è consultabile qui

“Quando parliamo di piattaforma è perché noi lavoriamo su due fronti, domanda e offerta, dove l’offerta sono le startup e la domanda le aziende clienti finali. Faccio un esempio: se andiamo in un’azienda manifatturiera e l’aiutiamo a migliorare i processi di fabbrica, per esempio a ottimizzare la produzione, nella nostra offerta avremo la parte di cosiddetta production scheduling nella quale potremo inserire il servizio di una nostra startup che fa ottimizzazione con l’artificial intelligence. In questo modo, all’azienda diamo un mix di consulenza e di prodotto per arrivare all’obiettivo finale che è il miglioramento dei cicli produttivi e un calo dei costi.

Otteniamo due vantaggi: miglioriamo le performance dell’azienda finale, ma anche aiutiamo la startup e ne aumentiamo il valore dell’equity, perché la startup acquisisce nuovi clienti, nuove referenze, ha ricavi e aumenta le sue probabilità di successo.”

“Un ulteriore elemento che ci caratterizza come piattaforma è la community Explore – spiega il Ceo –  Oltre a fare noi da ponte in maniera ‘analogica’  tra mondo startup e aziende, abbiamo voluto creare un ulteriore elemento differenziante e digitale. Explore è un tool, un’applicazione web e mobile, un portale, che aggrega una community B2B: è basata su un meccanismo di subscription, modello freemium, che consente a startup e aziende di collegarsi tra di loro, offre contenuti di valore, una sorta di Linkedin dell’innovazione”.

Il Company Building o startup on-demand

Gellify ha introdotto anche un servizio innovativo destinato alle grandi aziende, che così ci descrive Fabio Nalucci.

“Il company building è un’ibridazione abbastanza innovativa per l’Italia, in Silicon Valley è già esistente, che aiuta le corporation (non le Pmi) a lanciare nuovi business digitali; in particolare le supportiamo nel design del nuovo prodotto, a definire il piano strategico, la value propositon, la strategia di go-to market, nel costruire una nuova società digitale. E poi, contemporaneamente, insieme alla corporate, la finanziamo, abbiamo già realizzato 3 Company Building in questo modo”.

Il team di fondatori e Managing Partner di Gellify, da sinistra a destra: Gianluigi Martina, Managing Partner e Founder GELLIFY; Lucia Chierchia, Managing Partner e Head of i4.0 GELLIFY; Marcello Coppa, Managing Partner e Head of Innovation Advisory GELLIFY; Andrea Landini, Managing Partner e Head of Community GELLIFY; Fabio Nalucci, CEO e Founder GELLIFY; Michele Giordani, Managing Partner e Founder GELLIFY

I trend tecnologici per il 2020 (e oltre) secondo Fabio Nalucci

“La nostra sensazione è che nel 2020 si sbloccheranno degli use case applicativi di tecnologie ‘di base’, come artificial intelligence, device connessi di fabbrica e blockchain. – afferma Nalucci –  Vedremo l’emergere di use case applicativi che ibrideranno queste tecnologie e hanno ricevuto tantissima attenzione, ma che fino a questo momento non era del tutto chiaro come sarebbero state impiegate. Ora vediamo sempre di più startup che hanno identificato delle applicazioni molto puntuali, ad esempio, per citare una su cui abbiamo investito, Virality che applica l’intelligenza artificiale all’influencer marketing. Oppure Hokan, di cui abbiamo recentemente annunciato l’investimento, (startup di diritto inglese) che ha sviluppato un’applicazione blockchain, non per cose esoteriche, ma per il Fintech, in quanto offre un deposito certificato per gli asset digitali. Un use case applicativo per la blockchain in ambito fintech molto preciso e concreto, ci sono solo 2-3 startup al mondo che si occupano di questa cosa e il need è molto chiaro. Un’altra startup su cui stiamo portando a termine l’investimento, ha realizzato un’applicazione brevettata in ambito device IOT.”

“Quindi per il 2020 punterei su artificial intelligence, device connessi e blockchain ma declinati in casi d’uso applicativi ben definiti. I prossimi 2-3 anni saranno quelli in cui vedremo le tecnologie di base che hanno rivoluzionato gli ultimi 4-5 anni come AI, blockchain, IOT , raggiungere una certa maturità e diventare attraverso le startup soluzioni applicative che possono incidere significativamente nella vita delle imprese”.

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