Trasferimento tecnologico, ecco perchè Enea Tech

Pubblicato il 04 Set 2020

Alcuni semi piantati dal Decreto Rilancio (DL 17 luglio 2020 – art. 42) stanno germogliando. Il 25 agosto 2020 il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha firmato il decreto per l’approvazione dello statuto della Fondazione Enea Tech.

Enea Tech è una fondazione di diritto privato facente parte di Enea (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile) già instituita nel 2009 che, con un patrimonio iniziale di 12 milioni di euro per il 2020, dovrebbe realizzare le iniziative promosse dal Fondo per il trasferimento tecnologico da 500 milioni di euro, istituito sempre con il DL del 17 luglio che recita: «finalizzato alla promozione di iniziative volte a favorire la collaborazione di soggetti pubblici e privati nella realizzazione di progetti di innovazione e spin-off che possono prevedere lo svolgimento, da parte del soggetto attuatore, di attività di progettazione, coordinamento, promozione, stimolo alla ricerca e allo sviluppo attraverso l’offerta di soluzioni tecnologicamente avanzate, processi o prodotti innovativi, attività di rafforzamento delle strutture e diffusione dei risultati della ricerca, di consulenza tecnico-scientifica e formazione, nonché attività di supporto alla crescita delle startup e PMI ad alto potenziale innovativo (art.42 DL Rilancio)».

Per il governo l’obiettivo è intervenire alla base del sistema innovazione agendo esclusivamente in ambito pre-commerciale e pre-competitivo in quella che gli addetti al settore definiscono la ‘valle della morte’, accompagnando lo sviluppo d’innovazioni rilevanti dei centri di ricerca, delle PMI e degli spin-off. Il progetto sarà supportato da un piano industriale e team di investimento e il proposito è arrivare ai primi investimenti già in autunno.

Uno strumento per incentivare progetti di innovazione, in collaborazione tra soggetti pubblici e privati, per le imprese e il mercato italiano è indispensabile. Il patrimonio della Fondazione Enea Tech (20 milioni di euro per il 2020) potrà essere ulteriormente incrementato, non solo da soggetti pubblici, ma anche da soggetti privati: secondo lo statuto di Enea Tech il Mise, a valere sulle disponibilità del Fondo, è autorizzato a intervenire attraverso la partecipazione indiretta in capitale di rischio e di debito, anche di natura subordinata, nel rispetto della disciplina europea in materia di: aiuti di Stato o delle vigenti disposizioni in materia di affidamento dei contratti pubblici; collaborazione tra amministrazioni pubbliche eventualmente applicabili.

In che modo però Enea Tech si inserisce nella strategia che era già stata definita con ITATech la piattaforma di investimento tecnologico lanciata il 19 dicembre 2019 da CDP (Cassa Depositi e Prestiti) e FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti) finalizzata a trasformare progetti di ricerca e di innovazioni tecnico-scientifiche pubbliche e private in nuove imprese ad alto contenuto tecnologico? ITATech inizialmente ha avuto una dotazione di 200 milioni di euro: era dedicata ai processi di trasferimento tecnologico dalle università e dai centri di ricerca al mercato in vari settori a elevato potenziale.

Oltre ad aver avuto accordi quadro con i fondi di investimento finanziati nell’ambito della piattaforma ITATech, Enea Tech nasce poco dopo che la piattaforma ITATech ha terminato del tutto la sua dotazione investita in altri diversi Fondi, quali per esempio Eureka! Fund I dove ha stanziato 30 milioni di euro con aggiunta di altri 8 milioni di euro da investimenti privati (Compagnia di San Paolo, SAES Group, Umbra Group), annunciando così il primo closing il 30 luglio 2020 come Startupbusiness ha scritto qui .

Inoltre Enea i primi giorni di marzo aveva dato il via al finanziamento di 21 progetti tramite il Fondo Proof of Concept da un milione di euro, tra i quali era presente quello riguardante i vaccini genetici: prevede la realizzazione di una piattaforma contro agenti infettivi, potenziati da sequenze di DNA vegetale sulla base di un brevetto sviluppato da Enea con IFO/IRE (Istituti Fisioterapici Ospitalieri/Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma) in cui Enea ha investito 50mila euro, e ha finanziato il progetto di low cost per il monitoraggio e il controllo del processo di compostaggio a livello domestico denominato Compostino e sviluppato nel centro di ricerche Enea della Casaccia con la partnership di Acea e l’Università della Tuscia.

Riassumiamo: il Decreto Rilancio (luglio/fase 2) stanzia 500 milioni di euro nel Fondo per il trasferimento tecnologico gestito da Enea Tech la quale fa parte di Enea. Il Mise, secondo lo statuto di Enea Tech, può intervenirvi attraverso la partecipazione indiretta in capitale di rischio e di debito.

Ennesimo carrozzone statale o knowledge networking? Secondo Enea Tech, si tratterebbe ovviamente della seconda opzione, e più precisamente definita come Knowledge Exchange Program (KEP) che è stato sviluppato per rispondere in modo sempre più efficace alla domanda di innovazione delle imprese e delle loro associazioni, per rafforzare la crescita e la competitività. Il KEP è nato a maggio del 2019 con un Fondo di 2,5 milioni di euro e un gruppo di 15 ambasciatori dell’innovazione specializzati nel trasferimento tecnologico.

Ma cosa vuol dire allora “trasferimento tecnologico”?  Il technology transfer sembra essere stato accelerato non solo grazie alla politica, come le diverse direttive europee si impegnano a fare da anni, ma anche grazie alla pandemia che ha affrettato un percorso già in atto e forse una strategia che possa significare molto per le aziende innovative italiane che siano PMI, startup o grandi imprese.

Contributor

Giacomo Mele, administration and management control di Fitprime (azienda di cui abbiamo scritto qui)  

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