Coronavirus, le startup in prima linea

Ecco come le startup stanno reagendo in tutto il mondo e in Italia all’emergenza #coronavirus proponendo soluzioni tecnologiche, facendo informazione, e ricerca sui vaccini

Pubblicato il 02 Mar 2020

Il Covid-19 (aka Coronavirus) continua a imperversare e anche il mondo delle startup inizia a subirne le conseguenze ma, come è intrinseco nella natura di chi fa innovazione, inizia anche a proporre soluzioni.

Un bel lavoro lo ha fatto uno startupper di San Francisco che si chiama Elad Gil, il quale ha fondato la startup Mixer Labs che è stata acquisita da Twitter. Elad Gil compie un’analisi molto approfondita e molto tecnica per analizzare il problema, tecnica dal punto di vista delle modalità con cui il virus si diffonde, e propone alcuni consigli per arginare l’epidemia. Elad Gil cita il parametro R0 (R con 0) che ormai è divenuto famoso grazie anche all’interessante articolo di Paolo Giordano sul Corriere della Sera dal titolo ‘Coronavirus, la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos’  e che viene utilizzato per misurare la rapidità con cui il virus si diffonde. Se il valore di R0 è inferiore a 1 significa che una persona con il virus contagia meno di un’altra persona e quindi il virus si contiene fino a essere sconfitto, se invece tale valore è superiore a 1 significa che una persona che ha contratto la malattia contagia altre persone e quindi il virus si diffonde. Più il valore di R0 è alto più il virus si diffonde rapidamente, nel caso del Sars-CoV-2 (questo il nome del virus, mentre Covid-19 è il nome della malattia e Coronavirus è il nome della famiglia dei virus a cui appartiene anche la tradizionale influenza) il valore di R0 si stima sia compreso tra 2 e 3, ciò significa che mediamente una persona infetta ne contagia tra due o tre e quindi il virus si diffonde rapidamente (si tenga presente che il valore di R0 per la normale influenza è di circa 1,5).

Paradossalmente il fatto che Covid-19 abbia un tasso di mortalità più basso rispetto ad altre pandemie come per esempio in passato è stato per la Sars (Severe acute respiratory syndrome), la Mers (Middle east respiratory syndrome) o l’H5N1, la rende più pericolosa in termini di diffusione perché in molti casi è difficile o impossibile da individuare (come spiega bene questo articolo di The Atlantic ), la logica ci dice che se una malattia è altamente mortale essa si ferma più facilmente perché i morti non sono in grado di diffondere virus (torneremo su queste questioni con altri articoli nei prossimi giorni per analizzare come tali presupposti devono essere considerati al fine di attuare delle decisioni strategiche, politiche, economiche per fare fronte in modo innovativo al problema).

Un altro interessante elemento che Elad Gil cita è la probabilità della seconda ondata che, riprendendo l’esperienza delle epidemie precedenti e nello specifico la Spagnola del 1918 e l’H1N1 del 2009, potrebbe verificarsi anche nel caso del Covid-19, probabilità che però andrà considerata tenendo presente che nel frattempo vi sarà una percentuale sempre più alta di popolazione che ha sviluppato specifici anticorpi (compresi coloro che hanno avuto il Covid-19 in modo asintomatico) e quindi scatterà una sorta di effetto gregge e tenendo presente anche la possibilità che nel frattempo si metta a punto in vaccino o una cura.

E qui arriviamo al ruolo attivo delle startup nello sviluppare possibili soluzioni sia di tipo medico sia di tipo tecnologico. Sempre il sopra citato articolo di The Atlantic (di cui suggerisco la lettura integrale e attenta) cita alcune startup che stanno lavorando al vaccino: Inovio, Moderna, CureVac e Novavax. Inovio già a gennaio annunciò di essere sulla buona strada, mentre Moderna il 24 febbraio ha pure annunciato di essere in fase 1 dei test come riporta MedCity News  (si noti la scelta delle immagini di Milano e Roma per questo articolo). Anche sul tema del vaccino torneremo perché la questione è piuttosto complessa sia da un punto di vista scientifico sia economico, ma intanto proseguiamo a vedere come altre startup stanno rispondendo allo scenario che si sta sempre più manifestando come evento di portata storica.

Un bel reportage lo ha fatto Sifted, la testata online europea che si occupa di startup ed è supportata dal Financial Times che in questo articolo prende a esempio sei startup per descrivere sei filoni di azione che possono contribuire a portare soluzioni al problema. Sifted sceglie di citare la britannica BenevolentaAI per parlare di come l’Intelligenza artificiale può aiutare a rendere più rapido ed efficace il percorso per la messa a punto di nuovi farmaci, scrive poi della danese Blue Ocean Robotics che attraverso un suo spin-off denominato UVD Robots ha messo a punto un dispositivo robotico che utilizza luce ultravioletta per disinfettare da virus e batteri permettendo così di ridurre l’esposizione dell’uomo all’epidemia e qui, aggiungiamo noi, un ruolo può averlo anche l’italiana Yape con il suo sistema di delivery robotizzato. La israeliana Sonovia ha invece messo a punto uno speciale tessuto antibatterico che può essere impiegato per camici, lenzuola, mascherine e quindi ridurre notevolmente la diffusione di patologie. È invece la svizzera SkyCell che Sifted cita quale esempio per porre in enfasi l’importanza delle reti logistiche e della capacità di distribuire nel mondo farmaci, la startup ha infatti messo a punto un sistema di shipping che è capace di mantenere la temperatura controllata fino a 160 ore e che è pensato per velocizzare le operazioni di spedizione door-to-door. Qui, aggiungiamo, si apre un ulteriore tema che è quello della gestione delle reti logistiche globali, se per contenere la diffusione del virus si andrà verso la scelta di chiudere le frontiere, come in parte sta già accadendo, si rischia che i sistemi di approvvigionamento si blocchino e che anche la possibilità di movimentare farmaci o altri materiali utili a combattere il virus possa subire forti limitazioni, ma anche di questo torneremo a parlare.

Sifted cita poi startup che mettono a disposizione le loro piattaforme per la gestione dello smart-learning e delle grandi masse di dati come la britannica CenturyTech e l’olandese Castor.

E le italiane? Anche loro si stanno dando da fare, di alcune abbiamo già scritto qui su Startupbusiness come Docety e Paginemediche, di altre scriveremo in questi giorni (se avete segnalazioni mandatele a redazione@startupbusiness.it), ma intanto anticipiamo che AirLite sta lavorando per ottimizzare la sua speciale vernice che è già anti-smog e anti-batterica anche per essere anti-virale e che Redooc , la piattaforma online che aiuta gli studenti nelle materie scientifiche, ha reso disponibile gratuitamente il suo servizio per le zone in cui le scuole sono chiuse a causa della emergenza.

@emilabirascid

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