Non paragonatelo ad un sistema di baratto e, men che meno, ad una criptovaluta in stile Bitcoin: Sardex è un circuito di credito commerciale alternativo, o meglio, un “circuito economico integrato progettato per facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti in un dato territorio, e per fornire loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari”, come si può leggere con un semplice click sul loro sito web.
Ideata nel 2009 da Gabriele Littera, Piero Sanna, Carlo Mancosu, Giuseppe Littera e Franco Contu, Sardex nasce in Sardegna (come il nome facilmente suggerisce) in risposta alla crisi finanziaria, ambendo a valorizzare la capacità produttiva delle imprese del territorio e rinsaldarne i legami di fiducia. La startup infatti non va a sostituirsi al “normale” mercato dell’azienda ma, piuttosto, va a sommarsi ad esso, consentendo di ottimizzare la capacità produttiva, di liberare preziosa liquidità e di usufruire di uno strumento di finanziamento e di marketing economico e innovativo, capace di rendere fin da subito un’impresa più efficiente e competitiva.

Per iscriversi al circuito bisogna stipulare un abbonamento annuale (l’ammontare degli abbonamenti è proporzionato alle dimensioni dell’azienda): una volta iscritto l’utente può effettuare qualsiasi transazione senza costi aggiuntivi o fee da versare. Inoltre, i broker di Sardex rimangono a disposizione, anche telefonicamente, per assistere gli associati nelle compravendite e nelle operazioni. L’accettazione nel circuito non è immediata: per garantire la sopravvivenza all’interno della rete vengono selezionate unicamente aziende i cui prodotti vengono considerati “vendibili” agli altri iscritti.
Nell’aprile del 2016, la startup ha raggiunto un importante traguardo raccogliendo 3 milioni di euro da Innogest, Invitalia Ventures, Fondazione di Sardegna, Banca Sella Holding, Nice Group e Melpart, investimento che ha contribuito all’espansione in tutt’Italia, replicando il circuito in 11 regioni italiane: Valdex (Valle D’Aosta), Piemex (Piemonte), Circuitolink (Lombardia), Venetex (Veneto), Liberex (Emilia-Romagna), Marchex (Marche), Umbrex (Umbria), Abrex (Abruzzo), Tibex (Lazio), Felix(Campania), Samex (Molise-Sannio). Una rete in grado di riconnettere operatori che non sarebbero mai venuti a contatto (o che, magari, si ritrovano a operare su un territorio disgregato) capace di generare un valore sociale oltre che economico, valorizzando il potenziale produttivo inespresso di migliaia di aziende. Un biglietto da visita di spessore che ha permesso a Sardex di entrare nella cerchia di aziende destinate a far parte del nascente Fintech District milanese.
Per certi versi appare singolare che un’idea, quella dello scambio (nonostante differisca dal concetto di baratto vero e proprio, dato che l’obiettivo è creare sistemi di scambio finalizzati alla crescita di una rete anziché della singola impresa) che ha rappresentato per secoli la spina dorsale dell’economica di società su tutto il globo, ritorni in soccorso a tecniche di mercato più moderne, acquisendo lo status di mercato innovativo. Forse è proprio vero che per comprendere il futuro bisogna fare tesoro di quanto avvenuto in passato, è Sardex parrebbe esserne l’esempio concreto.
SETTORE DI APPARTENENZA: Fintech – Circuito di credito commerciale alternativo
DATA DI COSTITUZIONE: luglio 2009
DATA DI LANCIO PUBBLICO: gennaio 2010
CAPITALI RACCOLTI: 3.150.000€
ETÀ MEDIA: 38 anni
DIPENDENTI: 52