Editoriale

G20 Innovation League, 100 startup, ma ma poca inclusione

Cento startup provenienti dai Paesi del G20, e selezionate dai rispettivi fondi VC di ogni Paese, saranno protagoniste dell’evento che si terrà i prossimi 9 e 10 ottobre. Obiettivo: favorire nuovi investimenti internazionali e rafforzare la cooperazione sul tema dell’innovazione. Ma nei panel servirebbe maggiore diversity

Pubblicato il 07 Ott 2021

Un evento organizzato nel quadro della Presidenza italiana del G20, che avrà un profilo formale-istituzionale e un programma talmente fitto (tutto avviene il giorno 10) che nessuna startup potrà sgarrare di un secondo facendo il pitch, già alle 5.00 del pomeriggio cominciano le partenze per riaccompagnare gli ospiti agli aeroporti. Molta passerella e poco networking, sulla carta, in questo appuntamento, che vuole comunque segnare un punto di demarcazione, come spiega il ministro Di Maio, che ha un debole per le startup, in una dichiarazione affidata al comunicato stampa ufficiale: “La comunità internazionale deve riunirsi per trovare soluzioni a lungo termine, innovative e sostenibili alle complesse sfide che il mondo deve affrontare oggi, dalla pandemia di covid al cambiamento climatico. L’Italia ritiene che questo quadro – che collega investitori e startup sotto l’egida di un evento speciale del G20 – sia un modello prezioso da valorizzare: cooperazione, idee innovative, massicci investimenti e politiche coraggiose sono gli ingredienti per garantire alle prossime generazioni un futuro sostenibile, inclusivo e resiliente”.

La parola ‘inclusivo‘ stona un po’ a giudicare il programma, quanto meno nella prima parte della giornata, quella delle istituzioni e dei panel, pardon, manel (neologismo inglese che combina i termini man + panel, ovvero un panel di soli uomini).

Luigi Di Maio interverrà in apertura, e con lui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, il presidente dell’Agenzia ICE, Carlo Ferro, l’amministratore delegato di CDP Venture Capital SGR, Enrico Resmini: tra le 9 e le 9.45 parleranno tutti. Poi ci sarà l’inspirational speech di José Ángel Gurría Treviño, ex segretario generale dell’Ocse e a seguire gli approfondimenti tematici con i keynote speech di esperti del settore, che saranno poi anche i moderatori dei pitch delle startup del loro settore: Brian Collie di Boston Consulting Group per smart city and mobility; Vittorio Bonori di Bain & Company, parlerà di intelligenza artificiale; Akshay Agarwal, di Oliver Wyman, si occuperà di healthcare; Tim Good, di Accenture,  illustrerà  IoT & wearable.

La quota rosa è Kate Smaje, global head digital & analytics, member of global board, McKinsey & Company, esperta di cleantech, unica donna panelist fino a mezzogiorno. A lei la bandiera (e la nostra foto di copertina).

Nel pomeriggio, altri interventi di super ospiti uomini, come Khalfan Belhoul, CEO of the Dubai Future Foundation,  e Semuel A. Pengerapan, Director General of Indonesian Ministry of Communications and Informatics, che precedono la chiusura dei lavori da parte del sottosegretario agli affari esteri Manlio Di Stefano, che speriamo che in questa kermesse internazionale non confonda indonesiani con indiani (fece il giro del web la sua gaffe “sull’abbraccio agli amici libici” inviato dopo l’esplosione di Beirut, capitale del Libano).

Non ci rimane che augurarci che tra le startup on stage il gender gap si riduca, così come tra i VC presenti e le aziende, ma ciò si saprà solo all’evento, che potrà essere seguito in screaming se ci si registra a questo link.

Sfide globali

Questa iniziativa rappresenta un’opportunità unica per le startup di presentare i loro progetti e di proporre soluzioni tecnologiche a cinque tra le maggiori sfide globali, dice la comunicazione ufficiale. I temi sui quali si è posta la sfida sono stati:

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Open Innovation
Startup
  1. Tecnologie pulite (cleantech);

  2. Le potenzialità e i rischi dell’intelligenza artificiale (artificial intelligence);

  3. L’uso efficiente dell’internet delle cose (ioT & wearable);

  4. Le città intelligenti e il futuro della mobilità (smart cities and mobility);

  5. Il futuro della sanità (healthcare).

Ma è possibile che nel momento in cui si produce un evento di questa portata, in un contesto di rilevanza istituzionale e internazionale, che parla di sfide globali, ci si dimentichi di una delle sfide principali, il gender gap? Eppure è anche uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’SDG5, ricordiamolo. Ricordiamo anche, che secondo il Global Gender Gap Report 2021 (una delle numerose fonti in merito), serviranno per esempio ancora 145 anni per raggiungere la parità di genere a livello politico, continuando di questo passo. Questo passo sono anche eventi come questo, dove il design dell’evento non ha tenuto conto dell’importanza di assicurare diversità, gender balance. Se vogliamo accelerare il passo è questo che bisogna fare, includere sempre nel design di un evento il tema ‘gender’, e soprattutto non può assolutamente dimenticarsi di questo un’istituzione. L’innovazione è anche questo.

Quali startup italiane ci sono?

Andando a spulciare nel sito, visto che nemmeno nella nota stampa non è indicato, tanto è il peso che si sta dando alle startup, scopriamo che le società italiane presenti in questo evento internazionale organizzato dall’Italia dono appena 3 su 100:

MMI Spa  – per la categoria healthcare

Zerynth – per la categoria iot and wearables

Phononic Vibes – per la categoria smart cities and mobility

A seguito dei pitch delle 100 startup che avverranno in sessioni verticali parallele nell’arco del pomeriggio, ci sarà (si dice) una votazione da parte dei venture capitalist presenti e l’indicazione delle due società migliori in ognuna delle specifiche categorie.

I Paesi del G20

Attualmente i Paesi membri sono: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia e Unione Europea. A questi si aggiunge la Spagna, che è un invitato permanente del G20.

Il G20 non ha un segretariato permanente: l’agenda del Gruppo e le sue attività vengono stabilite dalla Presidenza di turno, anche in collaborazione con gli altri Paesi membri. Per assicurare la continuità dei lavori è stata istituita una troika, composta dal Paese che detiene la Presidenza, il suo predecessore e il suo successore.

Quest’anno la Presidenza è dell’Italia, pertanto la troika è composta da Arabia Saudita, Italia e Indonesia. (maggiori info su sito ufficiale).

 

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